Il giallo è un colore che rimanda alla solarità e alla serenità, eppure in letteratura connota un genere che ha a che vedere con il mistero, l’intrigo e talvolta il sangue, che avvolgono vite e luoghi. E’ il caso dei sei racconti della quinta edizione dell’antologia Formia in giallo (Pasquale d’Arco Editore, 2024), finalisti dell’ultimo omonimo concorso letterario, tutti ambientati – come dice il titolo- a Formia, città in provincia di Latina (Lazio).

Sono tutti racconti profondamente diversi, ma legati dal medesimo scenario: la città pontina con i suoi scorsi paesaggistici, urbani e storico-archologici: Non è lecito uccidere di sabato di Alessandro Marchetti Guasperini; Ho ucciso, dalla torre alta… di Antonio De Meo; Ager Caecubus di Cristina Contini e Delio Fantasia; La sarta de gliu Canciegle di Silvana Severino; Vacanze formiane di Anna Laura Tocco e Buio Totale, racconto collettivo di alcuni studenti dell’Istituto d’istruzione superione “Campus dei licei Massimiliano Ramandù” di Cisterna di Latina, ovvero Kimberly Ann Ranalli, Penelope Rizzato, Federico Tivelli, Emanuele Ceracchi, Cristiano Sicignano.

Il primo racconto, vincitore tra l’altro del concorso, l’intreccio puntuale e ingegnoso proposto da Guasperini coinvolge diversi angoli della città e rappresenta, attorno ad una drammatica morte, alcuni giochi di forza tra politica e giustizia, con un ritmo avvincente. Il secondo guarda ad un’enigma che riemerge dal passato, mentre sullo sfondo cresce una storia d’amore nonostante il lockdown pandemico. I giorni rigorosamente chiusi in casa a causa dell’epidemia mondiale, tornano anche nel testo Ager Caecubus: a ridosso delle festività pasquali, il protagonista intento ad avviare una produzione vitivinicola antica, legata per l’appunto alla tradizione del “Cecubo”; sorseggiato già nell’antica Roma, si ritrova al centro di un mistero vissuto e svelato in dialetto fomiano e in dialetto barese.

La sarta de gliu Canciegle, Vacanze formiane e Buio Totale sono altre tre storie che offrono affreschi ancora diversi: nel primo siamo nel cuore del centro storico, Castellone; “gliù Cancieglie” è l’anfiteatro a pochi passi dal celebre “Cisterone romano”, una strana morte viene raccontata da uno sguardo felino. Nel secondo, invece, ritroviamo lo stile dei più classici gialli: senza delitti di sangue, ma partendo dal più classico furto, la storia è la narrazione principalmente dei vizi e delle fragilità dell’uomo, in particolare dell’avidità. Infine c’è il racconto collettivo che segue un rivolo di sangue che scorre tra diversi angoli archeologici della città, sullo sfondo anche qui di una storia d’amore, ma soprattutto lungo le tracce di un intricato lavoro d’indagine.

Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Le sfumature di giallo con cui gli autori hanno tinteggiato la città di Formia sono davvero molte, mantendo in comune solo quell’ambientazione che consente a chi legge, che conoscano o meno la città adagiata lungo la Riviera d’Ulisse, si esplorare questa perla del Tirreno e rimanerne suggestionati.

Antonia De Francesco per MIfacciodiCultura