Andrea di Pietro della Gondola (Padova, 30 novembre 1508 – Vicenza, 19 agosto 1580) era il nome con il quale, verosimilmente fino al 1537, era conosciuto l’architetto Andrea Palladio.

Villa Almerico Capra detta La Rotonda, 1566 – 1585

Dopo un iniziale periodo di formazione in Veneto, nel 1541 si recò a Roma con il suo protettore Trissino per studiare l’antico. Cominciò così un suo periodo di viaggi tra i territori della Serenissima e Roma, durante i quali progettò e realizzò molte ville nell’entroterra veneziano. Lì, lo stile architettonico pioneristico di Andrea Palladio riceveva numerosi encomi. Tra il 1542 e il 1545 a Bagnolo realizzò Villa Pisani, la Villa Malcontenta nel 1558 per la potente famiglia veneziana dei Foscari, Villa Badoer a Fratta Polesine, Villa Barbara a Maser, Villa Pisani a Montagnana e Villa Cornaro a Piombino Dese. L’establishment veneziano tuttavia era restio a vederlo entrare in Laguna, dove “regnava” lo stile rinascimentale romano. Dopo il Sacco di Roma del 1527, vi erano giunti il fiorentino Jacopo Sansovino, Sebastiano Serlio – che in realtà poco o niente costruì in città – e il veronese Michele Sanmicheli. Due le prove della reticenza da parte del governo veneziano ad assumere Andrea Palladio. La prima fu nel 1554 con il mancato conseguimento della carica di Proto dell’Ufficio del Sale, la seconda fu nel 1555 con l’accantonamento del suo progetto per la Scala d’Oro di Palazzo Ducale in favore di uno di Sansovino.

San Francesco della Vigna

Agli anni Sessanta risalgono (finalmente) i primi lavori di Andrea Palladio in laguna. Furono non su convocazione del governo della Serenissima Repubblica, bensì su quella dalle istituzioni religiose cittadine. Nel 1562, gli fu chiesto di realizzare la facciata di San Francesco della Vigna, edificio progettato da Sansovino, e la commissione fu pagata dalla potente famiglia Grimani. Le innovazioni di Palladio per questa chiesa non erano coerenti né conformi all’impianto preesistente di Sansovino. Un importante elemento di rottura con l’architettura veneziana fu la facciata della chiesa in bianca pietra d’Istria: secondo lui, il bianco era il colore perfetto per una chiesa, perché simbolo di purezza e coerente con i dettami tridentini.

Nel 1565, la differenza tra la tradizione veneziana e l’innovativo Andrea Palladio si riscontra nella progettazione della chiesa benedettina della Chiesa di San Giorgio Maggiore. Tale commissione completava i lavori da lui cominciati nel 1560 nel refettorio. Palladio sfortunatamente non ebbe modo di vedere questo lavoro ultimato, infatti, si terminò la facciata solo nel 1607 – 11. Un elemento importante introdotto da Palladio proprio in questa chiesa e diventato poi ricorsivo nell’architettura veneziana, fu la finestra termale che portava molta luce all’interno di un edificio.

Chiesa del Redentore

Nel 1577, Andrea Palladio ricevette la sua prima commissione dal Senato veneziano. Fu incaricato di progettare la Chiesa del Redentore, un ex voto a Cristo Redentore per aver fatto sopravvivere la città alla peste del 1576. Parte integrante del voto prevedeva che ogni anno il Doge, il Senato e il coro di San Marco visitassero la chiesa ogni terza domenica di luglio: questa tradizione è tutt’ora rispettata. Sebbene fosse stata commissionata dopo San Giorgio, il Redentore fu ultimato prima, in quindici anni.

L’importanza di Andrea Palladio ebbe una eco notevole in Veneto e in Europa: tra il XVI e il XVIII secolo si diffuse il neopalladianesimo, uno stile architettonico indipendente a lui dichiaratamente ispirato, che divenne molto popolare soprattutto nel Regno Unito del Seicento grazie a Inigo Jones, che era stato in Italia per ben due volte, e nell’America settentrionale grazie a Thomas Jefferson.

Eulalia Testri per MIfacciodiCultura