I colori di Mazara del Vallo: quando la street art incontra la tradizione

Mazara del Vallo è da sempre terra di confine, la punta più estrema dell’Europa, a pochi chilometri dal continente africano. Seppur ci si trovi in terra sicula, l’impressione dominante è quella di sentirsi nel mezzo di un crocevia di culture totalmente diverse tra di loro, che hanno però saputo convivere senza fagocitarsi a vicenda. È un luogo sospeso tra epoche differenti, per cui non stupisce incontrare chiese barocche e normanne, maioliche arabe e antiche moschee che si sfiorano delicatamente tra di loro. Perché Mazara del Vallo, tra tutte le dominazioni che ha subito nel corso dei secoli, ha brillato come un’oasi nel deserto specialmente durante l’occupazione araba diventando importante centro artistico e letterario della Sicilia. Ed è proprio l’intrico di vicoli che forma la casbah a darci l’impressione di trovarci in una medina qualunque, dove colori e profumi rievocano la natura multietnica della Mazara di un tempo, quando cristiani e musulmani coesistevano in pace gli uni accanto agli altri.

Satiro danzante

Accanto alle tracce che la storia ha lasciato, ne sono comparse di nuove che ben si integrano con il tessuto arabo della cittadina e che rendono Mazara del Vallo la meta perfetta per l’incontro tra tradizione e modernità. E il merito di questo cambiamento è del sindaco, Nicolò Cristaldi, che ha dato avvio a una rivoluzione artistica che ha coinvolto tutto il centro storico. Un personaggio sui generis che sembra uscito da un libro di fiabe, con i suoi baffoni color cappuccino: un politico che non rinuncia ai vitalizi, un cavaliere di Malta e, difficile a credersi ma è la verità, un grande ceramista. La sua versione talentuosa è sicuramente quella più interessante perché Cristaldi non è altro che Hajto, colui che ha decorato i vicoli della cittadina con opere di ceramica di pregevole fattura, caratterizzate da vasi multicolori, anfore, maioliche e piastrelle sui muri che recano poesie e raccontano la storia di Mazara del Vallo. Si narra degli arabi, dei normanni, dei cristiani, si narra di come la ricchezza derivi dalla condivisione della diversità, dal rispetto delle culture.

Ma Cristaldi, questa volta nella sua veste di primo cittadino, oltre ad aver dato avvio a un’opera di riqualificazione dell’antica casbah, ha anche indetto un concorso di street art per abbellire le saracinesche dei negozi. Saracinesche che sono oggi dipinte con murales di diversi artisti e che ricordano la vocazione marinara di Mazara, e che possono essere ammirate dai turisti quando le botteghe sono chiuse: della serie l’arte non dorme mai, nemmeno di notte.
Due forme di street art che ben si combinano in una cittadina come Mazara dove la tradizione locale della ceramica si fonde con l’arte liquida dei murales. Un connubio artistico che ha dato la possibilità a tutti i cittadini di cimentarsi con varie forme d’arte e di dare voce alla poesia che, trasportata dalla brezza marina, corre su per i vicoli e lascia un’impronta di sè sui muri intonacati di bianco.

Un affascinante percorso tra le tortuose viuzze della casbah, che altro non è che un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, quando la diversità era vista come una ricchezza e la coesistenza di varie culture era un valore aggiunto, e non un difetto da non tollerare.
Una saggia amministrazione quella del sindaco Cristaldi, il quale ha il merito di aver scommesso, vincendo, su Mazara, sui suoi cittadini e sull’arte come forma di riqualificazione.

Ma il vero salto di qualità è potuto avvenire grazie ad Hajto che ha fatto molto di più che ridare lustro al centro di Mazara del Vallo. Le ha permesso di far risplendere la sua anima antica, dando voce anche a chi solitamente è inascoltato; le ha ridato la bellezza occultata da anni di abbandono; l’ha ammantata di una variopinta veste di colori, luci e suoni che orna Mazara di un’arcana aura di mistero e di magia.

Rosa Araneo per MIfacciodiCultura