L’avant-garde di Hayao Miyazaki – La crescita
Hayao Miyazaki, grande cineasta nipponico, da anni sostiene l’importanza del rallentare, recuperando le tradizioni del passato, funzionali allo sviluppo umano. I momenti di transizione sono imprescindibili e decisivi nella formazione di un essere vivente: per questo molti dei suoi lavori più significativi hanno per protagonisti ragazzini che lottano da soli o contro gli stessi genitori.
In La città incantata (2003) mamma e papà sono perfino trasformati in maiali che pensano solo a mangiare, mentre la piccola Chihiro deve lottare con spiriti e mostri. I personaggi miyazakani evolvono, cambiano il loro aspetto, non solo nel taglio dei capelli ma spesso anche nei colori. Già nel 1989 dirigeva e produceva, con lo Studio Ghibli, Kiki consegne a domicilio: la crescita è esplicitamente associata ad un rito di iniziazione. Kiki è una piccola strega che come da tradizione, compiuti i tredici anni parte da casa, con scopa e gatto nero al seguito. Il processo di maturazione è come le montagne russe, con delusioni e sacrifici, ma porta alla consapevolezza di sè.
Qualche anno dopo arriva Mimi o sumaseba, titolo significativo (Se tendi l’orecchio, poi divenuto erroneamente Whisper of the Heart – i sospiri del cuore), nato sempre in casa Ghibli nel 1995, scritto e diretto ancora dagli immensi Yoshifumi Kondō e Hayao Miyazaki. Colonna sonora proprio la famosissima Country Roads, di John Denver e rivisitata nella versione di Yoko Honna. Un duplice sguardo: quello per se stessi e per l’altro. I protagonisti, infatti, possiedono dei sogni e ne fanno degli obiettivi. L’impulsiva Shizuku aspira alla carriera di scrittrice di romanzi, mentre il bel Seiji è portato verso l’artigianato, mastro liutaio e violinista. Con forza di volontà e supportandosi a vicenda, intraprendono strade diverse. Due mesi di prova, distacco da tutto e focus solo sul lavoro. L’amore non è annullarsi a vicenda, accontentandosi della mera presenza dell’altro, ma si declina con il concretizzarsi, realizzarsi anche con il sostegno reciproco. L’incipit racchiude già il tema principale: sulle schede della biblioteca c’è sempre il nome di un ragazzo che prende gli stessi libri in anticipo. Non melenso struggimento, ma competizione ed ammirazione.
Miyazaki sottende il valore del libro e dell’istruzione, la magia di biblioteche ed antiquari per guardare a passato e futuro. La crescita e la scoperta sono un viaggio colorato con gatti e maliardi, orologi incantati e nicchie nascoste. La necessità di mettersi alla prova e superare i propri limiti, così come la stima reciproca, appaiono indispensabili già nella più giovane delle relazioni. Shizuku inseguirà il gatto Muta come Alice il Bianconiglio, per entrare nel fantastico mondo dei sogni e dell’introspezione. La cornice è quella tipicamente adolescenziale di piccoli problemi di cuore tra i banchi di scuola, amori non ricambiati e apparenze immancabilmente smentite. Il momento in cui Shizuku e Seiji suonano e cantano nel retrobottega è il manifesto di una storia temerariamente semplice, brillantemente viva grazie all’ambientazione realistica e alla cura per i dettagli (Mark Schilling, The Japan Times, 11/07/95).
La relazione amorosa diventa sprono, ben lontano dal crogiolarsi nell’autocommiserazione. Ci si tuffa nell’ignoto e si accende la spinta propulsiva. Miyazaki è innamorato di quel istante in cui esplode la scintilla, in cui avviene il cambiamento.
Fuck Pirlott, let’s rock
Lara Farinon per MIfacciodiCultura
Lara Farinon
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