Un abbraccio rimanda subito all’idea di un legame. Qualcosa che resta unito tanto da poter apparire in contraddizione quando lo si sceglie come titolo di un libro che racconta una storia di separazione. L’abbraccio (Robin, 2022) di Ernesto Masina racconta in effetti l’ultimo lungo abbraccio che diventa la metafora dell’addio che due persone, “lui” e “lei”, debbono dirsi. Dico devono perchè le separazioni, come tutti gli addii, hanno bisogno di una fase di elaborazione, hanno diritto al tempo di capire, di realizzare ed è un tempo nel quale, dopotutto, si è ancora uniti benchè distanti.

L’abbraccio diventa così un doppio racconto. Ci sono le pagine di “lui” e quelle di “lei”; c’è il tempo di “lui” e quello di “lei”; ci sono le loro rispettive versioni dei fatti, i loro modo di metabolizzarli e renderli pensieri prima, suggestioni e confezionarli in ricordi…possibilmente non troppo dolorosi.

Ma c’è anche di più. Le pagine vanno ben oltre la fine di una storia d’amore e nel reciproco analizzare dei fatti emergono le cause e le conseguenze della loro rottura. Masina costruisce, quindi, una trama che accende e spegne la luce su dinamiche di coppia che rivelano ancor prima sistemi famigliari, socio-culturali, coni d’ombra di profondo maschilismo anacronistico, che l’autore condanna svelandone, parola dopo parola, la sua inadeguatezza, il suo non motivo di sussitere.

Così Lui e Lei, non hanno volto, nè nome, ma sono così veri, così autentici nel dirsi e rivelarsi al lettore, che potrebbero essere tanti di noi; potrebbero descrivere L’abbraccio dal quale tutti potrebbero essersi dovuti o doversi liberare.

Ed ecco, dunque, che L’abbraccio che titola il romanzo di Masina è un cerchio d’affetto che via via si fa liquido, come per qualunque coppia debba chiudere la relazione trascinando un sentimento che fa i conti anche con il proprio equilibrio emotivo, ma è anche una morsa dalla quale rifuggire nutrita proprio da quell’equilibrio emotivo messo in discussione da variabili acquisite nel corso delle proprie esistenze che finiscono col condizionarle.

Una lettura intima, ma allo stesso tempo fresca e scorrevole, che – tutto sommato – nonostante parli di un addio, ha i contorni di una vera e propria storia d’amore.

Antonia De Francesco per MIfacciodiCultura