La  Chiesa di Santa Maria del Mar di Ildefonso Falcones, un gioiello per la Cultura.

Molti sono gli artisti che, nel corso dei secoli, hanno creato veri e propri capolavori basandosi su opere d’arte pre-esistenti di diverso genere. Le arti sono chiamate “sorelle” proprio perché l’intreccio culturale che nasce tra loro le lega attraverso un dialogo continuo: architettura, scultura, pittura, musica, letteratura, danza e cinema si sono ispirate e contaminate l’una con l’altra. Questo legame si fa strettissimo soprattutto tra letteratura e arte: per fare un esempio facilmente riconoscibile, basti pensare agli innumerevoli dipinti e sculture che portano il nome di miti greci o di fiabe. Ma, in questo processo creativo in cui arte genera arte, molto spesso è stata proprio la letteratura a nascere dall’osservazione dell’ambiente esterno e quindi dall’ispirazione visiva di opere che erano già state create e che volevano essere raccontate.

Perdersi trai vicoli della Ribeira

Il quartiere della Ribeira de Mar di Barcellona, in cui si stava costruendo la chiesa in onore della Vergine Maria, era cresciuto come un sobborgo della Barcellona carolingia, circondata e fortificata dalle antiche mura romane. Alle origini era un semplice quartiere di pescatori, scaricatori di porto e gente di umili origini.”

Il racconto di Falcones comincia proprio nel quartiere della Ribeira (che letteralmente significa riva) zona di Barcellona in cui, fino a qualche secolo fa, approdavano i vascelli del Mediterraneo. Ancora oggi, passeggiare tra quelle strade è un po’ come perdersi in un altro mondo antico e affascinante. I dettagli sono essenziali: strade strette, vestiti colorati e penzolanti che asciugano sui balconi, muri imbrattati da graffiti che sembrano opere d’arte e ed edere lussureggianti e piante fiorite che si arrampicano sui portici delle case. Sono i caratteristici cantucci che portano ad inoltrarsi, incuriositi, nel cuore dell’antico centro della città, nel quartiere di El Born. Un vecchio detto dice “roda il non i torna a el Born” (gira il mondo ma torna a El Born). El Born è letteralmente il limite,  poiché era un tempo teatro di tornei ed esecuzioni per la nobiltà catalana, ma anche luogo di fiere e processioni popolari. Ad oggi potete trovare una grande piazza lunga e squadrata, costeggiata da palme, a cui intorno sorgono bar e attività commerciali di diverso genere. La zona costituisce una delle principali attrazioni della città, nonché una delle più famose per la vita notturna. Alla fine di questo vialetto si può scorgere un alto muro grigio, una fortezza imponente che si estende in modo circolare anche sulla zona retrostante: è una delle entrate dell’ Esglesia di Santa Maria del Mar, la Chiesa del Mare da cui ha tratto ispirazione lo scrittore spagnolo Ildefonso Falcones per scrivere il suo fortunato romanzo.

Un monumento simbolo di libertà

“Già allora vi era una chiesa minore, quella di Santa Maria de les Arenes, battezzata così proprio perché era stata innalzata sulla sabbia della spiaggia di Barcellona(…) ma la stessa sedimentazione aveva a poco a poco allontanato la chiesa dall’arenile che configurava la costa, costringendola a rinunciare alla sua denominazione originale. Era dunque passata a chiamarsi Santa Maria del Mar perchè, benché la costa si fosse allontana, non per questo era venuta meno la devozione degli uomini che dal mare traevano il loro sostentamento.”

Così Falcones ci introduce nella storia di questo pezzo unico dell’architettura gotica catalana, che sorse quindi sui resti di una piccola chiesetta dove giacevano le presunte spoglie della venerata Santa Eulalia. Il romanzo parte proprio da qui, in una Barcellona del XIV secolo, dove la Chiesa del Mare è in costruzione. Lo stesso Arnau, il giovane protagonista della storia, diventerà uno dei bastaixos, ovvero gli scaricatori di porto che trasportavano sulle proprie spalle il peso delle pesanti pietre grigie di Montjuic, utilizzate per erigere le imponenti mura. La chiesa fu costruita in quegli anni proprio dalla popolazione del posto, finanziata da donazioni e dall’incessante lavoro, e terminata in soli cinquant’anni. Essa rimane ad oggi uno dei simboli più importanti dell’identità catalana, proprio perché costruita e amata dalla gente in un quartiere che costituiva il fulcro del traffico commerciale e marittimo della città. La stessa Vergine del Mare era la protettrice dei pescatori e dei marinai, ed ancora oggi la sua statua col bambino è presente al centro dell’altare. Nessun vestito sfarzoso, nessun vistoso gioiello la riveste. La sobrietà e l’eleganza della chiesa sono ben visibili in ogni dettaglio. Nel romanzo, la Cattedrale del Mare fa da sfondo all’ascesa della borghesia barcellonese del 1300 e diventa per Arnau un lavoro, un riscatto e una missione che lo guida durante tutta la sua vita. È infatti una storia che parla di libertà, la libertà da tutti i soprusi che i servi della gleba dovevano subire senza potersi ribellare ai loro padroni, la libertà che rappresentava la città di Barcellona stessa. La rivincita di Arnau però non tarderà ad arrivare, nonostante le innumerevoli sofferenze affrontate lungo il cammino. Ildefonso Falcones ricostruisce infatti con straordinaria precisione storica la vita degli abitanti delle classi sociali inferiori, quotidianamente a contatto con la povertà, la fame, l’ingiustizia e la morte.

Attraverso il racconto dello scrittore, la Chiesa del Mare si ricostruisce poco a poco anche davanti ai nostri occhi, portandoci a tutti gli effetti a capire come sia diventata, e riconosciuta ancora oggi, la chiesa del popolo.

L’ Esglesia del Mar, un posto magico che continua ad ispirare

Per chi non è mai stato fisicamente a Barcellona, leggere “La Cattedrale del Mare” costituisce un accesso principale all’Esglesia del Mar, luogo di culto caro al cuore dei fedeli e degli abitanti, che continua ad attrarre e a meravigliare tantissimi turisti. La facciata principale è imponente ma semplice, due torri laterali, un rosone decorativo con alcune finestre. Non ci rimanda immediatamente al gotico, differentemente dalla facciata della Cattedrale di Barcellona, molto più elaborata. Ma è proprio all’interno che si sprigionano la magia e la suggestione descritteci nel romanzo: soffitti altissimi, colonne di pietra che sostengono la volta ad archi rampanti. Un corridoio molto lungo ci porta all’altare, alla fine della navata principale, mentre due navate laterali ci portano ad osservare le innumerevoli nicchie in cui sono poste statue e raffigurazioni sacre. In alto spiccano alcuni lampadari antichi a braccia su cui sono poste delle candele, e soprattutto tanta luce filtra dei tantissimi mosaici di vetro colorato sparsi in tutta la chiesa. L’architettura gotica, nata dopo la metà del dodicesimo secolo nel nord della Francia, è qui rappresentata in tutta la sua essenza, portandoci a vivere una percezione differente dello spazio, attraverso l’imporsi della verticalità e della luce. La chiesa nella sua complessità ci rimanda a un concetto di sobrietà, essenzialità ed eleganza. Le pareti sono lisce e prive di orpelli, e le maestose colonne, che sembrano arrivare al cielo, ci fanno sentire piccoli. Non è facile descrivere l’atmosfera presente all’interno di Santa Maria del Mar: innanzitutto meraviglia. Meraviglia per quell’immenso complesso architettonico, costruito secoli fa col sudore di tanti uomini. Un gioiello maestoso, capace di arrivare dritto al cuore e di suscitare sensazioni contrastanti. Ammirazione, derivata da un’osservazione attenta, dalle colonne di pietra, dalle luci che entrano dalle finestre di vetro dei mosaici. E infine suggestione, da quella combinazione di elementi, spazi e finestre, che ti fanno rimanere in silenzio a contemplare tanta bellezza realizzata e racchiusa nella storia.

Non è difficile capire come la Chiesa del Mare riesca ad ispirare, ad ispirare storie passate o romanzi, ma anche ad ispirare la vita e la conoscenza intima delle tante persone che la visitano ogni giorno e che la conservano come ricordo speciale della magia catalana.

Maria Laura Riccardi