La viandante con la sua pallida lanterna oscillante è fonte di ispirazione per artisti e consolazione per i romantici, faro nella notte in un mare senza sponde. Territorio di eroi ed eroine, di principesse che fuggono ed amori contrastati. Luna e passione, sfera luminosa che sembra capire le dinamiche terrestri, «più vicino ai marciapiedi dove è vero quel che vedi, tra le ciglia di un bambino per potersi addormentare, fra stracci e amore» (Loredana Bertè).
Per Pindaro è Occhio della notte, regina del silenzio per Orazio, ma anche delle maree, di nascite e raccolti, evocatrice della Grande Madre per altri. Ed è davvero così, in modo più o meno diretto influisce sulla Terra ed i suoi inquilini.
Per gli antichi era la più grande divinità cosmica dopo il Sole e fin dai primi popoli agricoltori fu oggetto di culti mitologici. Fa riaffiorare gli istinti più reconditi, trasforma vampiri e lupi mannari. Ululando o prendendo la tintarella tin tin tin dei suoi raggi, infiniti pensieri le sono stati rivolti, custode della ragione e di inenarrabili misteri.
La parola compare tardivamente in letteratura italiana (nel 1224 Cantico delle creature); l’etimo però si rintraccia tornando alle origini della civiltà, nella radice indoeuropea leuk, splendere. Potrebbe essere anche la contrazione di Lucina, appellativo dato alle dee lunari che aiutavano le partorienti. Il tedesco mond e l’inglese moon derivano proprio dalla divinità lunare Men.
Le ore della notte sono quelle dei sogni o degli incubi, quando tutte le cose segrete, amori delitti o paure, si affacciano (Goodnight moon, Shivaree). È intimità e sogni (Luna e Gnac-Marcovaldo, Italo Calvino), espressione di sé, ricettacolo di sospiri e creatività (la Luna, Pixar). Luciano di Samosata immaginava di raggiungerla con una nave (Storia vera, II secolo d.C) mentre Dante le ha dedicato il paradiso. Scandisce i ritmi quotidiani ed è il ponte tra terrestre e celeste (Cesare Pavese). Da Van Googh ai Pink Floyd, è elemento rielaborato in tutte le arti e religioni del mondo, di qualsiasi epoca.
Adorata nei riti di stregoneria e poi anche con la Wicca, è signora del mondo oscuro e dell’oculto. Difficile da comprendere per le sue mille facce, da un’originaria madre (epoca preistorica), in grecia antica viene declinata in almeno tre personalità: Selene (Σελήνη, etimo: la risplendente – in luna piena), Artemide (crescente) ed Ecate (calante, volto oscuro della luna). Per gli induisti, Ganesha l’ha punita spezzandole la faccia con una zanna, per questo è costretta a mostrarsi a spicchi.
Mentre è chiaro che il culto del sole, Ra – Sol Invictus o Surya, abbia sempre prevalso e sia poi divenuto coincidente con la divinità delle grandi religioni monoteiste, la Luna ha sempre avuto uno spazio a sé. L’imperatore romano Caracalla venne assassinato nel 217 proprio mentre era diretto a Carre per pregare Lunus. Egli stesso scrive che colui che venera la divinità al femminile sarà soggetto alla volontà delle donne; mentre chi vi si riferisce al maschile, domina la propria vita (Historia Augusta). Curiosamente, la maggior parte delle culture l’ha pensata al femminile, tuttavia esistono anche delle divinità lunari maschili, dal mesopotamico Sin (Nanna in sumerico), al Máni norrenico e Chandra dell’induismo. Anche nell’antico Egitto, ad esempio Khonsu e Thot, il sole morto. Faraoni, regine e dei portavano un “disco lunare” sulla testa, sempre sostenuto su due corna dorate o nere, con l’ureo (serpente). In turco, ritorna la triade Ay Ata Padre Ay Dede Nonno e Ay Tanrı Dio, mentre Gun Ana è la dea del sole. Nel culto di Zoroastro (Iran e Afghanistan), risalente oltre 1.600 anni prima del cristianesimo, vi è un unico dio, Ahura Mazda, congiuntamente ad animali e stelle, con un profondo senso naturistico (influenza indiana: Veda e Avesta, Ahura Mazda e Varuna).
Nome e genere cambiano da una cultura all’altra, ma la Luna resta una delle chiavi di lettura della nostra esistenza. È l’oggetto celeste sul cui ritmo sono stati basati i primi calendari ed il primo luogo al di fuori della Terra su cui l’uomo abbia mai posato piede. Blue Moon e viaggi spaziali sono parte della nostra storia. Senza Luna, qualche forma di vita sarebbe comparsa sulla Terra, ma forse non gli esseri umani. Un giorno terrestre sarebbe durato solo 8-10 ore, ci sarebbero stati forti venti e variazioni estreme di temperatura, maree più piccole, prodotte solo dal Sole. L’influenza del vicino satellite, invece, creò quelle maree alte e forti, ritenute fondamentali per il mescolamento degli oceani e la formazione della vita di oltre 3.8 miliardi di anni fa da cui noi deriviamo (Comins, What if the Moon Didn’t Exist? – Astronomical Society of the Pacific).
Oggi, 3,8 cm all’anno ci allontaniamo da lei, per effetto di una trazione combinata di rotazione terrestre/maree e rotazione lunare più veloce. E se ne rimanessimo orfani? Il nostro ecosistema verrebbe totalmente modificato, con probabile scioglimento di ghiacciai, estinzione di flora e fauna senza l’alternanza delle stagioni. Ma forse, prima di allora, Astolfo tornerà dal suo viaggio lunare, recuperando il senno e ponendo fine alla pazzia che è guerra (L’Orlando Furioso); così l’uomo moderno potrà creare un ponte verso le stelle.
Signora Luna che mi accompagni per tutto il mondo puoi tu spiegarmi dov’è la strada che porta a me? Forse nel sole, forse nell’ombra così per esser, ombra nel sole, luce nell’ombra, sempre per me.
Vinicio Capossela
Fuck Pirlott, let’s rock
Lara Farinon per MIfacciodiCultura
Lara Farinon
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