La stazione di Seiryu Miharashi Eki (“piattaforma che affaccia sul fiume”) sorge nella prefettura di Yamaguchi, nel sud del Giappone, e ogni 15 minuti lascia chiunque lo voglia in mezzo al nulla. O meglio, se per nulla si intendono attrazioni turistiche, città gremite o suggestivi templi, allora non vi è alcunchè, però se si è disposti a osservare “la cascata sul lato della montagna, la fresca vegetazione, le lucciole, il fiume Nishiki, le foglie autunnali, gli uccelli migratori, i paesaggi innevati”, si ha davvero tutto. E’ persino possibile dirsi:

Io, qui, posso fermarmi.

I treni che percorrono la linea da Kawanishi a Nishikichō sono suggestivi, hanno spesso vagoni colorati e tra ottobre e dicembre offrono del sakè ai passeggeri, mantenendo viva la tradizione che fin dal X secolo collega la bevanda e la neve alla sensazione di un dolce tepore, che favorisce l’abbandono liberatorio del corpo e dell’anima.

I treni che percorrono la linea da Kawanishi a Nishikichō hanno spesso vagoni colorati

Questa stazione ferroviaria, dall’inaugurazione nel marzo 2019, è stata visitata da tantissimi giapponesi e dai numerosi turisti. L’obiettivo è lasciarsi andare ai luoghi del silenzio, come accade anche a Otsuchi, dove Il telefono del vento permette di parlare, tramite un dispositivo senza fili, a chiunque si voglia. Si perde la percezione del tempo e del luogo, si riflette sulla persistenza della memoria come in quadro di Salvador Dalì, si scandiscono ponti volanti tra il passato, il presente e l’avvenire con le dolci pendole di Marc Chagall oppure, saggiamente, non si pensa affatto.

Il che non sarebbe male, considerando che in Giappone ci sono numeri impressionanti di otaku e hikikomori (ossessivamente dipendenti dagli stimoli di videogiochi e dispositivi elettronici e spesso chiusi in casa senza più contatti col mondo reale) e di karoshi, gli impiegati che si suicidano o soffrono di insufficienza cardiaca o ictus per via dei turni estremi di lavoro (da un’inchiesta del 2017 svolta da Tokyo Tsukuba Express è emerso che il 23% dei 10 000 dipendenti rimane al lavoro 80 ore in più al mese e la metà non fa vacanze pagate). E’ curioso come proprio il Giappone, da sempre estremamente attento a rimarcare quasi devotamente l’esigenza di prendersi cura di sè, del proprio corpo e della propria anima, consapevole che vi sia un legame perenne tra il benessere- e il malessere- del corpo e della mente, sia ai primi posti per questi fenomeni di evidente disadattamento sociale e personale.

Allora occorre una tregua, un respiro, uno sguardo lontano. Per comprendere che una stazione di stasi, persa tra gli elementi essenziali del fiume e della montagna, può portare ovunque oppure non portare altrove se non nel qui ed ora. Come in un haiku del maestro Matsuo Basho, restiamo in doveroso silenzio, ascoltiamoci e solo dopo

Prendiamo
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole

Matsuo Basho (1644 – 1694)

MiFaccioDiCultura