Si conobbero a Vitebsk il 7 luglio 1909, nel cuore della Russia zarista, lui con «lo sguardo di una volpe negli occhi azzurro-cielo» e lei «giovane dalla pelle d’avorio e dai grandi occhi neri che mi ha affascinato da subito». Così si descrivono i protagonisti di Coq rouge dans la nuit, Marc Chagall e Bella Rosenfeld, che quando conobbe il pittore russo aveva appena 14 anni.

Ascolto la melodia della tua voce dolce e grave. Perfino nei tuoi occhi intendo quel canto e tutti e due insieme, lentamente, ci solleviamo sulla camera adorna e ci involiamo. Arriviamo alla finestra e vogliamo attraversarla. Fuori ci chiamano le nuvole e il cielo blu. I muri con tutti i miei scialli variopinti girano intorno a noi e ci fanno girare la testa. Ora voliamo abbracciati nel cielo e i campi di fiori, le case, i tetti, i cortili e le chiese sembrano galleggiare sotto di noi… (Bella Rosenfeld)

Marc Chagall, “Coq rouge dans la nuit”, 1944

Il blu, colore della notte in arrivo, predomina e tinteggia il contorno delle due figure, le quali sono vicine e assorte in contemplazione. Al museo di Chagall a Nizza, si può osservare una chiazza rossa che veleggia nel cielo e si dirige verso la luna bianca, il cui pallore romanticamente frastornato si riflette sui capelli di Bella e ne imperla parzialmente l’abito. Un violino inneggia una sinfonia che non si ode ma pullula nello spazio con delle note sorridenti, che creano dei riflessi di armonia ancestrale nello spazio.

Scorrono gli anni, volano i mesi e i giorni. Quanta pioggia è caduta, quanta neve! Ti svegli una mattina, e pare che sia finito un altro anno, ma è soltanto un nuovo giorno, e qua e là è spuntata una nuova ruga: sulla schiena, sul soffitto, sulla guancia (Marc Chagall)

Si ha l’idea di una mattina, un esordio che ricorda le tinte e i riflessi emotivi presenti ne “Il compleanno” (1915). La neve s’adagia silenziosamente sui tetti delle case, mentre nella loro abitazione Bella e Chagall si avvolgono in un caldo abbraccio colorato, confermato dagli oggetti fintamente immobili che, con le filigrane colorate e i riflessi nevischiosi di fuori, osservano la coppia. L’anno dopo la fine dei Romanov, nel 1918 Chagall pennella La passeggiata e Sulla città, entrambi del 1918. Nel primo quadro è Marc a essere vestito di nero, mentre nel secondo quadro è Bella a essere tinteggiata di corvino, proprio come ne Il compleanno. In entrambe le opere, i due copri sono fisicamente uniti, invischiati e avvinghiati, sopra le città e le chiese, i luminosi verdi e gli appannosi cremisi.

Per anni il suo amore ha influenzato la mia pittura. – scriverà anni dopo Chagall – Bella scriveva come viveva, come amava, come accoglieva gli amici. Le sue parole, le sue frasi sono una patina di colore sulla tela… Le cose comuni, le persone, i paesaggi, le feste ebraiche, i fiori – questo era il suo mondo, questi erano i suoi soggetti… Poi a un tratto, un rombo di tuono, le nuvole si aprirono alle sei di sera del 2 settembre 1944, quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto tenebre.

Marc Chagall, “Bouquet with flying lovers”, detail, 1947

Bella morirà il 2 settembre 1944 per un’infezione virale, e allora i colori di Chagall, da spumeggianti e ricchi di vita, in un contrasto cromatico ed emotivo opposto ai conflitti mondiali che si stavano consumando e stavano distruggendo vite da anni, diverranno appannati, tristi, stanchi, bianchi. Ma, nonostante tutto, Bella rimarrà la Madonna dei quadri di Chagall, la musa ispiratrice che per tutta la vita ha infiammato le tele e consumato l’arte dei rossi e dei blu, fino all’opera La Mariée del 1950, dipinta sei anni dopo la morte di lei. Ancora più suggestiva è Bouquet con gli amanti realizzata nel 1947, dove come sempre i due sono profusi in un calmo abbraccio che trasmette vita, dolcezza, eterna dedizione.

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