Robert Doisneau e le sue meraviglie quotidiane

Pont d'Iéna 1945
Pont d’Iéna 1945

Robert Doisneau, tra i figli delle innovazioni tecnologiche che permisero di scattare più velocemente e tra i precursori della street photography.

Doisneau (Gentilly, 14 aprile 1912 – Montrouge, 1º aprile 1994) iniziò la propria carriera come stampatore di litografie, ma ben presto si dedicò alla fotografia soprattutto su commissione di industrie. Il suo vero genio e la sua poetica visione del mondo emergono però dai momenti rubati al lavoro, momenti in cui rimaneva «la dove non c’è niente da vedere» e scattava con il solo scopo di rendere eterne le meraviglie che contraddistinguono la giornata comune e la sua Parigi fatta di strade affollate da molti gesti e sguardi, mai vuota e dove sempre si può rintracciare un germe di gioia.

Inizialmente intimorito dalle persone, si teneva a distanza dai suoi soggetti includendo ampi sfondi ariosi in cui facevano capolino tante storie oltre a quella in primo piano. Sono proprio questi sfondi narranti a rendere la fotografia di Doisneau così amata e personale per ogni osservatore: in tutti gli scatti è rintracciabile un pezzetto di vera e comune vicenda umana senza filtri e senza inganno.

Il camerino di Lanvin 1958
Il camerino di Lanvin, 1958

Senza filtri e senza inganno è però una frase a sua volta un po’ ingannevole. Doisneau infatti non ha mai negato di mettere in posa molti suoi soggetti, allo stesso modo non ha mai negato di non star ritraendo la nuda e cruda realtà dei fatti.

Molti suoi spettatori rimangono terribilmente delusi nello scoprire che i due giovani amanti della sua più celebre foto, Bacio davanti all’hotel de Ville del 1950, siano stati in realtà fatti posare dal fotografo. Molti allo stesso tempo però non considerano che la fotografia non è mai una trasposizione perfettamente fedele della realtà: una parte di soggettività rientra sempre in ogni singolo scatto. Dietro la macchina fotografica c’è sempre un occhio umano a scegliere un’inquadratura, un soggetto (sia esso consapevole o no), un gesto, una particolare illuminazione o angolazione. Il fatto che Doisneau abbia visto una coppia felice e dolce tanto quanto la sua visione incantata del mondo e abbia chiesto loro di riprodurre il loro affetto per immortalarlo non rende questo gesto meno coinvolgente.

La carriera di Doisneau ha spaziato in ogni campo, dalla Renault alle case di moda parigine più lussuose, ma la personalità che emerge dalle sue foto e dai racconti delle persone a lui più vicine rimane quella di un uomo buono, innamorato della felicità e che ha scelto di rappresentare sempre qualcosa di positivo piuttosto che le brutture che può riservare la vita.

Lavorò per diversi anni nel campo della moda, dichiarando di annoiarsi terribilmente durante le sfilate e di trovare altrettanto noiose le persone che incontrava e doveva fotografare in questo ambito. Personalità artefatte che non lasciavano sfuggire nulla di genuino, pose costruite, sguardi che non comunicano nulla e sfondi neutri. Di quel periodo rimangono però scatti realizzati in momenti rubati al lavoro come Il camerino di Lanvin del 1958. Una giovane donna viene immortalata mentre guarda lontano dall’obiettivo con un fiore in mano e le gambe in una posizione scomposta e naturale che lascia vedere l’elastico delle calze.

Il giardinetto del Vert Galant 1950
Il giardinetto del Vert Galant, 1950

I giochi di sguardi sono tipici di Doisneau, sembra infatti che questi costruiscano delle vignette mute in cui spetta all’osservatore rintracciare la storia che vi è dietro lasciando il più spazio possibile all’immaginazione. Nella foto del Giardinetto di Vert Galant del 1950 ogni persona guarda da una parte diversa e per ogni sguardo è ipotizzabile una battuta, la donna infatti pare storcere il naso un po’ scandalizzata per i bacio dei due giovani in secondo piano e il poliziotto allo stesso tempo guarda la donna magari richiamandola per aver lasciato il nipotino in piedi sulla panchina affianco con il rischio che cada. Sullo sfondo la Senna che scorre e le case parigine come si trattasse di un frame di un film di quegli stessi anni.

Per Doisneau, parafrasando una sua celebre frase, ogni persona nei suoi scatti è un seme che crescerà nelle menti di chi osserva. Un fotografo che in poche parole ha fatto dei gesti quotidiani i suoi soggetti prediletti e che ha influenzato la visione stessa di Parigi attraverso il suo sguardo leggero e impegnato allo stesso tempo.

Elisa Pizzamiglio per MIfacciodiCultura