Dettaglio di “Treasured Possessions”, di Emile Villa (1836-1936)

I viaggiatori che hanno visitato alcune aree del mondo in cui non esisteva una lingua scritta sono ritornati spesso con grandi racconti di persone dotate di una memoria prodigiosa. È la morale più antica del mondo: nelle società prelettarate, i cantastorie hanno salvaguardato l’immenso patrimonio culturale e tribale immagazzinando in memoria tutte le informazioni che gli occhi e le parole registravano. Ed è così che le tradizioni e le peculiarità intrinseche ad ogni civiltà sono state trasmesse con cura e devozione di particolari, venendo conservate come quei Tresured Possessions dipinti da Emile Villa. Ciò nonostante, nel 1982 Neisser dimostrò che anche in alcune società dove esiste una lingua scritta si riscontrino imprese di memoria degne di nota. Allora la domanda diviene: quali sono i criteri che garantiscono a una traccia di permanere nel tempo e quali invece conducono all’irreversibile “destino” dell’oblio?

  • Verità o Fantasia?

Freud spiegò come, per un meccanismo di difesa chiamato rimozione, gli eventi o vengono cancellati completamente perchè troppo difficili da elaborare dalla psiche (che non li fa scomparire ma li relega nell’inconscio, dove continuano a operare il loro effetto perturbatore) oppure sono falsificati, distorti e caricati da sembianze non eguali alla scena realmente accaduta o immaginata. I ricercatori Clancy e Loftus sostengono che si tenda a dimenticare o distorcere un ricordo quando la fonte è ambigua e non fornisce coordinate chiare.

-Carl Gustav Jung non venne considerato da Paul Ricœur uno dei “Maestri del sospetto” eppure quando teorizzò l’esistenza degli archetipi e dell’inconscio collettivo attuò una vera rivoluzione: dichiarò l’esistenza di una realtà psichica ulteriore che eccede quella individuale. Una realtà, quella junghiana, che si configura come una memoria ancestrale solo apparentemente invisibile che unisce tutti gli uomini e tutte le epoche, rendendoli simili tra loro.

  • Oblio

Indubbiamente la cultura riveste un ruolo fondamentale influenzando il modo in cui le informazioni vengono trasmesse e, si ipotizza, anche la maniera con cui le si elabora e le si scorda. Perchè dimentichiamo? La psicologia ha fornito tre risposte:

– Decadimento

Per decadimento s’intende la perdita di informazioni a causa del non uso. Seguendo quest’approccio, dovrebbe essere naturale pensare che i momenti più distanti temporalmente siano i primi a scomparire, solo perchè lontani. Quest’approccio non spiega come mai le persone ricordino di più non gli eventi vicini ma quelli significativi, a prescindere da quando questi siano avvenuti (in primis, secondo lo studio condotto da Andreani nel 1990, gli individui di età avanzata hanno maggiori ricordi relativi all’università, al primo lavoro e talvolta anche all’infanzia).

– Interferenza

L’interferenza è il fenomeno per il quale le informazioni immagazzinate in memoria disturbano la rievocazione delle altre informazioni. Le tracce mnemoniche nuove (o enogrammi), secondo quest’approccio, scaccerebbero le vecchie.

– Oblio dipendente dai cue

I cue di recupero sono degli stimoli (fotografie, emozioni, profumi…) che permettono di rievocare più facilmente un ricordo immagazzinato nella memoria a lungo termine. Una volta che le tracce di memoria vengono registrate nella LTM (long-term memory), è più facile che non scompaiano rispetto a quanto avviene per le info rapide tipiche della memoria di lavoro. L’oblio è quindi più difficile che intacchi dei ricordi che si sono strutturati da tempo, ma può verificarsi quando diventa fallace il collegamento tra cue e ricordo, o quando proprio ci si dimentica del cue.

Se abbiamo una certezza relativa alla memoria è che, con tutti i misteri che ancora la caratterizzano,  eternamente rimarrà «il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé» (Oscar Wilde).

 

Per ulteriori approfondimenti:

Robert. S. Feldman, “Psicologia generale”, ed. McGraw-Hill, 2013

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