Già nelle passate settimane ci eravamo occupati della diffusione del gotico in Italia, parlando del sito UNESCO di Castel del Monte ad Andria, voluto da Federico II di Svevia. Con la nostra rubrica, dedicata al patrimonio dell’umanità, ci rechiamo questa volta ad Assisi, in Umbria, per focalizzare la nostra attenzione sulla Basilica di San Francesco, altro importante esempio di gotico italiano divenuto parte del patrimonio mondiale nell’anno 2000.

Giotto, Il Presepe di Greccio (1295-1299) – Basilica superiore di San Francesco, Assisi

La struttura architettonica della Basilica, i cui lavori iniziarono a soli due anni dalla morte di San Francesco, rispecchia e spiega le diverse esigenze alle quali l’edificio si riteneva dovesse rispondere fin dalla sua progettazione. Fu così che per il Santo dei poveri, devoto alla sobrietà, furono costruite ben due Chiese, l’una sovrapposta all’altra, destinate a svolgere differenti funzioni. Infatti quella inferiore (1228-1230) fu progettata per accogliere le reliquie del Santo e perciò a fungere da cripta, mentre quella superiore, costruita tra il 1230 e il 1253, fu concepita come luogo di raccolta per la predicazione, attività centrale del modus vivendi francescano.

Consacrata nel 1253 da Innocenzo IV, la Basilica, già si presentava come luogo di culto destinato a diventare il centro irradiatore del francescanesimo.

Entrambe caratterizzate da una pianta ad unica navata, adatta per evidenziare ed esaltare gli affreschi delle pareti laterali, le due Chiese mostrano elementi strutturali ed architettonici ben differenti. Infatti, se la Chiesa-cripta funge da basamento per la Basilica superiore (e ciò è evidenziato dalle forme tozze e schiacciate delle volte a crociera ivi inserite), quest’ultima invece propone uno spazio intervallato da campate quadrate, reso ancora più ritmato da pilastri sporgenti. La fascia superiore delle pareti è connotata da archi a sesto acuto, mentre la fascia inferiore accoglie gli affreschi di alcuni tra i più grandi pittori della storia dell’arte italiana. Prima ancora di passare appunto alla descrizione di questi ultimi, occorre rilevare che la particolare struttura di entrambe le chiese, a navata unica, fu ripresa per l’elaborazione di altri edifici religiosi, soprattutto in centro Italia.

La Basilica inferiore di San Francesco, caratterizzata dalle volte a crociera basse e tozze

Ad affrescare le pareti di entrambe le Basiliche furono chiamati importanti pittori del calibro di Cimabue, Simone Martini, Lorenzetti e Giotto.

Di straordinaria bellezza, nella Basilica superiore, il ciclo di affreschi curato dal Cimabue e dalla sua bottega, nonché le storie francescane che, secondo buona parte degli storici dell’arte, furono eseguite sotto la direzione del più geniale degli allievi di Cimabue, ovvero Giotto. Mentre il primo ciclo di affreschi, realizzato tra il 1280 e il 1283, riguardante le storie mariologiche, cristologiche e quelle di San Pietro, si connota per la meravigliosa resa drammatica delle figure, il ciclo delle storie francescane (1290-1299 circa) dimostra un elaborato e nuovo uso prospettico dello spazio. E così dunque, le immagini de l’Omaggio dell’uomo semplice – in cui un rispettoso uomo è ripreso nell’atto di tendere il telo al Santo per facilitarne il passaggio – o Il prese di Greccio – che narra l’episodio del primo presepe vivente organizzato dallo stesso San Francesco nel 1223 – sono diventate immagini iconiche della pittura italiana a cavallo tra il 1200 e il 1300.

Omaggio del semplice, affresco della Basilica superiore (1295 – 1299)

Proprio in ragione delle sue eccellenti componenti strutturali, ornamentali e pittoriche la Basilica di San Francesco, secondo il II criterio, adottato in seno all’UNESCO, «ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo dell’arte e dell’architettura nel mondo». Questo, unitamente al fatto che lo stesso movimento francescano è stato in grado, nei secoli, di trasmettere un messaggio universale di pace e tolleranza, fa della Basilica in questione un perfetto patrimonio dell’umanità. Il potere pacifico dell’arte, così come quello della religione cristiana riescono quindi, e ancora una volta, ad unire l’intera comunità internazionale, suggerendole il cammino verso la conservazione dei siti patrimonio dell’umanità per le generazioni future.

Azzurra Baggieri per MIfacciodiCultura