Giulio Romano, Madonna della gatta, 1523

Nel Museo Nazionale di Capodimonte, a Napoli, è conservato forse il dipinto più complesso di Giulio Romano (Roma, 1499 – Mantova, 1546), l’allievo fedele dell’urbinate Raffaello. I protagonisti della scena sono i componenti della Sacra Famiglia: la Madonna tiene in un solido abbraccio l’anziana madre e il Bambino, il quale rivolge le proprie attenzioni infantili al cugino Giovanni Battista. Un incastro piramidale di corpi e di sguardi perfetto, molto intimo e familiare. In disparte, ma presente, sull’uscio della porta appare anche Giuseppe. Siamo all’interno della loro casa, dove si svolge la vita quotidiana nel calore della famiglia. Ci sentiamo quasi ospiti indesiderati nell’osservare la scena. Il dipinto prende il nome di Madonna della gatta per la presenza dell’animale domestico, ai piedi dei personaggi, così forte da sembrare viva. È un capolavoro perfetto per chi ama gli indizi e le allusioni da decifrare nelle opere: la gatta rimane un grande mistero.

I committenti sembrerebbero essere la famiglia Gonzaga perché Vasari testimonia la presenza dell’opera nella casa di Cesare Gonzaga a Mantova intorno al 1566. Inizialmente era stato confuso come attribuzione di Raffaello anche per l’analogia con la sua opera la Madonna della Perla (1518) in cui la struttura ed il volto dei personaggi è molto simile.

Madonna della gatta, dettaglio

Differenza sostanziale è invece l’interno dell’abitazione all’apparenza lussuosa, il che fa pensare alla casa dei genitori di Maria, Anna e Gioacchino, una coppia benestante. All’interno ci sono, infatti, tanti oggetti riprodotti con cura meticolosa nel dettaglio come il pavimento in marmo, la cesta per il cucito, la culla, il letto intagliato all’antica e il resto degli arredi. Elementi che sottolineano l’abilità naturalistica di Giulio Romano, dimostrata anche nel ritrarre gli animali: due colombi, uno bianco e nero, ai piedi di Giuseppe, un cane e la celebre gatta che guarda dritta negli occhi lo spettatore.

Tutto contribuisce ad alimentare il senso di casa e allo stesso tempo cela un significato più profondo che allude ai misteri cristiani. Se le ciliegie che il Battista porge a Cristo sono prefigurazione del sacrificio, la culla ai loro piedi è emblematica della morte e della rinascita, o ancora Giuseppe, pensieroso ed in disparte, che non osa varcare la soglia della stanza è un chiaro riferimento all’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Giuseppe li accompagna e li protegge ma non è il vero padre di questa famiglia.

I dettagli sono pieni di significato. A catturare lo sguardo è sicuramente il cesto per il cucito in primissimo piano. Contiene un filo rosso e uno bianco che vanno ad intrecciarsi, un libro di preghiere, dei panni bianchi e degli aghi. Oltre ai misteri mariani può alludere alla vita della donna, moglie e madre, fin dalla gioventù educata umilmente alle arti del cucito e alla preghiera.

La Perla, 1520 ca.

Se nella Madonna della Perla di Raffaello il Bambino con espressione gioiosa si rivolgeva alla madre qui invece afferra senza ulteriori conferme il frutto avvertimento del sacrificio. Accetta il proprio destino e sua madre non può farci nulla se non guardarlo carica di malinconia. Maria ha in questo momento bisogno di sua madre, Sant’Anna, che le è affianco come capostipite femminile di questa famiglia. È lei che guida sua figlia e le dà  la giusta forza nel compiere il disegno divino. Per questo l’anziana coppia non può essere, come spesso accade, identificata con Elisabetta e Zaccaria, genitori del Battista e cugini di Maria.

E il mistero della gatta, come si risolve? La gatta diventa un attributo di Sant’Anna, non a caso è proprio ai suoi piedi. Un attributo che enfatizza la sua figura di madre protettiva, veggente che attraverso l’immensa saggezza che la caratterizza permette al destino di compiersi. La gatta, dagli occhi svegli e vispi, diventa la sua naturale compagna.

Alejandra Schettino per MIfacciodiCultura