Giacomo Puccini: «E che l’amore, alla fine, invada tutti sulla scena»

ucciniIl 22 dicembre 1858 nasce a Lucca, in Toscana, Giacomo Puccini, tra i maggiori compositori operistici italiani e non che la musica abbia mai conosciuto.
Nato in piena età risorgimentale, egli ha vissuto l’intera parabola del periodo post unitario italiano, ricco di complessità e cambiamenti sociali, politici ed economici, fino al dopoguerra e all’affacciarsi del regime fascista di Benito Mussolini. Le sue composizioni e melodie tipicamente d’amore riflettono in pieno gli ideali del proprio tempo, il senso di libertà, novità ma anche di incertezza e timore che si assaporavano dopo l’unità d’Italia del 1861.

Protagoniste assolute dei propri lavori sono le persone comuni, principalmente e soprattutto personaggi femminili complessi, piccole anime accese da grandi passioni e gelosie che sono il motore portante dei suoi melodrammi. Donne innamorate che qui diventano indimenticabili eroine, che offrono la propria vita in favore dell’amore. Sentimento questo che diviene esso stesso vita, una gioia di vivere in modo romantico e a tratti libero l’esistenza.
Giacomo Puccini può essere infatti considerato a tutti gli effetti il grande compositore dell’animo femminile. In tutte le sue opere, egli è capace di tratteggiare e analizzare in modo così profondo e dettagliato i caratteri del gentil sesso, entrando con i mezzi musicali nella psicologia dei personaggi. Ma la forza delle opere pucciniane non sta solo in questo: egli è anche e soprattutto un autore moderno, lontano dal precedente classico melodramma italiano, affascinato dalle nuove scoperte tecnologiche e dai nascenti media comunicativi che successivamente caratterizzeranno il Novecento. Forte, ad esempio, il rapporto tra la musica di Puccini e il cinema, arte in un certo senso anticipata dalle sue opere, che possono essere considerate la colonna sonora delle persone come accade oggi con i film. A dimostrazione di questo stretto legame basti pensare che il primo film sonoro italiano, nel 1930, conteneva musiche del maestro toscano, e già durante il cinema muto i film erano accompagnati da arrangiamenti pucciniani. Inoltre il grande autore non a caso è il compositore che la settima arte ha più saccheggiato, con oltre 300 film contenenti sue musiche.

VillaQuella di Giacomo Puccini fu un’esistenza straordinaria e complessa, alla pari dei suoi lavori. Nato da una famiglia borghese di Lucca, egli non si avvicina subito al campo musicale e operistico, solo a 18 anni infatti, assistendo ad un’opera verdiana, di cui sarà indicato successivamente il naturale erede, rimane affascinato e viene rapito da quel mondo.
Decide quindi di trasferirsi a Milano, città simbolo del teatro musicale e dell’opera lirica, e frequentare il prestigioso Conservatorio. In mancanza di denaro per pagarsi gli studi, viene aiutato dalla Regina Margherita, che compresi talento e capacità del giovane, finanzierà i suoi studi.
Nel capoluogo lombardo Puccini inizia il suo percorso con Amilcare Ponchielli, ma in poco tempo egli comprende di dover invece intraprendere una strada indipendente e lontana dalle tendenze musicali di quegli anni. Proprio per questo motivo, viene considerato un autore sospetto, e solo successivamente verrà invece capita la sua grandezza. Qualità musicale capace di raccogliere esperienze diverse, ispirate da altri grandi compositori europei quali Wagner, Debussy, Strauss, e allo stesso tempo di fondere insieme il bel canto italiano dominante agli inizi del 1900.
bohemeDiventato ben presto autore conosciuto e apprezzato, grazie al suo primo grande successo Manon Lescaut, egli sente troppo l’oppressione e il clima caotico di una città come Milano, e decide quindi di trasferirsi in un ambiente maggiormente adatto alla sua personalità mite e tranquilla, dove poter lavorare in totale serenità. Caratteristiche queste trovate a Torre del Lago, piccolo paese della Toscana, in cui Puccini può finalmente iniziare a comporre in modo proficuo. Proprio qui fonderà il famoso circolo ricreativo di Torre del Lago, denominato Club della Bohème, luogo culturale in cui poter discutere, passare del piacevole tempo in compagnia di persone animate da interessi comuni.
All’età di 50 anni ormai Giacomo Puccini è compositore celebre e rinomato, ma allo stesso tempo inizia anche una crisi coniugale, data dalla gelosia della moglie Elvira nei confronti di Doria, l’inserviente del marito, che lo segnerà sia personalmente che artisticamente. La povera ragazza, accusata di avere una relazione con Puccini, non riuscendo più a sopportare calunnie e dicerie infondate e false, si suicida, lasciando nel compositore un grande senso di colpa e dolore, che traduce nelle musiche successive.
Dal secondo decennio del ‘900 inizia per il compositore una nuova era musicale, definita tarda opera. Il cambiamento avviene anche e soprattutto perché Puccini è diventato nel frattempo famoso anche negli Stati Uniti d’America, e in particolare a New York, città ricca di emigranti italiani. Dopo l’opera Madame Butterfly una crisi artistica aveva colpito il maestro e con non poco rischio sente il momento adatto per cambiare rotta e tentare nuove strade musicali. Abbandona il bel canto italiano e si concentra maggiormente sulla forza dell’orchestra come voce narrante, a discapito quindi dei personaggi che prima erano invece la vera potenza della storia. Nuovi stili e ricerche musicali entrano nelle composizioni del periodo, quali il Ragtime, il Jazz degli albori, e il Dizzieland.

300px-Poster_TurandotL’ultimo periodo della vita di Giacomo Puccini è denso di sperimentazioni, di prove e ricerche per trovare nuovi modi di fare teatro. Per fare ciò tenta anche di collaborare con Gabriele D’Annunzio, ma le diversità stilistiche teatrali tra i due erano troppo ampie perché la collaborazione funzionasse.
A 60 anni l’autore toscano inizia ad odiarsi perché si sente vecchio e lontano dai cambiamenti sociali e politici che stanno avvenendo in Italia. Aumenta in lui la sensazione di essere sempre meno al passo con i tempi, e la critica si sta spostando verso altri orizzonti musicali. Inoltre durante la prima guerra mondiale egli è stato costretto a rimanere inattivo perché i teatri erano chiusi, e gli storici librettisti Giacosa e Illica con cui aveva collaborato e dato vita ad alcune delle sue opere meglio riuscite, tra le quali La Bohème e Tosca, sono morti.
Puccini sconsolato e demoralizzato si ritira nella sua casa a Torre del Lago, dove inizia a lavorare alla sua nuova nonché ultima e incompiuta opera, la Turandot.
A causa di un tumore alla laringe, e dopo un viaggio a Bruxelles per operarsi, morirà pochi giorni dopo nella città belga il 29 novembre 1924, lasciando un’eredita musicale immensa.

Ivano Segheloni per MIfacciodiCultura