Mia Wasikowska in “Alice in Wonderland”

Che cos’è la Serendipità? È la capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte mentre si sta cercando altro.
Vi è mai capitato di incappare in una fortuna insperata? Conoscere per puro caso, senza esserne alla ricerca, una persona che ha cambiato il corso della vostra vita? O imbattersi in un lavoro che nemmeno sapevate di cercare? Serendipità è l’arte di far felici scoperte e avere la perspicacia di saperle riconoscere per poterle sfruttare al meglio. La Serendipità non la si può definire come mera casualità, ma è fortemente influenzata dalla personalità delle persone coinvolte: più i soggetti sono di mentalità aperta, propositivi e curiosi più alte saranno le possibilità di avere colpi di fortuna insperati nelle loro vite.

Alice, la sagace bambina di 7 anni e mezzo esatti, protagonista de Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, rappresenta appieno quel genere di personalità predisposto a inciampare e saper riconoscere un’opportunità o un evento fortuito quando questo le si presenta davanti. Alice nel giardino della sua casa leggeva tranquillamente finché non venne interrotta dalla comparsa del Bianconiglio. La bambina stupita e sconvolta, ma mai timorosa, decide di seguirlo e infilarsi con lui nella sua tana, la porta per il Paese delle Meraviglie. In questo magico luogo Alice si lascerà condurre dai più disparati personaggi, senza mai tirarsi indietro, senza mai bloccarsi per paura del fallimento. La bambina si butta a capofitto nelle avventure che le si presentano, attiva e perspicace, prende in mano il proprio destino, in una predisposizione mentale che le rende possibile affrontare le sfide. Con ingegno e fortuna riesce a liberarsi dalla Regina di Cuori e a dipanarsi dai tranelli dello Stregatto.

Colui che rimane passivo, ha timore del fallimento ed è poco aperto alle novità tende a precludersi, o comunque a limitare le possibilità di eventi fortuiti. Il caso favorisce coloro che hanno una grande rete di contatti sociali e che aprono alla fortuna un vasto campo d’attività, ma soprattutto aiuta coloro che sono abbastanza rilassati da notare una possibilità quando si presenta loro.

Altro esempio di serendipità nella letteratura è stato descritto la Tolkien ne Lo HobbitBilbo Baggins, protagonista delle vicende, è caratterizzato da una personalità molto simile a quella di Alice: curiosità, prodezza, ingegno, sono solo alcune delle qualità presenti nel piccolo uomo. Per pura casualità Bilbo viene in possesso dell’Anello del Potere, motore d’azione di tutte le vicende del romanzo, ma la sua amicizia con Gandalf e il suo estremo desiderio di conoscenza lo porterà a scoprire il vero potenziale dell’Anello.

In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto.

Thorin Scudodiquercia a Bilbo Baggins ne Lo Hobbit

Martin Freeman ne Lo Hobbit

Tolkien, forse, non aveva nemmeno pensato alla serendipità. Mai in tutto il romanzo compare la parola o un suo sinonimo, ma questo passo ben descrive come la personalità di Bilbo Baggins abbia influenzato il corso degli eventi in positivo, come la fortuna fosse dalla sua parte.

Il termine serendipità comparve per la prima volta nel 1754, in una lettera scritta da Sir Horace Walpole. Lo scrittore coniò questo termine perché gli ricordava la fiaba de I tre principi di Sarendippo, Serendippo è l’antico nome sanscrito dell’attuale Sri Lanka. La fiaba racconta la storia dei tre figli del re Jafer, che viaggiando in paesi stranieri traggono ogni genere di conclusioni curiose dalle esperienze che vivono lungo il percorso. Morale della favola: con il giusto spirito d’osservazione si conoscono cose inattese e così facendo si dà una mano alla propria fortuna.

La serendipità non è una semplice coincidenza fortunata ma ha bisogno di sagacia, perspicacia e della capacità di valutare tutti gli elementi in una situazione, andando all’essenza delle cose.

Camilla Ghellere per MIfacciodiCultura