Le nostre vite si intrecciano in maniera incommensurabile”. La Capria lo scrive e lo mostra nell’affascinante struttura elicoidale in cui si avvita la conversazione con Giovanna Stanzione e nel quale è trascinato anche il lettore che riesce a “comprendere” e “percepire” le sue parole.

Ne deriva una immedesimazione tale da sfiorarti l’idea di occupare un’altra poltrona nel salotto dei loro incontri. Suona quella “sua musica nascosta” che è la letteratura che non risponde alle comuni leggi del tempo e dello spazio; in essa si tuffa e, risalendo, compie una sorta di ultima “transustanziazione”. Un testo delicato e potente come un’ “ostia”.

E’ nel salotto dell’autore Raffaele La Capria – scrittore, traduttore e sceneggiatore italiano – che si trovano forma, tra segmenti narrativi e passaggi dialogati proprio con la giovane autrice e giornalista Giovanna Stazione, i dodici capitoli che compongono La vita salvata – Conversazioni con Giovanna Stazione (Mondadori, 2020).

Nella sua dimora mettendo a frutto diverse forme La Capria distilla la sua esperienza di uomo e letterato, toccando molti temi: dalla costruzione della propria identità come uomo e come scrittore, alla conoscenza del mondo attraverso l’intuizione poetica e lo stupore della lettura; dal rapporto tra la nuova letteratura e la tradizione, ai romanzi amati; dalla falsa buona letteratura, ai libri riusciti e non riusciti; alla funzione della letteratura come memoria, al suo ruolo nel mondo contemporaneo; dalla “ferita” che origina la vocazione letteraria, alla morte di uno scrittore; dalla scena letteraria italiana di oggi, ai suoi mutamenti nel tempo.

Quello che viene fuori è un suo ritratto, una raffigurazione dialogante, che fa i conti con il tempo, con le similitudine e le piccole e grandi rivoluzioni rispetto alle nuove generazioni: presa nella morsa dell’angoscia contemporane, che li sdoppia, li addolora fino a che c’è chi non raggiunge la liberazione

Ne emerge un ritratto diverso di La Capria, messo a confronto con il passaggio del tempo, con i cambiamenti e le similitudini del presente. ma anche il ritratto di una generazione, quella dei giovani scrittori che si affacciano sulla scena letteraria contemporanea, che passa attraverso la frantumazione dell’identità, l’angoscia della realizzazione di sé, lo sdoppiamento, fino al grido di liberazione che afferma la propria esistenza.

Primo Levi diceva che la cosa più difficile in letteratura è “vestire di parole” una persona esistente.

Questa è la vera sfida presente nelle pagine de “La vita salvata – Conversazioni con Giovanna Stazione” o forse l’ultima domanda che verrebbe voglia di fare all’autore: al fine del libro si è “messo a nudo” o si è “vestito di parole”?

Antonia De Francesco per MIfacciodiCultura