Trafitto da un raggio di sole: Salvatore Quasimodo

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Salvatore _ QuasimodoNasceva il 20 agosto 1901, a Modica, uno dei poeti italiani dall’animo più sensibile e complesso: Salvatore Quasimodo.

Figlio di Gaetano Quasimodo, capostazione delle Ferrovie dello Stato, la vita del giovane futuro premio Nobel fu segnata da numerosi traslochi a causa del lavoro del padre, che portò l’intera famiglia per buona parte della Sicilia. Uno dei loro trasferimenti più importanti per la vita del Quasimodo, fu nel 1909 a Messina, dove il padre ricevette l’incarico di riorganizzare la linea ferroviaria dopo il tremendo terremoto avvenuto un anno prima. La famiglia Quasimodo si trovò così, come molte altre famiglie messinesi sopravvissute al sisma, a vivere in un vagone merci su un binario morto della stazione, esperienza che segnò nel profondo il ragazzo e che porterà con sé nelle sue poesie.

La sua vita fu per un periodo divisa tra gli studi tecnici prima a Palermo e Messina, e successivamente a Roma, dove studiò ingegneria, mentre la grande passione per la poesia e la letteratura venne alimentata anche dalle amicizie d’infanzia con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira.

Siamo agli albori degli anni ’20 quando Salvatore in piene ristrettezze economiche, cercava di completare la formazione tecnica e si dilettava nelle prime poesie. Le precarie condizioni economiche però, lo costrinsero ad abbandonare gli studi e ad iniziare a lavorare e così anche la passione per la poesia subì una lieve battuta di arresto, seppur breve, fino al 1926 quando divenne impiegato nel Ministero dei Lavori Pubblici: con una situazione più solida alle spalle, poté dedicarsi in modo più approfondito alla sua passione, conoscendo altri scrittori suoi contemporanei e venendo incoraggiato dai colleghi letterati e dalle continue pubblicazioni sui giornali.

La sua affermazione in ambito letterario era ormai assodata e nel ’38 attua l’audace scelta di abbandonare il lavoro al Ministero per dedicarsi interamente a questo nuovo mondo, lavorando nell’editoria, insegnando e continuando a pubblicare nuove raccolte di poesie. Di questo periodo sono la collaborazione con la rivista Letteratura e l’antologia Poesie, che contiene componimenti toccanti nei quali rieceggiano le atmosfere sfumate dei sogni, in cui la terra natia è amata e mitizzata. Per questo suo stile poetico, venne incluso nelle file dei poeti ermetici che andavano in voga in quel periodo di tempo a cavallo tra le due guerre mondiali: i versi sciolti, una poesia “pura” ed essenziale, accomunata dal senso di solitudine che vive l’uomo moderno. È una poesia dunque dettata dallo stato d’animo quella di Salvatore Quasimodo e le parole che sfumano i riferimenti alla realtà, trascinando il tutto in un vortice di allusioni.

quasimodo_bigDurante la Seconda Guerra Mondiale l’impegno di Quasimodo non venne meno, anzi, le sue opere si evolsero, tramutando l’atmosfera del sogno in realtà, assumendo quello stile definito “poesia impegnata” in un contesto sociale particolare quale fu quello del Dopoguerra: negli ultimi anni il linguaggio dei suoi componimenti fu sempre più vicino a quello della cronaca.

Negli anni successivi , ricordiamo un evento importante, il Nobel nel 1959, onorificenza per un poeta ormai di fama internazionale, che raccontava con quelle parole all’apparenza così soavi e gentili le asprezze della guerra, le difficoltà della vita, la solitudine, lo sradicamento, emozioni, sentimenti propri di un’Italia che stava cercando di ritrovare la propria identità perduta.

Scrisse, pubblicò e si impegno nella società sino alla sua morte, avvenuta il 14 giugno del 1968 ad Amalfi.

Un esponente del secolo breve italiano, che tramutò i suoi versi in sentimenti e denunce del dolore, come quella guerra tanto disperata che fece attaccare le cetre dei poeti alle fronde dei salici.

Sara Govoni per MIfacciodiCultura