Era il 2 dicembre 1944 quando a Bellagio, sul lago di Como, si spegneva Filippo Tommaso Marinetti, una delle personalità artistiche e letterarie più forti e innovative del primo Novecento italiano.
Il più delle volte il nome di Marinetti, nato ad Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876, viene subito associato al Futurismo, movimento d’avanguardia da lui fondato in Italia nel 1909. Ma per poter comprendere il Futurismo è bene fare prima un piccolo excursus sulla vita di questo poeta, che può essere definita tutto tranne che convenzionale.

marinettiFin da giovane Marinetti sente il richiamo della letteratura e della poesia, prendendo spunto da autori italiani e stranieri (in particolare francesi, come Mallarmé) per dar vita alle sue famose sperimentazioni, che proseguiranno senza sosta nel corso degli anni.

L’influenza più marcata proviene dall’eccentrico Gabriele D’Annunzio e i due vengono spesso visti come rivali, pur avendo molti aspetti in comune. Entrambi amano il progresso, la velocità e le nuove scoperte tecnologiche, fino a sviluppare un vero e proprio culto per tutto ciò che è ardito e pericoloso. Favorevoli alla guerra, Marinetti arriverà addirittura a glorificarla e a definirla “la sola igiene del mondo”. Entrambi prenderanno poi personalmente parte a varie imprese in difesa della Patria: Marinetti partecipa non solo alla guerra Italo-Turca (1912) e alla Prima Guerra Mondiale, ma anche al secondo conflitto mondiale, nonostante la non più giovane età di 66 anni.

Altro punto di incontro è il Fascismo, a cui entrambe saranno favorevoli (anche se Marinetti per un periodo se ne distaccherà, per poi tornare però sui suoi passi e firmare addirittura il Manifesto degli intellettuali fascisti del 1925).

Ma quando è nato esattamente il Futurismo? La data scelta è il 20 febbraio 1909, giorno in cui venne pubblicato il Manifesto futurista su Le Figaro, celeberrimo quotidiano francese che diede all’avanguardia risalto a livello europeo.

Il Manifesto futurista era stato in realtà composto da Marinetti nel 1908 e ha alle spalle un curioso aneddoto. Quello stesso anno Marinetti, amante della velocità, aveva avuto un incidente mentre sfrecciava con la sua automobile per le strade della periferia di Milano: per evitare due ciclisti, era uscito di strada, cascando in un fossato. L’uomo ripescato da lì sarebbe stato un nuovo Marinetti, fortemente deciso a tagliare una volta per tutte i ponti con il passato e ad imprimere una svolta significativa al mondo delle arti e delle lettere.

Automobile - BallaDa qui il tono aggressivo del Manifesto, che usa parole forti che molti di voi avranno probabilmente già incontrato. Dichiarava infatti la necessità di “distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria”. Diventano così fondamentali il coraggio, la ribellione e l’audacia, i soli elementi in grado di dar vita a questo nuovo tipo di poesia.

Una poesia che rompe drasticamente con il passato, presentandosi in una veste così innovativa da renderne difficile il riconoscimento: la sintassi viene distrutta, la punteggiatura stravolta o eliminata, dominano i verbi che evocano immagini e visioni. Tutto è pervaso da una nuova vitalità, fatta di forza esplosiva, di innovazione e anche di violenza.

Marinetti, a più di mezzo secolo di distanza dalla sua morte, resta dunque una figura complicata, complessa da analizzare e da capire. Ma una cosa è certa: se Marinetti non avesse dato vita al Futurismo, non sarebbero poi nate molte altre avanguardie che si sono rivelate fondamentali per dar forma al Novecento, uno dei secoli più innovativi e ricchi nella storia della letteratura italiana.

 

Alessia Sanzogni per 9ArtCorsoComo9