Chi ci mette il proprio nome e chi preferisce rimanere anonimo, chi avverte il bisogno di esprimere il proprio pensiero politico e chi invece trova nella Street Art un modo per diffondere la propria arte. Il messaggio rimane comunque chiaro: rendere partecipe la massa di quello che è il proprio punto di vista. Esporre sui muri delle città lo schizzo mentale portatore di significati o emozioni propri è ormai una pratica comune e diffusa omogeneamente in tutto il mondo. In Italia, uno dei writer celebri che con il walldesign ha attirato l’attenzione è Pierpaolo Spinazzè, in arte Cibo, il quale come sottolinea il nome d’arte stesso ricopre le scritte di violenza con della frutta o della verdura.

Finta pubblicità della Gillette con presa in giro di Marine Le Pen, Torino

C’è poi anche un artista senza nome che si aggira per le vie di Torino, schierandosi apertamente contro quelli che reputa autentiche barzellette politiche. Censurandosi entro il mantello dell’anonimità, sbeffeggia Matteo Salvini aggiungendogli i baffi, in richiamo alla similitudine con Hitler, in Corso Cairoli, e lo stesso trattamento spetta a Marine Le Pen in Piazza De Amicis, in una fittizia pubblicità della Gillette. Molto probabilmente, anche il cartellone fake che ritrae Mario Adinolfi quale testimone di Dolce e Gabbana è opera dell’artista ignoto, il quale preferisce non mettere la faccia anche nei cartelloni dedicati a Maurizio Gasparri e Alessandra Mussolini. Quest’ultima è apparsa come finta testimonial della Durex, a ribadire l’importanza di utilizzare protezioni per evitare di generare irresponsabilmente dei figli razzisti.

A Lisbona, invece, le note della Street Art conducono nel quartiere di Alcântara, precisamente fanno capolino oltre il ponte rosso 25 de abril in una dimora creativamente in movimento: LX Factory. Qui, nell’ex sede manifatturiera fino a pochi anni fa in stato di abbandono, oggi è stata effettuata una rivoluzione interna: la polvere e i cambiamenti del tempo si sono sedimentati giusto per poco, perchè attualmente il centro autonomo a salvaguardia dell’arte pulsa di vitalità propria. Dai profumi invitanti dei ristoranti alla libreria Ler Devagar, che conduce in una consultazione letteraria in cui ci si sente un po’ Peter Pan in contemplazione estatica. Da quest’angolo magico inaugurato nel 1999, gli scaffali alti fino al soffitto osserano dalle loro vette il mondo fuori, che in quell’isola finta Neverland pullula delle monocrome riflessioni osservatrici di Vihls.

“Sometimes coyly surreal, other times borderline terrifying” K. Brooks, Huffington Post

Opera di Millo, LX Factory, Lisbona

E mentre il protagonista di Millo osserva il mondo da un aereo di legno, il rosso e il blu accesi si fanno portavoci di un’osservazione peculiare che riflette l’alma dell’artista italiano, che in una città quale Lisbona ha incontrato la sede aurea per sperimentare la propria arte. Dunque se il primo nome che sovviene alla mente quando si parla di Street Art è quello di Banksy, che intende l’Arte come non inquadrabile entro le logiche consumistiche e passeggere del mercato, c’è un mondo in continuo movimento che vuole esporsi e parlare tramite il walldesign e l’arte di strada. Che si scelga di comunicare questo subbuglio interiore tramite i colori oppure con tinte monocromatiche, in anonimato o meno, l’importane è che si abbia sempre la possibilità di esprimere la propria identità senza censure.

MIfacciodiCultura