Dante, Catullo e Salgari cosa direbbero di questa Verona ?

Una città che, anche se piccola, potrebbe offrire innumerevoli risorse, incastonata tra colline e vigneti, lago e montagne a poca distanza. Grandi lavoratori ed eccellenze in molti settori, dal marmo al tessile, vitivinicolo e gastronomico. Eppure, da attiva e frizzante culla della cultura e delle belle arti, la sua versione moderna non si rivela altrettanto brillante.

Shakespeare ambientò nella cittadina scaligera una delle sue opere più famose, The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet.

In una delle strade più frequentate del centro storico di Verona c’è la ricostruzione del balcone di Giulietta narrato dal poeta e tanto amato dai turisti. Poco più avanti, oltre la biblioteca civica e proprio accanto a Porta Leoni, una targa ricorda Nicola Tommasoli, il giovane veronese picchiato a morte (2008).

Decine e decine le aggressioni denunciate in quegli stessi anni e successivamente, come l’aggressione di Piazza Viviani ed il posacenere spaccato nell’occhio di una ragazza, l’irruzione negli studi dell’emittente televisiva Telenuovo l’aggressione di via Campofiore. Ricorrono quasi sempre relazioni costanti: l’estrema destra, mescolata con la tifoseria di calcio, un’ideologia identitaria riconducibile al nazifascismo.

Storicamente la scaligera è stata il crocevia dell’estremismo della destra italiana: fu una delle capitali della Repubblica di Salò e la sede del comando generale della Gestapo.Centro fondamentale per le diverse organizzazioni eversive neofasciste (Rosa dei venti, Fronte nazionale, Ordine Nuovo, banda neonazista Ludwig: «La nostra fede è nazismo. La nostra giustizia è morte. La nostra democrazia è sterminio». Fronte della Gioventù e Azione Giovani) e dei movimenti della destra radicale collegati con le frange più violente della curva sud dell’Hellas. Lo stadio è sempre stato un collante per l’estrema destra locale. Nel luglio del 2017 fecero molto scalpore gli slogan gridati dai tifosi durante una festa dell’Hellas Verona: “Siamo una squadra fantastica, fatta a forma di svastica”. Poco prima il coordinatore di FN, dal palco aveva invocato i cori dicendo: “Chi ha permesso questa festa, chi ha pagato tutto, chi ha fatto da garante ha un nome: Adolf Hitler”.

Le scritte sui muri si sono moltiplicate, le tensioni acuite. Dai cartelli omofobi appesi nei parchi e nelle strade, all’aggressione con svastiche e benzina alla coppia gay di Stallavena, già presa di mira ad agosto in centro città.

Nella piazza principale di Verona è stato parcheggiato il Bus per la Libertà, un pullman con la scritta “Non confondete l’identità sessuale dei bambini”; è stato organizzato il primo Festival per la Vita da un’organizzazione che si chiama ProVita e che ha diversi legami con Forza Nuova. E’ stato annullato un convegno universitario sui migranti e LGBTQI dopo le proteste dell’estrema destra; un consigliere comunale di maggioranza ha fatto il saluto fascista in aula.

Oscurantismo e censure, aggressioni ed ideologie diffuse che permeano nel tessuto sociale:

“Sono una madre di famiglia, scrivo per esprimere il mio disappunto sull’insegnamento impartito durante alcune lezioni dell’Università di Verona… assieme ad altri genitori siamo scandalizzati dal fatto che agli studenti si insegni che mentre in base al sesso biologico si è maschi e femmine, il genere invece può essere diverso da quello biologico e mutevole nel tempo” (L’Arena, 8/10/2018).

L’esponente leghista consigliere in Comune a Verona Alberto Zelger considera che:

i gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie. Provate a mettere in una città una popolazione di omosessuali. Dopo cent’anni è estinta. I rapporti omosessuali dipendono molto dalla psicologia della persona, lo dicono esperti americani. oggi la diffusione dell’Aids avviene al 70% tra uomini che fanno sesso con altri uomini. Il sesso omosex fa male alla salute, perché propaga e può portare a malattie di tutti i tipi” (la Zanzara, su Radio 24).

Zelger è anche primo firmatario della mozione anti-aborto, approvata il 4 ottobre, sempre a Verona (http://www.larena.it/filedelivery/policy:7.1964506:1538765281/mozione%20zelger.pdf). Una mozione che mira alla “prevenzione”, anche tramite lo stanziamento di cospicui finanziamenti per le organizzazioni antiabortiste cattoliche.

Forte il contrasto nel dichiarare Verona “città a favore della vita”, mentre sul loggione le attiviste del movimento femminista Non una di meno, erano vestite da ancelle con costumi ispirati al romanzo distopico di Margaret Atwood da cui è nata la serie Tv “Handmaid’s Tale”, nella quale una società governata da estremisti religiosi toglie alle donne ogni diritto e le obbliga a stupri rituali per generare figli.

Il ministro della famiglia, il veronese Lorenzo Fontana, si è da sempre dichiarato contro l’aborto. Nel 2018 Fontana ha pubblicato un libro scritto insieme al banchiere cattolico Ettore Gotti Tedeschi con prefazione di Matteo Salvini, La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi, presentato nell’ambito del Festival per la vita (Verona 17-18 febbraio 2018).

Mentre tutto il mondo celebrava la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, per difendere libertà ed uguaglianza, in quegli stessi giorni a Verona gli esponenti europei del neo-fascismo si sono incontrati al convengo di Forza Nuova ed al corteo del Comitato No194, a cui è iscritto anche il ministro Fontana (24/11/18).

Il convegno, intitolato “Verona Vandea d’Europa”, si è tenuto in alcune sale di proprietà del Comune con la presenza di Marian Kotleba, leader del partito Popolare Nostra Slovacchia, che ama farsi chiamare «vodca» (duce). Vi erano anche l’ultranazionalista Damian Kita, portavoce della Marcia dell’Indipendenza in Polonia ed il consigliere comunale di Trieste Fabio Tuhiac, secondo il quale i femminicidi sono «invenzioni della sinistra».

Verona viene così dichiarata “laboratorio della saldatura tra destra, estrema destra e mondo cattolico più conservatore”, città scelta per far partire “la controrivoluzione del buonsenso e della ragione”.

Grazie al sostegno del premier Salvini, del ministro Fontana e del sindaco, la scaligera sarà anche sede del prossimo World Congress of Families (WCF 29-31 marzo 2019), per difendere la famiglia naturale, opponendosi alle leggi sul matrimonio omosessuale e sull’aborto.

                  

Il disegno di legge sostenuto dal Comitato No194 (testo: http://no194.org/wp-content/uploads/2017/09/Testoabrogante194.pdf) chiede l’abrogazione della legge 194 e di rendere l’interruzione di gravidanza illegale in quasi tutte le circostanze, tranne nel caso in cui sia a rischio la vita della donna (non in caso di stupro o incesto e nemmeno quando c’è una grave anomalia fetale). La legge è simile a quelle attualmente in vigore in Venezuela, Afghanistan, Birmania, Nigeria, Somalia, Libia, Sudan, Bangladesh, Paraguay e Irlanda che però ha votato in un referendum per cambiarla.

Il disegno di legge punisce con il carcere da 3 a 5 anni chiunque «produca, importi, detenga, distribuisca o commercializzi qualsivoglia sostanza che produca effetti abortivi a partire dal momento stesso del concepimento»; punisce con la reclusione da 8 a 12 anni chi «determini volontariamente un aborto, sia materialmente sia mediante agevolazione o istigazione» o chi provochi l’interruzione della gravidanza «con azioni dirette a provocare lesioni» (se la donna però partorisce e le lesioni accelerano semplicemente il parto, la pena è diminuita della metà).

Il valoroso ed illuminato Cangrande della Scala cosa avrebbe detto di questa versione ottenebrata della bella Verona?

Mentre Roberto Fiore fronte Arena inneggiava alla cancellazione della legge sull’aborto, dall’altra parte della città, contro la Vandea nera di FN, c’era la marea fuxia di Non Una di Meno. Antifascisti, attivisti e associazioni LGBTI, femministe, Assemblea 17 dicembre e One Bridge To Idomeni, hanno creato anche un flash mob per mostrare una realtà in cui l’interruzione di gravidanza diventa illegale.

Un mondo che può apparire distopico e lontano, ma in questi giorni non sembra così distante.

 

Fuck Pirlott, let’s rock

Lara Farinon per MifacciodiCultura