Agatha Christie, la scrittrice più tradotta di Shakespeare

Agatha Christie (Torquay, 15 settembre 1890 – Wallingford, 12 gennaio 1976) è stata tradotta in tutto il mondo più di Shakespeare. Seppe farsi valere e pubblicare nonostante un grande impedimento: essere una donna.

«Adesso la domanda è questa» disse. «Può sbagliarsi Hercule Poirot?»
«Nessuno può avere sempre ragione» rispose la signora Lorrimer in tono gelido.
«Io, invece, sì» disse Poirot «Ho sempre ragione. Succede tanto invariabilmente che me ne stupisco io stesso»

Carte in tavola

JXZIY3T25684-U1060964897394Aw-U1060977173601DeH-186x170@LaStampa-NAZIONALE-k3xF-U1060977173601DeH-700x394@LaStampa.itHercule Poirot, effettivamente, non si è mai sbagliato. Nemmeno nel 1975, nemmeno nella sua ultima opera, nel suo ultimo caso, nella sua ultima apparizione.
Agatha Christie ormai era una scrittrice affermata e che con i suoi libri aveva fatto un’era: tutti conoscevano i suoi personaggi, e tutti ormai amavano il piccolo ometto belga (non francese!) con grandi capacità investigative o la dolce Miss Marple, tranquilla vecchietta che custodiva preziose nozioni di criminologia.

Eppure, nel 1975 ormai l’età avanzava, e la fatica ad essere ancora una brillante scrittrice (forse anche malata di Alzheimer) era ormai superiore alle sue facoltà. La donna, ormai per tradizione, era solita pubblicare un Christie for Christmas, un romanzo natalizio per i suoi lettori. Fu così che a ottantacinque anni decise di far uscire Sipario – L’ultima avventura di Poirot (Curtain: Poirot’s Last Case), romanzo scritto più di trent’anni prima (come Addio Miss Marple – Sleeping Death), uscito postumo ma in cui effettivamente Miss Marple non passa a miglior vita. Fece ciò che anche Conan Doyle su costretto a fare con il suo Sherlock: uccise il suo personaggio più conosciuto, la sua creazione, la sua punta di diamante.

Si spegneva così Hercule Poirot, sulla scena del crimine del suo primo caso, a Styles Court (Poirot a Styles Court – The Mysterious Affair at Styles), e qui si lascia morire senza prendere le sue pastiglie per il cuore, dopo aver ritrovato anche Arthur Hastings, il suo fido secondo. Esattamente Sherlock e Watson.

Certo, Agatha Christie deve molto al collega Doyle: insieme hanno sicuramente fatto la storia del romanzo giallo. Ma, alla fine, le loro differenze stilistiche sono tali da rendere i loro due eroi, un panciuto investigatore e un dinoccolato e drogato visionario, due personaggi agli antipodi con poco da spartirsi, se non la professione.

Ma, forse la vera intuizione in quel 1975 la ebbe proprio Agatha: dopo aver fatto morire Hercule, il 12 gennaio del 1976 si spense in campagna, a Wallingford, nella sua casa. Nessun finale con colpo di scena per una scrittrice che, solo in vita, guadagnò più di 20 milioni di sterline.

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Mallowan e la Christie

La scrittrice, in realtà, rivelò in un’intervista con il giallista Julian Symons di non sopportare Poirot. Anzi, lo trovava proprio antipatico. Ma non è certo per questo che decise di porre fine alla vita del suo investigatore: agì, potremmo dire, da perfetta business woman.

Ormai consapevole di essere troppo stanca ed anziana per continuare a scrivere, decise di interrompere la storia del suo personaggio più conosciuto prima che fosse troppo tardi per farlo. Con un romanzo scritto ancora in gioventù, come se si fosse tenuta nella manica quell’ultimo colpo di scena per oltre trent’anni.

Anche Doyle fece la stessa cosa. Peccato che, visto la reazione violenta dei sui fan, fu costretto a far resuscitare il suo abilissimo e stravagante Sherlock dalle ceneri.

Dopo la morte della Christie, c’è stato solo un pallido tentativo di far rinascere il suo investigatore dai lunghi baffi, ma che fu decisamente un buco nell’acqua. Al contrario della vastissima produzione post-mortem do Conan Doyle, tutt’ora attiva e producente, nessuno è riuscito mai davvero a scrivere di nuovo di Poirot o Miss Marple.

Forse perché, anche se forse con meno colpi di scena o scene di azione violenta (a cui il fisico di Poirot o di Miss Marple proprio non si confacevano), Agatha Christie ha avuto una tale maestria nel giostrare le sue trame e nel caratterizzare i suoi personaggi che è difficile pensare di riprodurre un romanzo degno di Assassinio sull’Orient-Express (1933) o Dodici piccoli indiani (1939). Anche se, successivamente, sono state numerosi gli adattamenti cinematografici o televisivi dei suoi libri; ma lì, si trattava semplicemente di riproporre per immagini dei capolavori già scritti e pubblicati.

In realtà, da piccola, Agatha Mary Clarissa Miller sognava di diventare una cantante lirica: ma quando nel 1906 andò a Parigi per studiare canto la vita deciderà per lei il suo futuro. Gli studi non la soddisfano, facendola tornare in Inghilterra: qui conosce Archibald Christie, colonnello della Roual Flying Corps, con cui si fidanza. Possiamo dire che al marito deve il suo grande successo: anche quando divorzieranno (visto che lui si innamorò di un’altra donna), lei manterrà sempre il cognome da sposata, con cui divenne famosa.

Fu poi grazie al lavoro presso l’ospedale di Torquay durante la Prima Guerra Mondiale che la scrittrice imparerà molto su veleni e medicinali: preziose nozioni che si renderanno essenziali quando si troverà a scrivere i suoi romanzi. Inizierà così a scrivere per gioco, sollecitata da una scommessa con la sorella, la quale sosteneva che Agatha non sarebbe mai diventata famosa con le sue storie. Scommessa persa clamorosamente, potremmo dire.

David Suchet, attore che ha interpretato Poirot nella serie della London Weekend Television
David Suchet, attore che ha interpretato Poirot nella serie della London Weekend Television

Nel 1923 inizia a scrivere dodici racconti con protagonista Hercule Poirot per la rivista Sketch. Ma il successo mondiale tarda ad arrivare: sarà nel ’30, con Assassinio sull’Orient-Express, che la sua stella inizierà a brillare, per non smettere mai più. Fortuna volle che nello stesso anno conobbe anche Max Mallowan, archeologo molto più giovane con cui si sposerà.

Agatha Christie scrisse anche romanzi sentimentali (sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott), nonché fu abile redattrice di testi teatrali.

Anche se i 93 romanzi e le 17 commedie non vennero mai scritte di suo pungo, ma dettate, poiché affetta da disgrafia, possiamo continuare a definirla la scrittrice più grande di sempre di romanzi gialli, al punto da essere premiata nel 1954 con il premio di Grand Master of the Mystery Writers of America.

La vita ha una trama pessima. Preferisco di gran lunga i miei romanzi.

Agatha Christie

Marta Merigo per MIfacciodiCultura