Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) è il simbolo del Rinascimento, la massima espressione del dictum ficiniano homo faber fortunae suae, ben illustrato da una celebre opera leonardiana, quell’uomo vitruviano che ancora oggi è possibile ammirare nella piazza principale di Vinci.
Nato nella ridente cittadina toscana nel 1452 da genitori facoltosi, la sua prima formazione è discontinua e irregolare, tratto che contraddistingue le personalità geniali (è in questo periodo che il giovane Leonardo inizia a scrivere con la sinistra e alla rovescia). Tuttavia la vera vita e il percorso artistico del futuro artista sarebbero iniziati soltanto tra il 1469 e il 1470, col suo arrivo a Firenze.

Nel capoluogo fiorentino egli diventa allievo nella bottega di Andrea del Verrocchio, che oggi potremmo tranquillamente definire talent scout: nella sua bottega sarebbero passati artisti del calibro di Sandro Filipepi (meglio noto come Botticelli), Perugino, Ghirlandaio e Lorenzo di Credi. Durante questo periodo di conoscenza e di intenso lavorio artistico vide la luce la prima opera di Leonardo, il Paesaggio con fiume (1473, oggi conservato presso il Gabinetto dei disegni e delle stampa degli Uffizi). Il lavoro è contraddistinto da quella che la critica ha definito prospettiva dei perdimenti: l’aria non è un vettore del tutto trasparente, ma con l’aumentare della distanza i colori diventano sempre più sfumati, i colori sempre meno nitidi e più tendenti all’azzurro. La stessa tecnica ritornerà anche nel Battesimo di Cristo (1475-1478, presso la Galleria degli Uffizi), con l’attenzione al mondo vegetale e l’ambiguità del sorriso dei personaggi. 

Il Cenacolo

Nel 1480 si avvicina a Lorenzo il Magnifico, dominus di Firenze, e risale a questo periodo l’Adorazione dei Magi (1481). La tela leonardiana mostra tutta l’essenza dell’Epifania divina, resa ancora più affascinante da quello sfumato di cui ho già fatto menzione, poiché il fulcro dell’opera è rappresentato dal Bambino, a cui rendono omaggio i Magi e persone normali. L’assenza di colore sembra risaltare la semplicità e la purezza del messaggio evangelico, opposta alla fastosità di altri quadri simili (si pensi a Gentile da Fabriano).

Nel 1482 l’artista toscano è a Milano e sarà proprio nel capoluogo lombardo che realizzerà uno dei suoi più celebri capolavori, La Vergine delle Rocce (in una due versioni, una alla National Gallery londinese e l’altra al Louvre). Abbiamo già avuto modo di confrontarci proficuamente e recentemente con questo capolavoro leonardiano, rilevando probabili tendenze proto-riformate dell’artista toscano grazie agli interessanti rilievi di Silvano Vinceti, presidente del Comitato per la Valorizzazione dei Beni storici, culturali e ambientali. La summa del periodo milanese di Leonardo è indubbiamente il Cenacolo (1494-1499), adesso a Santa Maria delle Grazie. Anche in questo caso Leonardo si concentra sull’episodio evangelico con una forte carica introspettiva, senza accenni alla sacralità e al dogma.

La Gioconda

Ma concentriamoci su uno dei capolavori più noti dell’artista vinciano, ovvero La Gioconda (1503-1506), dove il misterioso soggetto è Lisa Gherardini, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo. Come ha sintetizzato il critico Charles de Tolnay, il mistero e l’enigma entrano in questo dipinto a causa del sorriso indecifrabile della donna. Si assomma alla figura misteriosa anche il paesaggio, realizzato con la consueta tecnica dello sfumato e che precorre di tre secoli la vaga indeterminatezza dell’arte romantica e i lavori di Turner. Ancora una volta Leonardo si preoccupa più dell’interiorità dei personaggi, mostrando un’inaspettata vena introspettiva per l’epoca.

Museo Leonardiano di Vinci

L’artista toscano non fu soltanto pittore, ma si dedicò anche alla dissezione cadaverica, in quanto lo studio delle salme e dell’anatomia gli sarebbe servito a essere il più fedele nella ritrattistica e nella rappresentazione dei corpi. Il suo carattere geniale e di autentico polimata rinascimentale ha fatto sì che intorno alla sua figura nascessero leggende di qualsiasi tipo, alimentate da personaggi di dubbio gusto (come Dan Brown) per fare soldi su una delle colonne portanti dell’ingegno mondiale.
Purtroppo la malvagità umana non conosce vergogna, in quanto, durante le guerre di religione, le sue spoglie mortali furono disperse. Se volete rendere degnamente omaggio a Leonardo ammirate quanto ha fatto nel Museo Leonardiano oppure fatevi cogliere dalla sindrome di Stendhal di fronte ai suoi capolavori.

Andrea Di Carlo per MIfacciodiCultura