Picasso e Dora Maar

L’amore tossico esiste da sempre. Anche nel mondo dell’arte, se ci pensiamo bene, rievochiamo immediatamente i nomi dei grandi artisti che hanno avuto relazioni morbose o malate, ma il ricordo delle loro compagne cade nell’oblio. Ancor di più se quelle compagne erano delle donne forti, indipendenti ed artisticamente potenti, messe però in ombra dai nomi dei loro compagni. Due artiste che hanno avuto la sfortuna di amare uomini sbagliati furono Dora Maar e Camille Claudel.

Ritratto di Dora Maar, Picasso, 1937

Chi può affermare di conoscere il lavoro artistico di Dora Maar è senza dubbio una minoranza rispetto a chi conosce il nome di Pablo Picasso. Eppure i due, oltre a essere stati amanti, facevano parte degli stessi ambienti artistici e hanno collaborato attivamente su molte opere, inclusa la famosa Guernica. Il nome di Picasso continua a rievocare l’immagine di un grande maestro dell’arte contemporanea, mentre di Dora Maar a malapena si conosce la professione, quando non la si ricorda unicamente come la “musa” del pittore spagnolo.
La loro relazione era tossica e, protraendosi per circa dieci anni, finì col compromettere la carriera di lei nella fotografia. Picasso manipolava il consenso delle proprie amanti, prima lusingandole, poi sottraendo la propria attenzione e sminuendo la loro credibilità. Con Dora Maar non fece eccezione. E non sorprende che la fama attorno a lei ancora oggi sia ricondotta sistematicamente alla figura ingombrante del compagno. Di questa artista, invece, ci sarebbe molto di più da riscoprire. Dora Maar era una grande fotografa che si specializzò nella fotografia di strada, rappresentando la sofferenza di mendicanti e vagabondi che riempivano le città come esito della Grande depressione. Poi nel 1935, Picasso fece il suo ingresso nella sua vita. Nonostante l’amore e il rispetto che egli millantava nei confronti di Maar, durante quel periodo insieme a lei non acconsentì al divorzio richiesto dalla moglie Ol’ga Chochlov e continuò anche a frequentare la modella Marie-Thérèse Walter, dividendo il proprio tempo tra le tre donne. Dora Maar, dietro le continue pressioni di Picasso, fu scoraggiata dal continuare a fotografare, e da artista si trasformò in musa silente: Picasso la dipinse ancora in numerosi ritratti che rappresentano tutti una donna snaturata, privata della sua identità e spersonalizzata. Le umiliazioni che Dora Maar subì ne indebolirono la tempra e la determinazione, facendo sì che si privasse della sua stessa voce.

Rodin e Camille Claudel
L’età matura, Camille Claudel, 1902

Che dire invece di Camille Claudel? La madre la fece internare alla morte del marito, costringendo Camille a una reclusione forzata, resa ancora più triste dall’oblio che, poco a poco, sarebbe disceso su di lei. Dimenticata da tutti, Camille morì il 19 ottobre del 1943 praticamente di fame. La sua bara, accompagnata solo da due inservienti, fu così inumata in una tomba anonima e dopo pochi anni i suoi resti sarebbero stati trasferiti in un ossario comune.
Questa fu la miserevole fine di una donna davvero fuori dal comune che secondo la descrizione fatta dal fratello “aveva una bellezza, un’energia, un’immaginazione ed una volontà eccezionali”.
La sfortuna di Camille fu quella di avere come maestro di scultura il grande August Rodin. Di 22 anni più vecchio di lei, brutto, tarchiato e legato con una donna che gli aveva regalato un figlio, ma con la quale non aveva voluto sposarsi, Rodin fu presto sconvolto dalla bellezza, dal talento e dal temperamento focoso della sua nuova allieva, che in poco tempo diventò la sua più stretta collaboratrice, la musa e l’amante. Per i successivi dieci anni i due lavorarono a quattro mani in una sorta di fusione artistica, professionale ed amorosa. A partire dal 1893 però Camille iniziò a prendere le distanze dal suo maestro. Esasperata dalle critiche che non smettevano di accostare i suoi lavori a quelli di lui, voleva rimarcare la propria autonomia. Quel brusco allontanamento le permise di assicurarsi le prime commesse lavorative in “solitaria” e le consentì di esporre le proprie opere ad importanti Esposizioni. “Le Dieu envole’”, “la Petite Chatelaine”, “la Valse”, “Clotho” e soprattutto “l’Age Mur” sono solo alcune delle bellissime opere in marmo o bronzo realizzate da Camille in quegli anni di febbrile lavoro, presto però guastati dalle ossessioni di cui iniziò a soffrire. La relazione con Rodin si esaurì, avvelenata da soprusi e vessazioni tanto che Camille pensò di essere perseguitata dallo scultore e dalla sua banda di amici. Sospettando che Rodin volesse impadronirsi delle sue opere, ne distrusse alcune e finì per isolarsi nel proprio studio, vivendo nel disordine e nella sporcizia.

Oggi come allora le donne continuano a cadere vittima di uomini del genere. La storia esemplare di Picasso e Dora Maar, di Rodin e Camille Claudel ce lo ricorda, e l’evidente differenza di fama che ha poi consacrato i primi e relegate nell’ombra le seconde è solo l’ennesimo torto alla loro memoria.

Rosa Araneo per MIfacciodiCultura