Nel blu dipinto di bluIl 31 gennaio 1958 sale sul palcoscenico del Casinò municipale di Sanremo un giovane di origini pugliesi dal baffo elegante e dal sorriso accattivante. È il trentenne Domenico Modugno di Polignano a Mare, attore e cantante emergente, ma non ancora consacrato al successo, che con uno smoking bianco e il suo fascino del Sud si prepara a lasciare un segno indelebile nella storia della musica leggera italiana. Modugno si rende protagonista dell’ottava edizione del Festival della canzone facendosi interprete di un brano, musicato da lui stesso, composto nei mesi precedenti in collaborazione con l’amico Migliacci. Un testo diverso, nuovo, moderno, di una modernità espressiva e surrealista: Nel blu dipinto di blu, ribattezzato poi, quasi per acclamazione popolare, semplicemente Volare.

È la svolta. Una canzone che si rivela fin dagli esordi rivoluzionaria. Una rivoluzione, quella di Modugno, pacifica ed elegante, uno spartiacque che divide due Italie: quella ancora intorpidita nell’immediato dopo guerra, e l’altra, ansiosa di rinnovamento e pronta a tuffarsi negli anni del boom economico. L’artista di Polignano si presenta al pubblico italiano con una carica ed una spontaneità disarmanti, soprattutto quando, al momento di intonare il celebre ritornello di Nel blu dipinto di blu, con una gestualità da attore di teatro, spalanca le braccia a mimare il volo che sta narrando. Una gestualità atipica per quegli anni, in cui gli interpreti tendevano piuttosto ad assumere pose statiche, rimanendo composti dietro all’asticella del microfono e al massimo poggiando una mano sul cuore.

Nel blu dipinto di bluModugno, con la bravura di un cantastorie, si esibisce sdoganando la tradizione melodica italiana, ancora strettamente legata ai toni melodrammatici tipici della canzone primonovecentesca. Una tradizione che, reduce da un oscuro Ventennio, ancora non era stata in grado di liberarsi da quelle immagini strapaesane e contadine, senza storia, irreali, logorate a tal punto da risultare prive di peso e di contenuto. La canzone con Domenico Modugno lascia da parte i termini arcaici e letterari, abusati e vuoti, per farsi moderna, estrosa, debitrice dei nuovi ritmi provenienti da oltre oceano e portavoce di una moderna sensibilità.

Nel blu dipinto di blu interpreta un anelito di libertà e rinnovamento latente nella società italiana degli anni Cinquanta. Una società pronta a decollare e appunto a “volare” via dalla depressione e dalla miseria. Un’intuizione poetica che si fa espressione di una rottura netta con il passato e che allo stesso tempo lancia un grido di sfida all’imminente futuro.

Una miscela esplosiva che lega la portata rivoluzionaria del brano alla delicata follia del suo interprete, destinato a diventare eroe nazionale, nonché simbolo mondiale d’italianità. Modugno, con il suo background culturale diverso da quello tipico dei cantanti sanremesi, propone un modo nuovo di scrivere e interpretare la musica: una novità che investe il rapporto tra autore, brano e società. Infatti, la rivoluzione di Mister Volare, come verrà ribattezzato di lì a poco negli Stati Uniti, sarà la base da cui verranno elaborati i migliori prodotti autoriali degli anni Sessanta, impegnanti a denunciare le storture del progresso economico e del potere politico dell’Italia contemporanea.

Nel blu dipinto di blu

Il cantante pugliese, con carisma e fascino mediterraneo, quella sera di sessant’anni fa sbalordì il pubblico e la critica, mettendo a tacere le melodie classiche e gli amori romanzati, abbandonandoli dietro le quinte e con gentilezza e spontaneità offrì all’Italia e al mondo un’occasione di leggerezza e libertà:

Penso che un sogno così non ritorni mai più:
mi dipingevo le mani e la faccia di blu,
poi all’improvviso venivo dal vento rapito
e incominciavo a volare nel cielo infinito
Volare…oh, oh!
cantare… oh, oh, oh!
nel blu, dipinto di blu!
felice di stare lassù.

Deborah Gressani per MIfacciodiCultura