Byron 2Il 22 gennaio 1788 nasceva a Londra George Gordon Noel Byron, VI barone di Byron, conosciuto universalmente come Lord Byron. Considerato come uno dei più influenti poeti romantici inglesi, trattava tematiche come la malinconia, lo spirito di ribellione, quel “male del secolo” contrario ad ogni ordine precostituito. Caratterizzato da uno stile raffinato ed elegante, passò alla storia anche per la sua personalità e il suo carattere, che contribuirono a dargli una fama tale da indicarlo come prima vera celebrità moderna.

Il carattere ribelle e trasgressivo di Lord Byron è, forse, uno degli aspetti che più contraddistinguono la sua figura. Le radici di questa irrequietezza sono probabilmente da ricercare nell’infanzia, segnata da una madre proveniente da una famiglia nobile ma decaduta e da un padre violento ed alcolizzato, soprannominato “Mad Jack”.
Le ristrettezze economiche non finirono nemmeno quando, nel 1788, Byron divenne Lord a causa della morte del prozio William: ereditò varie tenute ed un’abbazia, ma queste erano fatiscenti, ed accompagnate da molti debiti. Si possono quindi ricollegare a queste circostanze la volontà di avere e fare tutto ciò che egli desiderava che caratterizzerà tutta la vita del poeta, e sarà parte integrante della sua fortuna.
Quando però, nel 1809, prese il suo posto nobiliare di diritto nella Camera dei Lord, era già famoso come scrittore di grande successo, avendo già pubblicato 4 diverse raccolte di poesie, per poi raggiungere fama mondiale, nel 1812, dopo l’uscita dei primi due canti del Pellegrinaggio del cavaliere Aroldo.

Non furono però solo i suoi scritti a farlo conoscere al grande pubblico, ma soprattutto i molteplici scandali legati alla sua vita sentimentale: bisessuale, Byron ebbe molteplici relazioni fisiche e sentimentali con donne e uomini. La donna più importante nella sua vita fu però Augusta Leigh, sorellastra del poeta, figlia avuta dal padre in un precedente matrimonio. Cercando probabilmente di calmare l’opinione pubblica dopo i ripetuti scandali, nel 1815 Byron sposò Anne Isabella Milbanke, da cui ebbe anche una figlia, Augusta Ada. Questa unione evidentemente combinata durò poco più di un anno, e nel 1816 la moglie lasciò la casa insieme alla bambina.

Byron 1Costretto ad allontanarsi dalla patria per le accuse di incesto, adulterio, omosessualità, sodomia, amore libero e altro, che indignarono l’opinione pubblica, Byron si autoesiliò e il 24 aprile dello stesso anno lasciò per sempre l’Inghilterra. Il resto della sua vita abitò in Belgio, Ginevra (dove ebbe un’altra figlia), Venezia (dove pare abbia avuto relazioni con più di 200 donne), Ravenna, Pisa, Livorno, Genova ed infine Cefalonia: in Grecia, per la precisione a Missolungi, morirà il 19 aprile 1824. Sempre in movimento, mantenne una spiccata attenzione alla politica, tanto da partecipare attivamente ai movimenti carbonari e alla guerra d’Indipendenza greca contro l’Impero Ottomano.

In questo continuo girovagare egli consolidò, inoltre, la sua immagine di personificazione de “l’eroe Byroniano”. Cosa si intende con questa espressione? L’eroe byroniano si presentava, nei romanzi dello scrittore, come un personaggio tendente agli eccessi, sensibile verso la bellezza del mondo e della natura, sempre tragicamente influenzato dall’amore per una donna. Impossibile non rivederne un ritratto di Lord Byron stesso.

Quel Byron che amava tutti gli animali, da compagnia e non, e aveva uno zoo personale in casa, o portava a spasso per Cambridge un orso al collare. Byron che era così superstizioso da non vestire mai di nero o viaggiare di venerdì. Lo stesso, infine, che una volta trasformò il cranio di un monaco, i cui resti furono ritrovati nell’abbazia dove il poeta viveva, in una coppa da vino, facendola anche incidere. Storie inverosimili che non possono che portare a chiedersi quanto Lord Byron fosse persona e quanto, invece, personaggio, vittima della propria stessa poesia.

She walks in beauty 

She walks in beauty, like the night
Of cloudless climes and starry skies;
And all that’s best of dark and bright
Meet in her aspect and her eyes:
Thus mellow’d to that tender light
Which heaven to gaudy day denies.

One shade the more, one ray the less,
Had half impaired the nameless grace
Which waves in every raven tress,
Or softly lightens o’er her face;
Where thoughts serenely sweet express
How pure, how dear their dwelling-place.

And on that cheek, and o’er that brow,
So soft, so calm, yet eloquent,
The smiles that win, the tints that glow,
But tell of days in goodness spent,
A mind at peace with all below,
A heart whose love is innocent!

Eleonora Rustici per MIfacciodiCultura