Ancora una volta una vittima di gioco d’azzardo finisce nella morsa degli usurai. E ancora una volta l’usura viene esercitata all’ombra dei clan di ndrangheta. Sembra un copione già visto, lo scenario messo a nudo da un’inchiesta della Dda di Catanzaro ha portato a tre misure cautelari per prestiti con tassi d’interesse spropositati, ben oltre la soglia prevista dalla legge, e con l’aggravante di aver agevolato la cosca Arena (marzo 2024). Eppure, il gioco d’azzardo non conosce battuta d’arresto. Il calciatore Neymar ha perso 1 milione di euro in un’ora, giocando online su twitch, il servizio streaming live dedicato ai giochi. Twitch e Tik Tok investono sempre più nel gaming, puntando a diventare hub per le attività delle comunity del gioco online. Si moltiplicano canali tv dedicati, intere serie di film e dirette social. Kakeguri è un termine giapponese traducibile come “pazzia per il gioco”, è anche il titolo di un manga trasposto in anime e film trasmesso su netflix. In questo manga l’attività principale dei ragazzi è il gioco d’azzardo. Un vero problema per le nuove generazioni, tanto che il mondo asiatico ha sentito la necessità di soffermarsi e dedicarvi proprio un intero capitolo cinematografico. In America circa il 50% del ricavato del gioco d’azzardo viene investito in scuola e ricerca scientifica.

L’azzardo apre le scene di Casino Royale di Ian Fleming, il romanzo d’esordio di un personaggio iconico come James Bond, nella sua prima missione, giocata al tavolo del baccarat contro Le Cheffre. Dickens, Maupassant, Dostoevskij, Alvarez e Honoré de Balzac hanno raccontato nelle loro opere letterarie del gioco d’azzardo. Già Niccolò Machiavelli, nella celebre lettera al Vettori del 1513 aveva descritto alcun giochi di carte a cui era solito prendere parte. E’ dedicato un capitolo ne “Il fu mattia Pascal”, di Pirandello. Ma anche Dante narra che era molto in voga il gioco della zara, in cui ci si doveva affidare alla sorte lanciando i dadi, che prevedevano numeri da 3 a 18. Il termine che dà vita al nome di tale attività avrebbe una derivazione di origine araba: l’etimo infatti sembrerebbe nascere dalla parola az-zahr(dado), che mutando al francese hasard, avrebbe dato come esito italiano “azzardo”. Si tratta di un’attività molto antica, attestata al 4000 a.C circa in Egitto, dove si praticava un gioco chiamato senet, molto somigliante ad una sorta di dama che avrebbe, in base alla vittoria o alla sconfitta, decretato la fine dell’anima nell’oltretomba. Rinvenuti i dadi in Cina, dove sembra che per continuare a giocare scommettessero perfino le orecchie. Il gioco era diffuso pure nell’antica Grecia; per i Romani invece il gioco d’azzardo era proibito, ma le insegne “Scommesse e cibo” attestavano la legalità delle puntate sui combattimenti tra i gladiatori. Il gioco era presente anche nell’Europa centrale; le popolazioni germaniche, infatti, eccedevano al punto tale di giocarsi mogli, figli e persino la propria libertà. D’altra parte, fin dal secolo XIII a Parigi era presente una categoria di artigiani specializzati nella fabbricazione dei dadi con tanto di statuto professionale rilasciato da Luigi IX, intorno al 1260. I dadi medievali venivano creati in osso o in legno, ma si potevano usare materiali più preziosi come l’avorio, il metallo o il vetro, con ampie smussature per farli rotolare meglio. Il gioco, sia per carte, scommesse o dadi, attraversa la storia dell’uomo. Camillo Benso Conte di Cavour, il quale in riferimento ai “tavoli verdi”, non esitava definire «Il gioco d’azzardo è una tassa sugli imbecilli». Corrado Alvaro diceva «chi ha denaro paga, ma mai di persona», così Bobby Baldwin, vincitore più giovane delle World Series of Poker, ha spiegato che “il tratto distintivo di un giocatore di poker, non è quando vince o quanto vince, ma come gestisce la situazione quando perde”. Ambrose Bierce nel Dizionario del diavolo (1911) lo definiva “passatempo il cui piacere consiste in parte nella coscienza dei propri vantaggi, ma soprattutto nello spettacolo delle perdite altrui”.

Cosa si intende per gioco d’azzardo oggi? Gratta e vinci, lotterie, bingo, lotto superenalotto, win for life, scommesse di ogni tipo, casinò e slot. Si gioca in presenza nelle ricevitorie e nelle sale, ma soprattutto online. Si punta denaro; se è virtuale viene poi trasformato in soldo reale, spesso cambiato in dollari o rubli russi. Negli ultimi anni si preferiscono bitcoin e cryptovalute che agevolano il riciclaggio e le attività malavitose per la loro intrinseca caratteristica di anonimato e non rintracciabilità. Si può pagare anche attraverso le ricariche telefoniche e i money transfer, insider trading, borsa on line. Sempre più spesso le piattaforme offrono giochi gratuiti, che attirano e seducono con il sogno di diventare ricchi facilmente, insegnando una gestualità che rimane impressa nella memoria. L’azzardo corre veloce tramite social e app, quasi tutte registrate all’estero, Gibilterra e Malta per esempio, dove la normativa è più morbida e consente maggiori movimenti. Per il contrario è molto più difficile per l’autorità italiana arrivarvi per le rogatorie internazionali. Inoltre, si rintracciano sempre più siti che consentono di giocare anche senza registrazione. Diventano virali solo le notizie di quelli che vincono, mentre non si parla mai di chi si riduce sul lastrico.

In Italia, il gioco d’azzardo è vietato ai minori di anni 18. E’ gestito dallo Stato tramite l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato che gestisce la parte legale del business. Ogni anno viene redatto un Libro Blu dalla stessa agenzia, che presenta i dati principali relativi a macchinette, lotterie, Gratta e Vinci e giocate online. Per giocare sarebbe previsto l’obbligo di registrazione con un documento e un conto-gioco, al fine di “monitorare” e arginare il problema. In realtà questi controlli vengono facilmente aggirati. L’Italia è il quarto paese al mondo per somme giocate e il primo per perdite in relazione a reddito pro capite. Chi gioca non vince mai, è solo un’illusione che spinge a giocare ripetutamente. Oggi il gioco con vincita in denaro rappresenta la terza impresa dello Stato Italiano contribuendo al 4% del PIL ed è un monopolio di stato. Tuttavia, è lo stesso Ministero della Difesa ad avvisare della pericolosità del gioco d’azzardo patologico, un disturbo del comportamento che rientra nell’area delle “dipendenze senza sostanze”, rintracciabile in tutte le fasce d’età. Il ministero della salute italiano rileva 1 milione e 500 mila adulti dipendenti problematici; 200 mila minori dipendenti problematici; il 40% dei giovani comincia tra i 9 e i 12 anni.

Il gioco d’azzardo è un campo di attività che oscilla tra legale ed illegale, per questo è scenario di diverse forme di criminalità, più o meno organizzate e con finalità differenti. Gli interessi mafiosi in questo settore si diramano su più fronti: dalla gestione diretta o tramite prestanome delle sale da gioco, dei centri scommesse, delle attività di noleggio degli apparecchi; alla creazione di mercati illeciti e canali di gioco illegali. I sodalizi mafiosi, avvalendosi sempre più delle possibilità offerte dalla tecnologia, stanno dominando i settori del gioco d’azzardo e delle scommesse (betting) realizzando circuiti paralleli, soprattutto tramite criptovaluta. Riciclaggio e acquisizione di attività, coperture e reinvestimenti del narcotraffico, inquinamento dell’economia legale, a cui seguono anche sovraindebitamento, usura, estorsioni, favori ai clan che devono sempre essere saldati.