Alberto Savinio con la moglie Maria Morino

Pittore, scrittore e musicista, Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea de Chirico, nasce ad Atene il 25 agosto 1891.

No, non si tratta di un puro caso di omonimia: fratello del celebre pittore metafisico Giorgio de Chirico, Savinio (che in famiglia venne chiamato Betty fino all’età adulta) nel suo lungo percorso artistico abbracciò in particolare il movimento delle Avanguardie del primo Novecento. Il suo stile è molto singolare e difficile da definire, si potrebbe collocare in una zona intermedia tra il Surrealismo e la Metafisica.

Diplomato in pianoforte e composizione, è la musica la prima arte a cui si dedica: la sua musica per lui è l’equivalente delle ricerche pittoriche del fratello.

Alberto Savinio, Annunciazione, 1932

Savinio si dedica successivamente alla scrittura ed è nel 1918 che la sua prima opera, ovvero l’originalissima Hermaphrodito, viene pubblicata sulle pagine della rivista fiorentina La Voce. Come si intuisce già dal titolo, la parola hermaphrodito è la chiave di lettura di un testo ambiguo e trasgressivo. La figura mitologica dalla doppia sessualità è già di per sé l’incarnazione dell’ambiguo, ma è anche simbolo della perfezione, dell’armonia tra la virilità e la femminilità. L’equivoco è una delle caratteristiche tipiche dell’arte di Savinio che propone una verità molteplice e contraddittoria che a volte va oltre l’apparenza. Basti notare la sua scelta di cambiare cognome.
Curioso è il sottotitolo scelto per la prima parte di Hermaphrodito: Microscopio-Telescopio. Non è un titolo scelto a caso, in quanto si tratta di due strumenti capaci di alterare le capacità visive dell’uomo, ingrandendo e rimpicciolendo appunto le immagini. Ed è questo quello che si propone di fare l’autore nel corso della sua opera, distorcere la normale percezione delle cose e dare accesso a nuovi immaginari spesso surreali e fantasiosi, come quelli dell’inconscio.

Un tema presente nei suoi dipinti è la metamorfosi uomo-animale come in Penelope la donna-uccello, immagine spesso ricorrente nelle sue opere, o i centauri del disegno a matita Promenade e ancora nel ritratto dei suoi genitori in cui la madre ha la testa di un pellicano e il padre quella di un cervo.

Disarmante e quasi buffo è il metaforico ritratto della madre del 1950 Studio per la madre, in cui la figura umana viene inglobata nelle fattezze di una poltrona. A tal proposito esclamò

Queste figure composite che io chiamo Poltromamma e Poltrobabbo mi hanno anche dato la riprova naturale di come nascono le figure mitologiche. L’unione di un uomo e di un cavallo finisce per comporre un centauro. L’unione di mio padre e della poltrona sulla quale egli soleva sedersi finì per comporre un Poltromo.

Il mondo rappresentato nelle sue opere è un mondo magico, metafisico, tendente quasi al surreale.

Alberto Savinio, Penelope 1940

Nel suo stile narrativo ad esempio si può notare il gusto del “capriccio” e della fantasia nel accomunare spesso con sarcasmo l’uomo alle cose, trovandone curiose analogie. Altra sua caratteristica fondamentale è il classicismo che spesso si diletta a fondere con l’ironia creando un volutissimo senso di spaesamento.

Ma accanto al Savinio ironico, c’è il Savinio intellettuale, dalla scrittura nitida ed elegante, caratteristica propria delle sue opere di saggistica e della sua attività di critico e giornalista.

Savinio visse per molti anni a Parigi, la “mecca degli artisti”, ed insieme al fratello fece parte nel 1928 de Les Italiens de Paris, gruppo di pittori rivoluzionari dalle idee talvolta opposte ma pronti comunque a riscrivere la storia dell’arte contemporanea italiana, guidati dal senso comune di un egocentrico patriottismo. Un movimento considerato da molti critici alla pari di una vera e propria corrente artistica come poteva essere il Futurismo o il Surrealismo.

Savinio muore a Roma il 5 maggio 1952.

Nel 1954 la Biennale di Venezia gli dedicherà una retrospettiva.

Maria Cristina Merlo per MIfacciodiCultura