Cattelan, un artista irriverente per una società reverenziale

Cattelan e La Nona Ora

Maurizio Cattelan è forse uno degli artisti contemporanei italiani più chiacchierati nel panorama internazionale, non solo per le sue opere dissacranti ma soprattutto per le esorbitanti cifre alle quali vengono battute all’asta. Come dimenticare La Nona Ora in cui la statua di cera di papa Giovanni Paolo II viene abbattuta da un meteorite, nel 2001 battuta da Christie’s per 886 mila dollari, o la più recente HIM, in cui un piccolo Adolf Hilter in resina è inginocchiato a fare ammenda per i propri peccati che nel 2016 riesce ad essere venduto per per 17 milioni di dollari?

Ma chi è questo spietato e ironico artista? Cattelan nasce a Padova il 21 settembre 1960 e nella sua formazione non compaiono prestigiose scuole o accademie, infatti si avvicina al mondo dell’arte da autodidatta e autonomamente inizia la sua sperimentazione. Nel 1986 presenta Senza Titolo, opera in cui imitando Lucio Fontana squarcia una tela in tre punti incidendo una Z di Zorro. Nel 1991 si tiene la sua prima esposizione: la Galleria d’Arte Moderna di Bologna ospita Stadium 1991, un lunghissimo tavolo da calcio dove si scontrano operai senegalesi e riserve del Cesena. Nel 1993 viene invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia e colpisce il pubblico e la critica con una non-opera Lavorare è un brutto mestiere, dove lo spazio espositivo  rischia di essere venduto ad una agenzia pubblicitaria. Si trasferisce a New York e nel 1999 si afferma nella scena mondiale con la discussa La Nona Ora, e nello stesso anno organizza ai Caraibi la Sesta Biennale, beffa per i critici e i giornalisti accorsi che si ritrovano nella location di una lussuosa vacanza per artisti. Da questo momento la sua carriera è in crescendo.

All, 2012, Guggenheim Museum

Nelle numerose istallazioni prodotte in questi anni e ancor più nelle performance, il carattere denigratorio e irriverente di Cattelan diventa la chiave del suo successo, dove l’indignazione si alterna all’ammirazione. La sua arte ed ancor più il suo essere artista si prefigura come una continua azione di rottura, volta allo scandaloall’inconsueto ma soprattutto alla denuncia. Scandalizzare l’opinione pubblica con performance e istallazioni diventa una sfida continua che si propone non solo di fare spettacolo ma soprattutto di muovere menti attraverso le molle più forti dei sentimenti. La sua è una comunicazione che spiazza, che si prende gioco dell’arte stessa, dei suoi critici e dei suoi “industriali”, che anche quando viene premiata e apprezzata non cede mai al compiacimento ma si carica di autoironia e quasi di disprezzo nella desacralizzazione dei tanto ambiti riconoscimenti. Un esempio di questo atteggiamento lo si ha avuto nel 2004, quando Cattelan ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dall’Università di Trento in Sociologia. Per l’occasione l’artista prepara per l’atrio dell’edificio un asino imbalsamato per l’istallazione dal titolo Un asino tra i dottori. O ancora, quando manda a ritirare i suoi premi improbabili artisti come il cantante di Elio e le storie tese nel 2009 per il Premio alla Carriera della XV Quadriennale d’Arte di Roma  o  i due comici de I soliti idioti nel 2013 quando viene insignito del Premio Francesca Alinovi dall’Accademia delle Belle Arti di Bologna.

Nel 2010 fonda insieme al fotografo Pierpaolo Ferrari  la rivista d’arte Toilet Paper. A questo progetto si dedica per diversi anni duranti i quali assistiamo ad una stasi artistica. Cattalen ritorna nel 2016 a “produrre” attivamente arte al Guggenheim Museum di New York, lì dove si era fermato nel 2012. Qui istalla America, un wc rivestito in oro massiccio che trova posto tra i bagni unisex del museo e che, qualora necessario, è a disposizione dei visitatori. Tra i suoi ultimi lavori da segnalare The Single Post su Instagram: Cattelan si serve della celebre piattaforma per condivide un’immagine destinata ad avere una breve vita, un giorno o due, per essere poi cancellata e sostituita da una nuova, anche essa estemporanea ed effimera.

Le sue istallazioni, sculture e performance non cedono mai al banale, nella loro ironica e quanto mai pungente rappresentazione della realtà sono capaci di rendere i paradossi e le contraddizioni di una società contemporanea accecata da falsi miti e sempre più succube della cultura di massa. Il gusto della provocazione, dello spettacolo e della sorpresa anima ogni sua azione che rifiuta ogni convenzionale delimitazione dell’espressione artistica e per questo si ribella ad ogni tentativo di musealizzazione. La sua arte nasce come libera e irriverente, disinteressata ad ogni forma convenzionale di diffusione e per questo si caratterizza come varia e disomogenea.

L’arte figurativa incontra la performance e l’happening. Quelle di Cattelan più che opere sono delle vere e proprie perturbazioni: scuotono il senso comune dell’arte, del potere, della religione e della società. Il grottesco si mischia al sublime, il sacro al profano, l’humor al politicamente corretto. Non c’è nulla di intoccabile, nulla che non possa essere strumentalizzato e ridicolizzato, è un mondo capovolto dove l’etica è subordinata all’espressione, dove l’umorismo e la denuncia diventano uno strumento espressivo portato alle sue estreme conseguenze.

In un mondo dove nulla più sorprende e dove tutto è lecito, spettacolare non è ciò che è rappresentato ma lo stupore negli occhi di chi guarda. È quasi ironico come riusciamo ancora a scandalizzarci davanti all’arte contemporanea, alle sue provocazioni e alle sue irriverenze, mentre quello che ci circonda ha perso ogni potere di impressionarci, di farci pensare, come se l’orrido del reale fosse fin troppo banale. Maurizio Cattelan ha affidato all’arte questa sua idea, facendone un palcoscenico dissacratorio dove l’indignazione possa lasciare il posto alla comprensione, dove tutto possa ritrovare la giusta misura, con ironia, con intelligenza ma soprattutto con l’occhio attento di chi scruta il reale e ne da una sua personale visione.

Martina Conte per MIfacciodiCultura