Giosuè Carducci nasce a Valdicastello nel 1835, e muore a Bologna nel 1907.

carducciQuesto non è l’inizio di questo articolo. È invece una citazione del film Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, in cui uno straordinario Giorgio Faletti e un meno straordinario Nicolas Vaporidis interpretano rispettivamente le parti di un professore alla ricerca di se stesso e di uno studente maturando in crisi esistenziale. La citazione è per l’appunto estrapolata dall’orale di maturità dello studente, in cui inevitabilmente il nome del Carducci salta fuori, quasi che quella scuola a cui ha dedicato tutta la sua esistenza voglia ricordarlo sempre tramite le voci degli studenti.

Giosuè Carducci, come già detto, nasce a Valdicastello di Pietrasanta, in provincia di Lucca, il 27 luglio del 1835. Il padre Michele è un medico di modeste condizioni sociali e con forti ideali romantici, che lo portano a sentirsi spesso chiuso nel rurale ambiente valdicastellese.

carducci poesieNella ben fornita biblioteca del padre, Carducci si dedica alla lettura dei poemi omerici e dei classici italiani. Studia latino con un precettore di giorno e con il padre la sera, dimostrando subito una grandissima propensione per questa lingua, che lo portò al liceo a stupire tutti traducendo un brano a caso di Persio senza l’ausilio di alcun aiuto o dizionario.

Terminati gli studi superiori si iscrive alla facoltà di lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove si dedicherà agli studi anima e corpo, pur con qualche svago insieme ad amici e compagni. Carducci, pur impegnandosi a fondo negli esami, criticò aspramente l’insegnamento della Normale in alcune lettere ad amici, affermando che l’istruzione portata avanti dal suo ateneo fosse troppo accademica e non aiutasse all’applicazione dei concetti studiati alla vita. Dopo gli studi si avvierà all’insegnamento di retorica e letteratura italiana, prima presso il ginnasio di San Miniato, poi a Pistoia e infine a Bologna nel 1860, cattedra che manterrà fino al 1904.

carducci 2Fin da giovane Carducci inizia a comporre delle poesie, ma fu sempre restio a pubblicarle, considerando la loro pubblicazione una vera e propria “condanna al meretricio”. Le sue prime Rime furono pubblicate nel 1857, quando il poeta si ritrovò con molti debiti e fu convinto dagli amici a provare a guadagnarsi da vivere come poeta. Il successo arrivò con l’avvento degli anni ’70, con la pubblicazione delle Odi barbare del 1877, che ottennero un grande successo. In queste odi Carducci volle recuperare le tematiche, gli ambienti e la metrica della poesia classica, di cui era un fervido conoscitore e appassionato. Egli desiderava compiere la stessa “impresa” di Orazio, che portò la lirica greca nei versi romani: allo stesso modo Carducci recupera i modelli e i ritmi greci e latini portandoli nella poesia italiana, convinto che se la poesia tedesca, caratterizzata da una lingua dai suoni duri e non adatti alla scorrevole lirica ellenica, era riuscita a far propri quei modelli, la lingua italiana non avrebbe avuto difficoltà a produrre idilli e liriche come gli antichi poeti.
Dal 1880 in poi la sua fama di poeta aumentò fino alla sua definitiva consacrazione con la consegna del Premio Nobel per la letteratura nel 1906, che ricevette pochi mesi prima della morte, sopraggiunta il 16 febbraio 1907.

Pianto antico

L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
Dà bei vermigli fiori
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol più ti rallegra
Né ti risveglia amor.

da Rime nuove, giugno 1871

Luca Mombellardo per MIfacciodiCultura