Come sarebbe stato il grande Alberto Sordi se fosse stato una donna? E conseguentemente quali personaggi ne sarebbero scaturiti, posto che non avremmo potuto avere il professor Guido Tersilli o Otello Celletti AKA Il Vigile? La risposta a tali quesiti, apparentemente oziosi e vagamente retorici, è presto detta: basta guardare Franca Valeri, che oggi compie 99 anni.

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Intendiamoci, la grande donna dello spettacolo italiano non necessita letteralmente di un paragone all’Albertone nazionale: ma se un accostamento deve essere fatto, è senza dubbio questo. Attrice poliedrica dalla carriera infinita, nata a Milano il 31 luglio del 1920, nel 2010 ha pubblicato la sua autobiografia e nella stagione 2014-2015 era a teatro con Il Cambio dei Cavalli per la regia di Giuseppe Marini): Franca Valeri è nota per un tratto distintivo che è sinonimo di grande intelligenza, ovvero l’ironia, e sotto questa egida nascono i suoi personaggi fondamentali ossia la signorina snob, Cesira la manicure e l’immensa sora Cecioni.

In un’intervista ha dichiarato:

È diventato talmente volgare il mondo che è difficilissimo rappresentarlo. Io potevo metterci la pietà, oltre che l’ironia. La mia signora Cecioni mi suscitava simpatia: nella sua popolarità, ordinariezza più che volgarità, è intelligente.

Con Alberto Sordi
Con Alberto Sordi

Sta di fatto che Franca Valeri inventa delle maschere, e nel farlo si pone come pietra miliare e di paragone con qualunque attrice italiana con talento e/o velleità comiche; inventa, anche, una situation, un gesto – quella del monologo-finto dialogo che si realizza con l’uso del telefono, escamotage in cui si dispiega tutta la sua capacità teatrale, con un uso delle pause che è da solo pura poesia: Franca Valeri fa comicità e teatro anche col silenzio.

Ovviamente, Franca Valeri non è solo questo: è anche teatro, televisione, letteratura, regia operistica e cinema, e quando diciamo cinema, intendiamo un debutto con nientepopodimeno che Luci del varietà (1951), di Alberto Lattuada e un Federico Fellini all’esordio come regista. Seguono, Dino Risi e Il segno di Venere, Il bigamo (1955) di Luciano Emmer, Il vedovo (1959), ancora Dino Risi, Parigi o cara (1962) di Vittorio Caprioli e Io, io, io… e gli altri (1965) di Alessandro Blasetti, ma comunque il lavoro cinematografico continua fino al 2003. In tanta vastità di lavoro, sette film con Alberto Sordi:

È stato il mio grande compagno di lavoro, abbiamo fatto sette film insieme ed eravamo una coppia particolarmente ben assortita perché eravamo agli opposti come genere, come natura. Era molto rispettoso nei miei confronti, non era un prevaricatore, né un improvvisatore di quelli che ti pestano i piedi: mi sono sempre trovata molto bene con lui.

Franca-Valeri-in-unimmagine-del-1991 (1)Opposti come genere ma entrambi fini conoscitori della natura umana e delle modalità di trasposizione sulle schermo nonché della capacità di rendere tutto storia, narrazione. Nata Franca Maria Norsa, deve scegliersi un nome d’arte, dovendo fare una piccola parte in una commedia. «Non verrà mai scritto Norsa sul cartellone di un teatro», le fecero sapere. Lei vaga per Milano in cerca di un’idea. Vede un monumento equestre, schiena del cavaliere e chiappe del cavallo. Franca Garibaldi?, pensa. Per carità, fa troppo Risorgimento. Vede il Castello Sforzesco. Franca Sforza? Troppo medioevo. «E poi si sforzano solo i deficienti». Incontra un’amica con un libro di poesie di Paul Valery. Ecco un bel nome. «Mi chiamerò Franca Valeri».

Le donne messe in scena da Franca Valeri sono un intero universo di sentimenti, anche se tendenti alla piccineria, al basso profilo: una mamma possessiva uno, la moglie trascurata, l’invaghita che non capisce, la moglie del tenore, quella che chiama l’architetto, la sarta romana, la cliente del dottore, la sorella, la progressista bene, la dama benefica. Si raggiunge un climax intollerabile di affettuosa crudeltà con la mamma ultra-perfido-possessiva che dice al figlio che le ha appena presentato la fidanzata: «tu sai che non mi sarebbe affatto piaciuto che tu sposassi una donna molto bella perché tanto raramente la bellezza si accoppia all’onestà e, vista la figliola, sono certa di saperti avviato verso una vita serena».

Non porterebbe via poco tempo ripassare l’opera omnia di Franca Valeri, ma sarebbe fatica lieve, ché la signora si è molto divertita nella sua vita artistica, ma soprattutto ha molto divertito: in questo panorama di facce e volti e maschere ha tratteggiato, come solo i grandi san fare, più sociologia che in una facoltà universitaria.

Ho sempre sfruttato il mio senso dell’umorismo, la mia ironia, la mia passione per osservare e scrivere del mondo che mi circonda.

Vieri Peroncini per MIfacciodiCultura