Incontro Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in un grigio venerdì di maggio, assolutamente per caso, andando a trovare una cara amica in ufficio. Mentre parlo del più e del meno con lei ed un gruppo di suoi colleghi, all’improvviso arriva lui, il cantautore di Gelato al Cioccolato ma anche di tante innumerevoli pagine della tv e della musica italiana. E’ vestito in modo semplice, ha l’inconfondibile accento toscano ed è affabile con tutti; tanto è che, consapevole che sarebbe stato difficile trovarlo in giro una seconda volta, mi avvicino per chiedergli una foto.

Pupo fotografato da Angelo Trani

Gentilissimo e disponibile come non tutti gli appartenenti del mondo dello spettacolo sanno essere, inizia a chiedermi di cosa mi occupo e a chiacchierare come se ci conoscessimo da tempo. Appena gli dico che il fulcro del mio lavoro è principalmente l’arte, si apre un argine: Enzo è un fiume in piena e inizia a raccontare della sua collezione, della sua passione per i Macchiaioli e dell’arte toscana. A quel punto, un’intervista a tema arte, si rende d’obbligo. E così dopo pochi giorni gli faccio poche semplici domande che però restituiscono tanta soddisfazione:

Enzo, iniziamo da una domanda di attualità; come hai vissuto questo periodo storico così particolare?      Guarda, posso dirti  per assurdo che per me -lavorativamente parlando, almeno- è stato un periodo proficuo. Non ho risentito di chiusure e crisi, perché fortunatamente durante il periodo più buio ho lavorato con il Grande Fratello; certo, psicologicamente è stata più dura, perché non poter vivere normalmente vedendo amici e parenti e non poter andare dove si desidera, è una privazione della normalità non da poco, ma se vogliamo trovare un risvolto positivo, posso dirti che riguarda senza dubbio la famiglia; sì insomma, “essendo stato costretto” a passare più tempo con i miei famigliari, posso dire di aver conosciuto veramente le persone più care che ho accanto. (Ride)                                                         Ho cercato di vivere questo periodo nella maniera più leggera possibile, e per un attimo ho anche pensato che una volta finito tutto, la società sarebbe cambiata in meglio, ma ora non ne sono più così  convinto.

Durante il nostro incontro mi hai confidato di essere un grande appassionato d’arte ed un collezionista.. come nasce la tua passione per l’arte?                                                                                                                                   Devi sapere che io da ragazzo ero negato in disegno ed in tutte le materie che richiedessero applicazione tecnica.  Un giorno, quando ero in un piccolo albergo durante le vacanze estive con i miei genitori, vidi appeso sopra il letto  la riproduzione del quadro di Picasso Les  Madamoiselle d’Avignone; lì iniziai a maturare un certo interesse per l’arte, poichè, non sapendo disegnare, mi iniziai a chiedere “come può un uomo disegnare così bene?” Poi, nell’estate del 1979, durante una vacanza in Versilia, in una galleria d’arte comprai due sanguigne di Pietro Arrigoni, le mie prime opere d’arte; solo dopo l’acquisto capì che le avevo pagate uno sproposito, ma ero comunque felice perché da quel momento iniziai a collezionare e a sviluppare interesse per il mercato dell’arte.  Nel corso degli anni ho preso tante fregature, ma anche tante opere d’autore. Una corrente che mi piace molto è quella dei macchiaioli e dei post macchiaioli, anche perché è nata dalle mie parti. Rosai, Soffici…magari dico un’eresia, ma secondo me c’è una similitudine tra l’arte degli impressionisti che vado a vedere ogni volta all’Hermitage quando vado in Russia, e quella dei macchiaioli.

Pupo in mezzo alle sue opere d’arte

Enzo, se dovessi paragonare la tua arte, la tua musica ad un artista, a chi ti assoceresti?                                     

 A due pittori: il primo è Mario Tozzi, pittore dei primi del 900 che dipjngeva principalmente violini, di cui ne posseggo due, nella mia collezione. In lui mi ci ritrovo per un discorso di “evoluzione”: se nella sua arte tra le prime e le ultime opere è possibile vedere nella tecnica, un percorso evolutivo, la stessa cosa vale per me, che ho iniziato da canzoni più “leggere” come Gelato al cioccolato e Firenze Santa Maria Novella, e adesso, in età più matura, ho elevato la mia arte, creando una canzone che considero una vera e propria poesia, ovvero I colori della tua mente dedicata a mia madre. L’altro artista è  Michele Cascella per i colori, la gioia, l’allegria che di certo non mancano né a me come personalità né ai miei più grandi successi. 

 

Caro Enzo, l’ultima domanda è d’obbligo: una parola sulla vittoria all’Eurovision del Maneskin:                         

Cosa posso dire? Brividi di gioia. Un gruppo che suona il rock nel 2021. In Italia.  Io ho cominciato con il rock, il rock è la madre di tutta la musica. I Maneskin potrebbero rappresentare la ripartenza,  perché  possono essere il punto di riferimento per la nuova musica italiana. A mio avviso, a vincere non è stata tanto la musica ( che è bellissima), quanto il testo: “Siamo fuori di testa, ma diversi da loro”. E molto internazionale, è anticonformista, è il testo che ha vinto. Parlando di giovani, mi permetto di dare un consiglio ai giovani artisti/musicisti;

ogni artista deve lavorare prima di tutto per sé stesso, poi, una volta raggiunto il successo,deve rimanere fedele a sé stesso, senza compromessi. Giovani, lavorate per soddisfare la vostra passione, e non perdetela mai!

Ilenia Carbonara per MIfacciodicultura