L’8 novembre 1900 nasceva ad Atlanta (Georgia) la giornalista e scrittrice americana Margaret Mitchell. Non fu una giornalista di enorme successo e il suo nome non compare nell’elenco di scrittori normalmente studiati sui banchi di scuola. Nonostante le premesse, sono pochi coloro che non ne hanno mai sentito parlare e ancora meno quelli a cui potrebbe risultare sconosciuto il titolo del suo più grande successo editoriale, uno dei bestseller più venduti e amati dal grande pubblico del secondo dopoguerra (e non solo): Gone with the Wind (Via col vento, nella versione italiana).

Margaret Munnerlyn Mitchell è la secondogenita in una rispettabile famiglia del Sud. Il padre Eugene svolge la professione di avvocato ed è uno degli uomini più in vista della città. La madre, May Belle, donna risoluta, forte, profondamente idealista e in anticipo sui tempi, gioca un ruolo fondamentale nell’educazione della piccola Peggy (così si faceva chiamare la Mitchell dai familiari), soprattutto per il suo impegno nella causa femminile. Una sorta di femminista ante litteram inserita in un ambiente, quello degli stati americani del Sud, ancora intriso di maschilismo, immobilismo e arretratezza. E sarà proprio lei che, in fin di vita, dedicherà alla figlia parole commoventi, intrise d’amore e ispirate a quegli ideali che sempre aveva cercato di trasmetterle:

Mettiti a disposizione degli altri, completamente e con il cuore pieno di gioia ma fallo solo dopo aver vissuto la tua vita.

Alla morte della madre, Margaret, che intanto si era iscritta allo Smith College di Northampton (Massachusetts) per proseguire gli studi in medicina, decide di fare ritorno a casa, abbandonando i progetti di laurea e decidendo di dedicarsi totalmente alla famiglia e alla sua passione principale: la scrittura. Sono gli anni in cui comincia a collaborare come giornalista con l’Atlanta Journal Sunday Magazine, scrivendo articoli di costume e conducendo interviste a personaggi famosi. Appena ventiduenne conosce e sposa Berrien “Red” Upshaw, ma il loro matrimonio dura davvero pochissimo. Red si rivela essere un uomo instabile, violento, nonché trafficante d’alcol in pieno Proibizionismo.

Gli anni successivi vedono Peggy abbandonare il lavoro da giornalista e convolare a seconde nozze, nel 1926, con l’agente pubblicitario George Marsh, il quale avrà un ruolo fondamentale nell’incoraggiare il suo talento di scrittrice. Infatti, è proprio in questo periodo, a seguito di un incidente che la costringe alla convalescenza, che Margaret inizia a scrivere il suo capolavoro, terminato soltanto 10 anni più tardi, quando, nel 1936, verrà pubblicato grazie all’intercessione di un talent-scout, Latham, che venuto a sapere quasi per caso del manoscritto della Mitchell deciderà di farlo uscire presso la propria casa editrice.

Al di là di ogni aspettativa, il romanzo riscuote un successo straordinario: 180 mila copie vendute in sole quattro settimane. Margaret Mitchell esce finalmente dall’anonimato, acquistando fama, denaro e notorietà. Di lì ad un anno vincerà il Pulitzer, mentre nel 1938 sarà candidata al Nobel per la letteratura.

Via col vento è un romanzo storico e psicologico assieme, un romanzo di formazione. Una storia d’amore inserita nella cornice della grande storia, quella con la “s” maiuscola, quella della Guerra di Secessione, raccontata con lo sguardo dei perdenti, dal punto di vista dei sudisti. La storia di una donna, Scarlett O’Hara (Rossella, in Italia), personificazione di una terra e di un popolo, della loro disfatta e della loro volontà di rialzarsi e ricostruire qualcosa di nuovo, di diverso, di migliore. L’autrice non racconta solo una banale, seppur travolgente vicenda sentimentale. Attraverso le sue descrizioni estremamente dettagliate precise e concrete ci rende un affresco vivo e reale dell’epoca in cui si svolgono i fatti, della Georgia di quegli anni, assegnando ad ogni personaggio un ruolo chiave nella narrazione del cambiamento e dei diversi modi in cui venne affrontato.

Clark Gable, Margaret Mitchell e Vivien Leigh

Questa storia diventa film nel 1939, grazie al genio di Victor Fleming e alle straordinarie interpretazioni di Vivien Leigh (Scarlett O’Hara) e Clark Gable (Rhett Butler), facendo aumentare esponenzialmente il successo dell’opera, il cui finale lascia in sospeso lettori e spettatori di tutto il mondo.

Scoppia la Seconda Guerra Mondiale, la nostra Peggy si arruola nella Croce Rossa americana diventando istruttrice di primo soccorso. Superato il conflitto, fa rientro nella sua città natale, ma non mostra alcuna intenzione di proseguire la sua carriera di scrittrice. Si chiude in un apparente, disilluso silenzio, forse dubitando del suo reale talento, forse credendo che il suo successo fosse derivato da una sorta di fortuna del principiante che la avrebbe spinta a deludere le aspettative dei suoi lettori, se avesse perseverato. E mentre rimuginava sul proprio avvenire, in dubbio se continuare o meno sulla scia di Via col vento, una notte destate del 1949 un taxista ubriaco le impose un’alternativa diversa, che Margaret non aveva considerato, ponendo fine per sempre alla sua carriera di scrittrice e, insieme, alla sua vita.

Deborah Gressani per MIfacciodiCultura