Nerone rimane, ad oggi, uno dei più controversi imperatori romani: la sua dissolutezza e mancanza di responsabilità politica è diventata un topos letterario e artistico che continua a ispirare ancora oggi (uno degli ultimissimi prodotti è il musical Divo Nerone, che tuttavia è già avviato al tramonto a causa di problemi di licenze e recensioni negative).
Nerone si è affermato ben presto in letteratura, ma anche in storiografia (basti pensare alle pagine di Tacito), come personaggio negativo, tetro, amorale. Le sue vicende politiche, e soprattutto umane, come i rapporti difficili con la madre Agrippina, la moglie Ottavia e Seneca, sono diventati ben presto materiale per opere letterarie e teatrali.
Oggi esploreremo in particolare la storia del triangolo amoroso tra Nerone, Ottavia e Poppea. Il primo testo teatrale a riguardo fu prodotto probabilmente entro il IV secolo d. C., quindi piuttosto a ridosso degli accadimenti storici (che rientrano nel I secolo d. C.). Si tratta della tragedia Octavia, attribuita per secoli a Seneca, ma che in tutta probabilità è opera di un autore anonimo. La vicenda riguarda la volontà di Nerone di ripudiare la moglie (e sorellastra) Ottavia, presa in moglie tempo prima solo per agevolare la propria ascesa politica, per poter finalmente sposare l’amata Poppea.
Nerone dimostra, come sempre, l’incapacità di attenersi alla condotta richiesta dal proprio ruolo istituzionale per poter attuare liberamente i propri capricci. In questo contesto di amori torbidi, Ottavia è solo parzialmente soggetta alla gelosia, mentre ci si potrebbe aspettare il contrario, dati i tradimenti del marito. Leggendo la tragedia dello pseudo-Seneca, infatti, veniamo a sapere che l’unico sentimento provato dalla donna verso il proprio marito è l’ira: Nerone, infatti, ha ucciso suo padre Claudio e suo fratello Britannico, e l’ha costretta a essere sottomessa all’amante Poppea. Nonostante ciò, possiamo cogliere uno slancio di gelosia mista a invidia nell’invettiva di Ottavia contro Nerone, in cui definisce Poppea superba e altezzosa, e lamenta i favori a lei fatti da Nerone, che nel frattempo era completamente dimentico della moglie legittima. Ecco l’ingiusta conclusione: «Inimica victrix imminet thalamis meis», ovvero «La mia rivale, vittoriosa, incombe sul mio talamo nuziale». Ottavia è lucidamente consapevole che ben presto verrà sostituita a corte; la sua disperazione nasce dal fatto che il destino non le ha concesso né un marito sinceramente innamorato, né un marito, anche se non fedele, perlomeno rispettoso del suo ruolo istituzionale: Ottavia era infatti molto amata dal popolo romano, a differenza di Poppea, caratterialmente molto simile all’amante tiranno.
Veniamo dunque a Poppea. È proprio la sua gelosia nei confronti di Ottavia uno dei motivi che spingono Nerone a sbarazzarsi della moglie il più presto possibile. Poppea è infatti dipinta come una donna superba e senza scrupoli, che già convinse l’imperatore a ordire l’omicidio della propria madre. A corte rimaneva ormai una sola rivale, anch’essa da eliminare. Le parole di gelosia più belle pronunciate da Poppea, tuttavia, non si leggono nella tragedia latina di cui finora abbiamo parlato, bensì nella rielaborazione datane da Vittorio Alfieri nel 1783. In questa tragedia italiana, Poppea, in un lungo dialogo con Nerone, dà forma alle proprie ambizioni che contrastano inevitabilmente con la presenza di Ottavia a corte:
Ti dico intanto,
che Ottavia e me, vive ad un tempo entrambe,
non che una reggia, una città non cape.[…]
Ma il cor Poppea non seppe
divider mai; né vuole ella il tuo core
con l’abborrita sua rival diviso.
Nerone cerca di calmare l’amata, esortandola a cacciare da sé «ogni timor geloso», quasi che le sue fossero vane e inutili paure. Ma Poppea è molto determinata ad eliminare la rivale: per lei Ottavia è donna odiosa e indegna di stare al fianco dell’imperatore, poiché non lo ama.
Parlando con Tigellino, Poppea rivela quali siano le fondamenta della propria gelosia nei confronti di una donna tuttavia mai amata da Nerone: «io temo / il finto amor, la finta sua dolcezza». È dunque il timore a prevalere, poiché Ottavia sembra ancora poter esercitare qualche influenza sul marito. In questa vicenda, l’amore di Poppea per Nerone è strettamente legato al proprio desiderio di potere e gloria; per questo la gelosia si declina non solo nella classica forma della paura di un tradimento, ma anche nella paura di ridursi a essere subalterna all’interno di ben precise dinamiche di potere, che vedono Ottavia ancora favorita in quanto ultima esponente diretta della dinastia giulio-claudia.
Poppea è gelosa di Ottavia poiché è la moglie legittima di Nerone, difesa da Seneca e prediletta dall’intero popolo romano. In questo caso, il sentimento tematico della gelosia assume dunque screziature che lo rendono ambiguo e complesso, ibridandolo con l’ambizione e l’invidia. I timori di Poppea non erano del tutto infondati: sebbene, nella contesa con Ottavia, alla fine fu lei la favorita e quest’ultima ebbe la peggio, anche lei non ebbe certamente una vita facile con il neo-sposo Nerone, che avrebbe perseverato nella propria instabilità caratteriale e nelle proprie bizzarrie: ma per ora non vi sveliamo altro e vi rimandiamo, se volete saperne di più, agli Annales di Tacito, che racconta in maniera magistrale le glorie e, soprattutto, le miserie di questi intrighi imperiali.
Arianna Capirossi per MIfacciodiCultura
Arianna Capirossi
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