Yves Saint Laurent è una delle più importanti figure della moda internazionale, geniale a tal punto da essere soprannominato “enfant prodige”. Le innovazioni che apportò nel campo dell’alta moda non rimasero circoscritte a tale ambito. Come confesserà nella raccolta di lettere a lui indirizzate il suo compagno Pierre Bergé:

Di stilisti come lui, che hanno avuto un’influenza così forte sulla società, c’è stata solo Chanel. E non ce ne saranno altri.

Pierre Bergé, Lettere a Yves Saint Laurent, Archinto, Milano, 2012

P. Bergé e YSL, studio di Parigi, 1986

Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent nacque in Algeria il 1° agosto del 1936. Sin dalla tenera età si dilettò nel realizzare vestiti per la madre e le sorelle. Per seguire la sua grande passione, all’età di diciott’anni, si trasferì a Parigi. Il suo lavoro ottenne subito un riscontro positivo e grazie al successo dei suoi disegni iniziò la collaborazione con Christian Dior, designer al quale si era ispirato sino a quel momento per la realizzazione dei suoi pezzi. La sua fama crebbe velocemente e alla morte di Dior, avvenuta nel 1957, fu nominato direttore artistico della casa di moda. Al funerale del maestro conobbe Pierre Bergé che divenne nel giro di poco suo inseparabile socio in affari e partner di vita; non passò molto tempo dal primo incontro all’inizio della loro convivenza. Nel 1958 prese forma uno dei capi simbolo dello stilista: il vestito con linea a trapezio o ad A. Tale abito identificato dalle spalle strette, dal punto di vita inesistente, da una leggera svasatura e dalla lunghezza imposta rigorosamente a filo ginocchio, rivendicò e fu promotore di una nuova tipologia di bellezza; essa verrà incarnata alla perfezione da una modella come Twiggy dotata di una corporatura da bambina e di due grossi occhioni che rimarcano un’aria spensierata ed infantile. Il modello verrà ripreso nella collezione giovane, cool e casual del 1965, dove ben 6 cocktail dresses si rifaranno alle opere dell’artista Piet Mondrian.

YSL , collezione autunno/inverno, 1966

Nel 1960 la sua carriera subì una brusca, seppur breve, interruzione. Fu richiamato alle armi a causa della guerra d’indipendenza in Algeria. Dopo soli venti giorni di servizio venne ricoverato per le deboli condizioni psichiche, dettate dal nonnismo vissuto tra le reclute ed aggravato dalla notizia del mancato rispetto del contratto da parte della maison di moda parigina che lo licenziò.

Nel 1962 rientrò nella Ville Lumiere, vinse la causa contro Dior e aprì la sua omonima casa di moda con il compagno. Nel 1966 fece scalpore la sua nuova e pionieristica invenzione, Lo Smoking: un raffinato completo femminile composto da giacca e pantalone. L’abito segnò un momento innovativo dal punto di vista stilistico, per la prima volta la donna raggiungeva a livello di vestiario la parità con il genere maschile, potendo scegliere di abbandonare i più tradizionali tailleurs.

H. Newton, Rue Abriot, 1975

Fu accompagnato in questa rivoluzione dal lavoro dell’irriverente fotografo Helmut Newton. Nel 1975 collaborarono ad una campagna pubblicitaria a Parigi per Vogue, nella quale il tedesco innalzò grazie ai sui scatti l’abito dello stilista ad icona. Saint Laurent e Newton furono senza dubbio tra le persone che incarnarono al meglio la rivoluzione sessuale di quegli anni, contribuendo alla formazione della figura di una donna spavalda, sicura di sé e libera. Importante segnalare come negli anni Settanta nella moda avvennero due cambiamenti radicali. In primis la nascita della top model, che vide variare la relazione tra abito e modella, preferendo al dittico la fusione in un corpo unico. Secondariamente la comparsa del prêt-à-porter, un tipo di abbigliamento che si concentrò sulla valorizzazione della dimensione performativa della moda, riscattando il corpo e la fisicità. Questi due elementi permisero di modificare in toto la figura femminile nelle immagini sulle copertine patinate, non più sfruttata come freddo manichino, ma indirizzata a ricoprire un ruolo più attivo/attoriale. Citando Yves: «Mi addolora fisicamente vedere una donna vittimizzata, resa patetica, dalla moda». Il cambiamento è senz’altro riconducibile al fatto che negli stessi anni si assistette all’annullamento della differenza tra arte pura ed arte applicata. Le gallerie ed i musei iniziarono tra gli anni Settanta ed Ottanta ad aprire le porte ad ambiti nuovi e la moda incominciò a ricalcare la scena non più solo delle riviste. Fu proprio nel 1980 che il Metropolitan Museum di New York dedicò una grande retrospettiva al lavoro di Yves Saint Laurent. Fu il primo creatore di moda a godere in vita di tale riconoscimento.

YSL, Omaggio a Braque, 1988

La consacrazione ricevuta da uno dei più prestigiosi templi dell’arte sottolinea quanto la sua produzione e la sua vita si intrecciarono con l’arte, tanto da poter essere definito un vero e proprio artista. Simbolico in merito il rifiuto di Bergé di acconsentire, durante una retrospettiva dedicata ad Andy Warhol tenutasi al Grand Palais di Parigi nel 2009, all’esposizione del ritratto del compagno, realizzato dal pop artista nel 1974; poiché ritenuto inammissibile l’inserimento del medesimo nella sezione glamour, in quanto Yves ricoprì il ruolo di un artista a trecentosessanta gradi e non di un semplice addetto all’haute couture. I suoi disegni furono intrisi di riferimenti alla storia dell’arte, si ispirò a Braque, Matisse, Mondrian, Picasso, Van Gogh, Warhol solo per citarne alcuni. Collezionò insieme a Pierre un notevole quantitativo di opere d’arte, preferendo artisti come Brancusi, Goya, Mondrian e Picasso. L’intera raccolta di più di 700 pezzi fu messa all’asta nel 2009 dal socio e il ricavato in parte devoluto in beneficenza.

Il genio della moda morì il 1° giugno del 2008 a Parigi. Le sue ceneri furono però sparse in quella che considerò la sua vera casa: Marrakech.

Greta Canepa per MIfacciodiCultura