Allo scoccare del XX secolo il maturo Vasilij Kandinskij (Mosca, 1866 – Neuilly-sur-Seine, 1944) si incammina verso un genere pittorico tutto nuovo: una terra inesplorata che conduce all’astrazione. In un vivace periodo storico, come fu quello delle avanguardie in cui si faceva “gruppo”, Kandinskij predilige invece l’individualismo, le proprie sperimentazioni, anzi, come ama definirle, improvvisazioni.

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Kandinskij, Several Circles, 1926

Rispetto alla semplice riproduzione della realtà, l’improvvisazione indica una partecipazione determinante dell’immaginazione e della fantasia. Linfa vitale delle sue opere è proprio la spontaneità delle forme astratte che, non venivano inventate con qualche particolare sforzo ma, si manifestavano alla sua mente all’improvviso e in quel momento venivano trasferite sulla tela. L’artista si lascia cullare quasi ingenuamente, come folgorato. È solo l’inizio del suo viaggio all’interno delle emozioni.

Un viaggio che continua con le Composizioni, capolavori fondamentali in cui Kandinskij tende sempre più verso l’astrazione totale, abbandonando ogni retaggio oggettuale, fino a distaccarsi dalla realtà. Cerca lo spirituale nell’arte, che esplora in molte forme espressive, dal teatro, alla musica, alla pittura. I titoli delle sue opere, Improvvisazioni, composizioni, variazioni,  non a  caso fanno tutti riferimento alla musica. La musica, infatti, è una delle poche forme espressive che non ha bisogno di riprodurre la realtà ma che è in grado di liberare suoni e sensazioni per comunicare l’animo dell’artista.
L’arte deve farsi astratta come la musica. Questo per Kandinskij è il suo personale apporto all’arte moderna.

Inizia ad esprimere i suoi sentimenti in una gestualità tutta unica, utilizzando i colori puri e studiando negli anni venti il rapporto fra i colori primari, giallo, rosso e blu. Le forme si fanno così indefinibili, non sono più riconducibili alla realtà. Colori e segni esplodono in uno spazio astratto, atemporale, fino ad esprimere qualcosa di più preciso.
Composizione VIII del 1923 (immagine di copertina) rappresenta forme più razionali e geometriche, frutto di una lunga attività di studi.

Lezioni d'Arte – Kandinskij: composizioni di luci, armonia e colore
Kandinsky, Impression III (Concert)

Il quadro si sviluppa da linee diagonali centrali, un modello che l’artista inizia a sperimentare in questi anni. Viene fuori un assemblaggio di forme e colori primari che esplodono in armonia tra di loro, secondo una razionalità ispiratagli dai costruttivisti e dagli anni del Bauhaus. Kandinskij si sofferma sull’espressività delle forme, partendo da quelle più semplici: i punti, le linee che si intersecano, i cerchi e i triangoli. Ogni forma pur nella sua semplicità è sapientemente studiata ed ha un significato ben preciso. Il colore neutro dello sfondo richiama ad un mondo primordiale in cui le forme si muovono libere. I piccoli cerchi sovrapposti, il motivo a scacchiera, le forme curve sono elementi che si ripeteranno spesso in altri dipinti.

Il cerchio è la sua forma geometrica prediletta che si ripete quasi ossessiva e assorbe gran parte del colore: è simbolo della perfezione e del giusto equilibrio. Il triangolo allude invece all’uomo, mentre le forme spezzate alla drammaticità della vita. Ogni forma è in grado di esprimere nello spettatore un’emozione ed un infinito immaginario.
L’artista ha il compito di mettere ordine tra forme, colori e spazio, disponendoli in un rapporto armonico e ritmato… proprio come le note su di un pentagramma. Nel complesso, il linguaggio visivo delle Composizioni risponde alla caratteristica personale di Kandinskij: un mondo interiore fiabesco, polifonico e astratto in cui la sua mente riesce a trovare la razionalità e l’armonia. L’artista non inventa ma sente l’arte.

Alejandra Schettino per MIfacciodiCultura