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Orfeo, 1865

Il pittore francese Gustave Moreau (Parigi, 6 aprile 1826 – Parigi, 18 aprile 1898) è uno dei più importanti precursori del movimento simbolista. Moreau, nel suo sviluppo come artista imitò per parecchi anni lo stile del suo maestro, l’eclettico pittore Teodore Chassériau (1819-1857), artista dotato nel disegno e a sua volta seguace dei due grandi artisti romantici francesi, Ingres e Delacroix: proprio quest’ultimo segnò un’altra tappa nella crescita artistica di Moreau, essendo proprio ispirate a Delacroix le opere di Gustave dal 1850 fino al viaggio in Italia.
In Italia rimase affascinato dai dipinti di Vittore Carpaccio, uno tra gli artisti rinascimentali più originali e moderni, dal quale trarrà spunto per le sue Chimere, un eccezionale esempio dell’ideale simbolista del Moreau, allegoria dell’amore carnale. L’artista francese cerca di andare al di là del visibile con temi mitologici, esotici, allusivi e con un linguaggio raffinato crea e descrive un nuovo tipo di bellezza ispirata alle epoche passate e al regno dell’immaginazione.

Apprezzato in passato soprattutto per le sue qualità di maestro (avendo avuto fra i propri allievi alcuni fra i maggiori pittori francesi, tra cui Matisse e Rouault), è stato successivamente rivalutato anche per le sue doti artistiche.

Le sue opere più notevoli (Il Cantico dei Cantici, 1853; Giasone e Medea, 1865; Orfeo, 1866; Prometeo, 1869; Salomè, 1876) sono per diversi aspetti affini alla tendenza decadente dei preraffaelliti inglesi ma nacquero per lo più da un’ispirazione pagana, ricche di sottile sensualità. Alle sue immagini inoltre accostò, con il preziosismo e l’abbondanza di riferimenti letterari che gli erano abituali, elementi disparati tratti dal mondo classico, bizantino, indiano.

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Galatea, 1880

Nel 1897 dipinse Galatea col quale rese manifesto il suo interesse per la mitologia in particolare il tema della Nereide che simboleggia la chiarezza lucente della superficie marina, invano amata dal ciclope Polifemo che, per gelosia, avrebbe ucciso il suo giovane rivale Aci.

I temi prediletti dall’artista sono quindi di derivazione mitologica e biblica, ma in entrambi i casi il dato emergente è quello onirico e per questo fu molto apprezzato dai surrealisti, in specie da Breton. L’accanito naturalismo della tecnica pittorica fin d’allora utilizzata è contraddetto dall’astrattezza dell’insieme e dall’assenza di qualsiasi riferimento temporale (non c’è più denuncia al presente, ambientazioni o elementi presenti nella sua epoca). La pittura quindi è raffinata, ricca di simbologie e si propone di esplorare quelle suggestive regioni della coscienza umana che fino ad allora erano rimaste sempre escluse da qualsiasi indagine artistica.

Gustave Moreau amava fare anche esperimenti tecnici, tra cui raschiare le sue tele, realizzare quadri non figurativi, manipolare i colori ottenendo un impasto piuttosto corposo capace di colpire per la sua lucentezza dorata, particolare per cui alcuni critici lo hanno considerato un precursore dell’espressionismo astratto.

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Musée Gustave Moreau

Quando morì, il 18 aprile 1898, dopo aver ottenuto numerosi riconoscimenti e medaglie, lasciò in eredità allo Stato la sua casa, contenente circa 8000 immagini, acquerelli, caricature e disegni, che andarono a costituire il Moreau Gallery, che nel 1902 divenne il Museo Gustave Moreau, una delle migliori collezioni di Parigi.
L’unica possibilità per la sua arte di sopravvivere è evitare la dispersione, poiché smembrate le sue opere non potranno significare nulla, solo insieme possono dare l’idea di quella che è stata la sua arte e quindi la sua vita. Ecco dunque che la casa museo si concepisce come opera a parte, anzi opera summa, che raccoglie e illustra un mondo, quello del pittore e una vita, quella spesa per l’arte.

Teresa Straface per MIfacciodiCultura