Lezioni d'Arte - Il testamento artistico e spirituale di GauguinL’approdo in Polinesia di Paul Gauguin (Parigi, 1848 – Hiva Oa, 1903) fu una scelta di vita: allontanarsi dalla società borghese, dalle regole, dalle costrizioni, lasciare sua moglie Mette e i loro cinque figli e fuggire alla ricerca della libertà. Fu una scelta coraggiosa, dovuta all’anima irrequieta e focosa dell’artista. Lui stesso parlò della sua vita definendola «incerta e molto agitata». Quello che avvertì in Polinesia fu come un “ritorno alle origini”, in una terra meravigliosa e paradisiaca in cui tutto era senza tempo. Gli sembrò di ritrovare l’anima della sua amata nonna materna, Flora, un’attivista socialista peruviana da considerarsi una delle primissime femministe della storia moderna. Probabilmente da lei ereditò l’animo agitato e selvaggio.

Il suo viaggio fu un percorso interiore personale assai complesso, una fuga, che lo portò alla ricerca di un’atmosfera sacra e primordiale. A Tahiti trovò tutto ciò che stava cercando.
Lì dipinse la tela monumentale Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897-98) considerato il suo testamento non solo artistico ma anche spirituale. Si può considerare, infatti, la somma di tutto il suo percorso di vita, dall’impressionismo parigino alle isole Oceaniche.

Ho cercato di tradurre il mio sogno in uno scenario suggestivo, senza fare ricorso a mezzi letterari e con una tecnica quanto mai semplice.

Il formato orizzontale (un metro e mezzo per tre e mezzo) deriva dagli antichi fregi classici e dai cicli di affreschi rinascimentali. Racconta dei diversi momenti della vita umana, dalla nascita alla vecchiaia. Una vita che riscopre in Polinesia, dipingendo luoghi esotici e il fascino delle donne tahitiane già soggetti di altre tele.

Gauguin lo dipinge in un momento tra i più tristi della sua vita, quando pensava di farla finita ingerendo arsenico. Prima però, si dedica giorno e notte alla pittura. Attraverso l’arte esterna lo spirito e la calma di una bellezza incontaminata, una vita tra gli esseri umani che vivono in comunità, credono nell’amore e nella pace accettando il ciclo della natura e della vita. Una sensibilità dovuta proprio al suo cambiamento di vita.

Lezioni d'Arte - Il testamento artistico e spirituale di Gauguin
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? – particolare

È lo stesso Gauguin che racconta se stesso spiegando l’opera ad un amico in una lettera. Agli angoli ha lasciato la sua firma e il titolo, su un fondo giallo, imitando un affresco consumato. Partendo da destra, ecco la nascita: un bambino dorme beato vegliato da tre donne. Armonicamente immerse nella natura due donne si abbracciano e si raccontano mentre un’altra le osserva, osano preoccuparsi del loro destino. L’artista l’ha voluta di spalle e più grande, in modo che balzasse subito all’occhio dello spettatore. Simmetricamente al centro dell’opera una donna coglie un frutto, un bambino ai suoi piedi lo mangia.

Un idolo rappresenta l’elemento sacro, attorno una giovane ed un’anziana lo ascoltano.

Non solo uomini, anche animali: un gatto, un cane, una capra bianca, un uccello ed un pavone. Tutto ha un’anima, tutti vivono in armonia.

I colori sono istintivi, avvolgenti ed esplorano la sua profondità interiore. Non c’è stato alcun disegno preparatore, alcuno studio, il dipinto viene fuori di getto: è l’interiorità del pittore, ciò che ha imparato dalla vita, il suo testamento per le generazioni future. Gauguin è riuscito a catturare la bellezza selvaggia dei luoghi, le abitudini genuine dei tahitiani e il grande ruolo dell’arte capace di esprimere con simboli e segni i grandi significati della realtà. Con l’arte risponde alle paure della vita. Ecco chi siamo: nasciamo, viviamo per stare insieme agli altri, cogliamo il frutto della giovinezza e invecchiamo apprezzando quello che è stato.

Alejandra Schettino per MIfacciodiCultura