Questa rubrica tenterà di dare delle risposte al silenzio che la storia per tanto tempo ha gettato sulle muse, mogli, amanti di grandi personalità. Tuttavia, per prendere le distanze dalla “Storia dei Manuali”, cercheremo di far rivivere la “Storia delle donne” attraverso la voce delle protagoniste, immaginando e facendo nostra la loro vicenda umana. Ora, aprite il diario, e tra le righe dei pensieri entrate nell’animo di chi ha fatto la storia in silenzio. Oggi tocca a Yvette Guilbert.

Diari Immaginari - La cantante Yvette Guilbert, musa di Toulouse-Lautrec
Ritratto di Yvette Guilbert realizzato da Toulouse-Lautrec

È meravigliosa l’attesa. Il palco è buio. Il sipario è chiuso. Solo silenzio e trepidazione. La tensione si condensa  fino a quando non esplode in energia… la pioggia, ad esempio. Dapprima domina il silenzio carico d’attesa delle nuvole grigie e l’attimo dopo il miracolo, acqua che cade dal cielo, fulmini e tuoni. Tra poco la mia voce inonderà la sala, tuonerà nelle tante teste rintronate dall’assenzio. Le mie parole afferreranno le loro anime senza speranza e le porteranno per qualche minuto in paradiso… dove le nuvole sono le labbra rosse da cui s’innalza il mio canto. Muovendo le dita affusolate li accoglierò tra le mie braccia, alzando lo sguardo al cielo li trascinerò con me nella mia estasi.

Non ho bisogno di gioielli, mi bastano questi lunghi guanti neri e la mia voce per farmi risplendere. Non sono mica come quelle ballerine di Can Can, quelle enormi bomboniere scalpitanti. Eccole che le sento schiamazzare da dietro le quinte, belle per carità, ma starnazzanti come oche. Io invece, parlo al mio pubblico. Sono la “veggente” del canto, mi dicono.

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Affiche del 1891 realizzata da Toulouse-Lautrec

È davvero divertente vedere i volti di quegli omaccioni quando si apre il sipario, parte la musica e loro si aspettano che io esordisca in un acuto e invece…inizio a parlare. Ed allora vedo che lentamente al disorientamento subentra l’attenzione. Penso che in molti siano colpiti dal “contrasto” che porto in me. La mia figura slanciata ed il candore della mia pelle mi danno un’aurea nobiliare, quasi virginale, “una creatura divina”. Ma poi la mia voce è graffiante, grave, nasce dal fango, dalla polvere dei sobborghi parigini. Lì l’unico “canto” che si sente di notte è il calpestìo dei topi che si muovono tra le mura. Da bambina quel rumore mi rassicurava nel buio, mi faceva sentire meno sola. Un po’ come ora, che da qui dietro inizio a sentire squittire il pubblico, e nel cicalare mi sento a mio agio. Ed è ciò che il mio canto fa con voi, le note entreranno come topi nel vostro animo a rodere, almeno per una sera, la vostra solitudine.

E lui, mon petit homme, sarà lì in prima fila come al suo solito. Il più solo tra i solitari. Come me, porta con sé il suo

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Foto di Henri de Toulouse-Lautrec

contrasto. L’aspetto deforme e grottesco, e un’anima nobile e sensibile. È l’unico, in quella platea,che mi ha spogliata, tanto da entrare nella mia anima. E lo ha fatto seduto lì, al tavolino, con in mano il suo blocco da disegno. Mi ha disegnata come un airone, in picchiata verso il cielo, per ali i miei guanti neri. Ed il volto che mi ha disegnato, appuntito, piccolo e bianco, mi appartiene più di quello in una mia foto qualsiasi. Una volta gli ho chiesto come fa a carpire l’essenza dei personaggi che rappresenta. «Sono alto un metro e cinquantadue, le cose da qui in basso si vedono con una diversa prospettiva».

Siamo entrambi due fuggitivi, lui è scappato dalla nobiltà, io dalla miseria. E ci siamo ritrovati qui, al Moulin Rouge, luogo senza tempo, scrigno della vita nelle sue forme più estreme. Nei merletti, nei calici pieni, nei brillanti cocci di bottiglia, nei petali di rosa per le ballerine,nelle luci accecanti, nella musica alta, ognuno di noi coglie l’illusione di star vivendo qualcosa di autentico. Il nostro posto nel mondo è un luogo fuori dal mondo stesso.

Diari Immaginari - La cantante Yvette Guilbert, musa di Toulouse-Lautrec
Yvette Guilbert

Ed allora si apra il sipario, anche stasera mi affaccio sul palco luminoso della Belle Époque, mi bagno della pioggia scrosciante dei vostri applausi, affido la mia canzone al tempo e ai tuoi disegni, Henri, il segreto della mia eternità.

Yvette Guilbert (Parigi, 20 gennaio 1865 – Aix-en-Provence, 3 febbraio 1944) è stata una cantante, attrice e scrittrice francese. Di origini umili, all’età di 16 anni cominciò a lavorare come indossatrice presso i grandi magazzini Printemps di Parigi. Qui fu scoperta da un giornalista e, dopo aver preso lezioni di canto e recitazione, debuttando al teatro Variette nel 1888. Nel 1890 iniziò a collaborare con il Moulin Rouge come cantante. Fu un’innovatrice e fautrice delle “Patter-songs“, canzoni caratterizzate da parti recitate a monologo. Accompagnava le parole con un’elegante gestualità delle mani, evidenziate da lunghi guanti neri. Fu la musa di Henri de Toulouse-Lautrec dal 1894 al 1899 (poco prima che l’artista fosse distrutto dall’alcolismo). A lei Henri dedico l’intero suo secondo album di ritratti. Tra i due ci fu solo una grande amicizia e stima reciproca, in quanto nel 1895 Yvette convolò a nozze con un medico. Ritiratasi dalle scene per una grave malattia, negli ultimi anni fondò una scuola di canto a Bruxelles, scrisse racconti sulla Belle Époque e nel 1932 ricevette la Legione d’Onore come “ambasciatrice della canzone francese”. 

Chiara Di Giambattista per MIfacciodiCultura