Nel corso della sua lunga carriera artistica, Mogol in qualità di paroliere ha portato la musica (e la poesia) italiana in giro per il mondo. Raccontare la sua carriera vuol dire intraprendere un viaggio affascinante e interminabile nella storia della musica leggera: Mogol è il più noto autore di liriche che la musica italiana abbia mai avuto e i suoi testi hanno segnato intere generazioni. Per molti è il paroliere dei parolieri, il poeta assoluto della musica italiana: non si potrebbero usare aggettivi diversi per Giulio Rapetti, in arte Mogol, nato a Milano il 17 agosto 1936 da Mariano Rapetti, paroliere e dirigente della Casa Editrice Musicale Ricordi.

La maggior parte delle persone lo ricordano per il sodalizio artistico con Lucio Battisti dal quale sono nati brani memorabili destinati a restare nell’immaginario sonoro del nostro paese. Ma ovviamente la carriera di Mogol non si può riassumere nella sola collaborazione con Lucio Battisti, anche se è stata molto proficua e lunga, dal 1969 al 1980: il suo primo lavoro ufficiale risale al 1960 con la canzone Briciole di baci scritta insieme a Carlo Donida e interpretata da Mina.
Il vero successo per Mogol arriva però a metà degli anni ’60 quando diventa uno dei parolieri più in voga nel nostro paese, grazie alle collaborazioni con molti artisti e alla presenza quasi fissa nei vari Festival di Sanremo.

Mina, Riccardo Cocciante, Gianni Bella, Mango, Adriano Celentano, Bobby Solo, la PFM, Caterina Caselli, Patti Pravo, i Dik Dik, gli Equipe 84… sono solo alcuni degli artisti con i quali Mogol ha collaborato nel corso della sua lunga carriera.

Mogol, alla fine degli anni Sessanta, riesce a convincere Battisti a cantare da sé le sue canzoni. Un’intuizione che si rivela vincente: la carriera di Battisti, dopo inizi incerti, decolla a Sanremo nel 1969 con Un’avventura, a cui seguono le hit Emozioni, Il mio canto libero, Eppur mi son scordato di te, Pensieri e parole, Il mio canto libero, Acqua azzurra acqua chiara: insomma, per i giovani degli anni ’70 non furono solo canzoni, ma manifesti esistenziali.
Con Umanamente uomo: il sogno e Una donna per amico Mogol e Battisti raggiungono il culmine della loro creatività fino a concludere la collaborazione con l’album Una giornata uggiosa, pubblicato nel 1980. Sappiamo poco sui motivi della loro separazione. Oggi la società che possiede i diritti delle canzoni di Mogol e Battisti, Acqua Azzurra srl, è in liquidazione: parafrasando la nota canzone Eppur mi son scordato di te, si potrebbe definire in questo modo la fine del loro sodalizio.

Mogol non è stato un cantautore impegnato, ma la sua ricca produzione artistica dallo stile leggero ed elegante ha ridefinito quella che veniva chiamata, in modo un po’ dispregiativo, la canzonetta all’italiana. E dunque sono solo canzonette? No, perché la produzione di Mogol ha dato risalto e valore alla musica leggera nostrana, elevandola a patrimonio culturale riconosciuto universalmente.

Dopo oltre 50 anni di musica e oltre 1500 testi registrati, Mogol è dunque entrato di diritto nell’immaginario musicale del nostro paese. Espressioni come: «Che anno è? Che giorno è? Questo è il tempo di vivere con te, le mie mani come vedi non tremano più» oppure «Chissà chi sei, chissà che sarai, chissà che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo» sono soltanto due degli esempi che vengono riconosciuti e cantati da una fetta sostanziosa di ascoltatori.
Mogol ha avuto un ruolo estremamente importante nella nostra cultura musicale perché, oggettivamente e prescindendo dalle preferenze personali, ha portato nella musica italiana e nella composizione dei testi una qualità che ha resistito nel tempo e oggi è ancora un metro di giudizio valido della critica a un qualsiasi testo musicale.

Il gusto e l’eleganza nella scrittura di Mogol restano degli esempi che difficilmente possono trovare seguito in buona parte della produzione musicale odierna, anche perché è cambiato radicalmente il concetto di pop e di musica leggera. A questo proposito, sentiamo cosa afferma lui stesso a questo proposito in un’intervista del 2016:

Mogol che cosa ritiene di aver dato, in questo percorso?

Mah, dirlo credo sia compito di voi critici. Io sono arrossito quando insignendomi della laurea honoris causa a Palermo hanno detto che ho costruito il lessico sentimentale degli italiani e che i poeti sono necessari perché dicono quello che non si sa dire.  

Per il suo compleanno ci sembra opportuno ricordare alcuni brani storici che fanno parte della nostra cultura e del nostro immaginario: Impressioni di settembre della PFM, un brano immortale che è riuscito a fondere la leggerezza delle liriche di Mogol alle articolazioni compositive del gruppo, I Giardini di marzo di Lucio Battisti, il testo autobiografico di Mogol che riporta alla mente gli anni del dopoguerra, Il Paradiso di Patti PravoPerdono di Caterina Caselli29 settembre degli Equipe 84A chi di Fausto LealiUna lacrima sul viso di Bobby SoloRiderà di Little TonySognando la California dei Dik Dik

Se ne abbiamo dimenticati alcuni, o molti, non vogliatecene e continuate ad ascoltare le sue parole e la sua musica.

Denise Alberti per MIfacciodiCultura