Gustav Klimt, Goldfish, 1902

L’ironia e l’irriverenza di Gustav Klimt (Vienna, 1862-1918) sono molto sottili, non è sempre facile saperle cogliere. A disorientare lo spettatore è l’eleganza del suo stile decorativo e ornamentale che mai potrebbe farci pensare ad un messaggio pungente celatovi all’interno. Ma anche gli artisti si arrabbiano. È il caso di Goldfish (1902) uno dei dipinti forse meno conosciuti del pittore viennese ma determinanti poiché sancisce il cambiamento stilistico di Klimt: l’uso predominante dell’oro.

La bellezza del quadro, dal forte contenuto erotico, ci inganna sul contenuto. Sembrerebbe un dipinto allegorico con sirene fluttuanti nelle acque accompagnate da animali marini. In realtà questa è una chiara risposta, senza peli sulla lingua, alle istituzioni che avevano appena rifiutato tre suoi dipinti considerandoli scandalosi e inappropriati.

Per l’inizio del XX secolo, il Ministero dell’Istruzione austriaco commissiona a Klimt, a capo dei secessionisti, un affresco per il soffitto dell’Università di Vienna, in occasione della XIV Esposizione della Secessione viennese del 1902. Il tema doveva elogiare la scienza e la conoscenza. L’artista sceglie così di raffigurare in modo simbolico la Filosofia, la Medicina e la Giurisprudenza. Gustav utilizza il suo personalissimo stile convinto della necessità di un rinnovamento artistico rispetto alla tradizionale decorazione viennese. Crea un insieme di corpi fluttuanti metafisici che dovevano rappresentare la vita e la morte mentre la Sapienza doveva apparire come la luce che sorge dalle tenebre e libera il mondo.

Piovono però critiche pesantissime e la protesta arriva fino in Parlamento.

I professori viennesi leggono nel simbolismo di Klimt una forte inquietudine e un turbine di forze quasi demoniache. La nudità utilizzata inoltre appariva troppo erotica, lontana da una raffigurazione classica, e per l’epoca era un vero e proprio scandalo. Klimt era troppo innovatore, troppo diverso per essere accettato. Profondamente deluso ed amareggiato decide di ritirare i dipinti consegnati e di non accettare mai più un incarico pubblico. Se prima mostra un’ostentata indifferenza, rimborsando l’Università, si mette poi subito al lavoro per rispondere a questa offesa come meglio sapeva fare: dipingendo.

Il titolo originale di Goldfish era proprio Ai miei denigratori, una beffa nei confronti di chi lo aveva bollato come osceno, pornografico, demoniaco. Il formato del dipinto, alto e stretto, che fu esposto alla successiva mostra della Secessione, enfatizza la ragazza in primo piano che ci guarda ammiccante dandoci le spalle e mostrandoci il fondo schiena.

Goldfish (dettaglio), 1902

La replica di Klimt al Ministero, nonostante il cambio di titolo, è molto chiara: «Censura? Baciatemi il sedere».

Gustav padroneggia una tematica a lui molto cara: le donne e l’acqua. Inserendo i corpi fluttuanti di quelle che sembrano delle sirene, può esprimere la massima carica sensuale con molta eleganza e raffinatezza. Le schiene nude sono molto luminose, il colore rende la pelle morbida solo alla vista. Anche i capelli sono un elemento fortemente erotico, non a caso spesso sono rossi nelle donne d’oro di Klimt. Ma soprattutto la palpebra leggermente abbassata e la bocca semi aperta donano alle donne quell’espressione languida da seduttrici. I loro corpi si intrecciano perfettamente con i pesci d’oro, quelli di piccolo formato, al centro, sono indistinti proprio per poter rappresentare la velatura e la trasparenza dell’elemento dell’acqua.

Da questo momento in poi, il suo estro creativo genererà sempre più spesso dipinti così carichi di oro intrecciati a forme morbide e simboli per poter evidenziare la sua totale libertà dalla tradizione precedente.  

Alejandra Schettino per MIfacciodiCultura