Di serie tv con protagonisti adolescenti ce ne sono moltissime in giro, da 13 reasons why a Elite, ognuna con le sue peculiarità. Skam nasce come una piccola web-serie prodotta da NRK, con lo scopo di raccontare senza pretese piccoli scenari di realtà. L’ideatrice della serie televisiva norvegese, nonchè produttrice e sceneggiatrice Julie Andem, narra piccole storie, e lo fa utilizzando un ingrediente che si mantiene intatto anche nella trasposizione italiana della serie norvegese: la semplicità. Nelle realtà liceali, semplicemente certe realtà esistono, e giorno dopo giorno il cyberbullismo, la discriminazione degli omosessuali, il bodyshaming, le relazioni disfunzionali (ad es. dipendenza affettiva, rapporti di sadismo e masochismo) hanno delle conseguenze. Immediate e future.
Numerose ricerche in psicologia attestano quanto la fase adolescenziale abbia delle ripercussioni anche negli anni successivi l’uscita da quello che dovrebbe essere un ambiente protetto, eppure non lo è per nulla. Quasi mai. La formazione di un corpo ma soprattutto di una mente che gli è strettamente connessa, in un’interrelazione continua tra soma e psiche, incontra molte opportunità e risorse per crescere e sperimentare sè e gli altri, ma al contempo molti ostacoli. L’omertà degli insegnanti, ad esempio, che moltissime volte fingono di non vedere quanto sta accadendo (ad esempio i disturbi alimentari, talvolta evidenti negli studenti, vengono completamente ignorati) potrebbe essere una concausa che mai nessuno racconta, e che pure contribuisce allo sviluppo del malessere psicosomatico. Skam ha ottenuto un gran successo sia in Norvegia che successivamente in Danimarca, Svezia, Francia, Spagna e America proprio perchè racconta questo: un mondo semplice nei dialoghi, eppure diretto, irrispettoso, non filtrato dai buonismo o dalle semplificazioni bensì originale. Nudo. Semplice. Forte e fragile a momenti alterni, con la consapevolezza che dietro a ogni atteggiamento e comportamento c’è un’eziologia ben precisa, e mai la casualità.
Edè così che si delineano chiaramente i protagonisti di Skam Italia, prodotto da Ludovico Bessegato nel 2018 per Tim Vision e da poco in co-produzione anche con Netflix. Nelle tre stagioni (quarta in arrivo nella primavera 2020), Eva, Martino, Eleonora e Edoardo non sono manichini surreali, ma carne e ossa. A volte volgari, a volte estremamente ingenui, e per questo tanto simili a noi:
- Eva: nella prima stagione, attraverso lei si tratta il tema della solitudine, della sessualità, del bilanciamento tra la rete amicale e quella amorosa, che non sempre finiscono per filare fluentemente nella stessa direzione
- Martino: la seconda stagione racconta, tramite il miglior personaggio realizzato, il tema dell’omosessualità. Ma non lo fa ricorrendo alle minacce o alle risatine, già parecchio denuciate (giustamente) da altre serie, ma attraverso lo spaesamento stesso del protagonista. Martino non è sicuro di essre omosessuale, forse è bisessuale, non è favorevole all’esibizionismo di una parte della comunità gay, vuole dire la sua ma prima capire chi sia, e nella maniera che sceglie lui. In questa stagione, attraverso un altro personaggio, emerge un tema importante: la convivenza con la malattia mentale cronica
- Eleonora e Edoardo: la terza stagione racconta l’evolversi di un amore che non ha uno scopo, che non si monta quasi forzatamente per apparire sui social o per essere al centro dell’attenzione. Vive in un mondo a parte, e sceglie di scoprirsi, svelarsi, raccontarsi in una semplicità di gesti, carezze, incazzature.
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