Italbasket

Il termine Rinascimento è stato assunto dalla storiografia per designare il movimento e il periodo storico-culturale che ebbe inizio in Italia intorno alla metà del sec. 14° e si affermò, estendendosi a tutta l’Europa centro-occidentale, nel sec. 15°, fino alla metà del Cinquecento, e che fu caratterizzato dal «rinascere», dal rifiorire delle lettere e delle arti, di una concezione filosofica ed etica più antropocentrica, della scienza e in genere della cultura.
Da domenica scorsa però Rinascimento viene affiancato da un aggettivo, “azzurro”, che sta dando nuovi significati a un termine vecchio di secoli.
Sono trascorsi 18 mesi da quando si ebbe il primo caso di Covid – 19 nel nostro Paese. 18 mesi di sofferenza, di dolore, di angoscia e terrore. E noi italiani ci siamo trovati separati, distanti, ma al contempo uniti ancor di più intorno al nostro tricolore, simbolo della nostra meravigliosa nazione. La bandiera è diventata il nostro viatico per la guarigione, ci ha fortificati e unificati più di ogni altra cosa. E il tricolore, che sventolava sui balconi dei palazzi per ricordarci che insieme potevamo sconfiggere questo nemico invisibile, da domenica scorsa sventola sul tetto d’Europa grazie alla vittoria della nazionale di calcio agli Europei 2020, riconsegnandoci un titolo che mancava dal nostro Paese da 53 anni.

E così il Rinascimento culturale e delle arti partito da Firenze nel 14° secolo, si è tinto di azzurro, trovando nuova linfa in questa rinascita sportiva che ha travalicato, ancora una volta, i confini nazionali.

La nostra nazionale di calcio arrivava da 3 anni di ricostruzione dopo il mancato approdo ai Mondiali del 2018, un’onta per una squadra che negli anni ha fissato sulla propria maglia le 4 stelle di Campioni del mondo. La pandemia, nella sua gabbia di prigionia, ha avuto però il potere di cementificare un insieme di giovani e meno giovani, che ha saputo fare del gruppo il suo punto di forza. Il gruppo, come l’intero popolo italiano che, insieme, ha affrontato la pandemia più feroce degli ultimi tempi. Guardare quei ragazzi lottare contro squadre così forti, senza mai avere un attimo di cedimento, senza mai arrendersi, ma con la determinazione di potercela fare, ha dato uno scossone al popolo italiano che per mesi ha combattuto contro il virus ed è riuscito, unito, a superare le fasi più delicate di un contagio in continua espansione.

Il 2021 si sta prospettando come davvero l’anno di un novello Rinascimento, in tutto e per tutto.

Maneskin

La nostra musica ha conquistato il mondo intero con il Golden Globe assegnato all’immensa Laura Pausini: il brano Io sì, una rivincita della lingua italiana che sa emozionare con le sue melodie e parole. E non dimentichiamo la vittoria all’Eurovision Song Contest dei Maneskin, il loro rock sempre più in testa alle classifiche mondiali.
E poi lo sport che, alla vigilia delle Olimpiadi di Tokyo, ha deciso di farci emozionare come mai prima d’ora: l’Europeo di softball vinto dalle nostre ragazze, la nazionale di basket che ritrova i Giochi olimpici dopo 17 anni di assenza, la già citata nazionale di calcio campione d’Europa e poi l’umiltà e il talento di Matteo Berrettini, unico italiano nella storia centenaria di Wimbledon a raggiungere la finale del torneo.

Matteo Berrettini

E quello che emerge da tutto ciò è che il gruppo fa sempre la differenza. In una società che ci vuole individualisti, forti da soli, è in realtà il vivere insieme la vera forza per affrontare le difficoltà che il mondo ci sbatte davanti. Sentirci parte di un tutto è sentirci vivi, come mai prima d’ora. E se lo sport, nella sua universalità, può aiutarci a farci sentire ancora di più parte di questo tutto, ben venga!

Ben venga il calcio, quello che unisce, quello di Donnarumma che para l’ultimo rigore e continua a pensare al prossimo, da parare, troppo concentrato per capire che l’Italia aveva già vinto. Ben venga Matteo che con il suo sorriso ci ha dimostrato che la sconfitta non è un fallimento, ma solo il punto di partenza per qualcosa di più grande. Ben vanga l’Italbasket che, senza nomi eccellenti, ci ricorda che si può fare bene contro ogni pronostico avverso, grazie all’unità e alla forza del gruppo.

Ben venga il senso di appartenenza alla nazione, perché ci siamo ritrovati fratelli d’Italia, ci siamo stretti a coorte quando il virus ci voleva divisi, noi calpesti e derisi perché da sempre divisi, uniamoci ancora “perché così chi vincer ci puo!?”

Rosa Araneo per MIfacciodiCultura