“L’unica verità che può essere conosciuta consiste nei risultati dell’azione creatrice, della produzione”. Viene da chiedersi se questo adagio dello storico e giurista napoletano dell’Illuminismo, Giambattista Vico, non abbia in qualche modo ispirato l’autore del lavoro La genealogia completa inedita di Giambattista Vico (Caramanica Editore, 2021), Nicola Pesacane.

Lo scritttore – giurista, araldista e genealogista napoletano – ha negli anni coltivato – accanto alle sue attitivà in ambito forense – una grande passione, perfezionando ai massimi livelli le sue competenze a riguardo, nei campi araldici, genealogici, nobiliari e cognomastici. Così ha avviato, pochi anni or sono, un’attività di ricerca su questo suo illustre conterraneo, cercando – attraverso le sue materie di riferimento – di svelarne degli aspetti inediti della sua storia, individuando – come non era accaduto prima e sulla scia del lavoro della Prof.ssa Marielva Torino– con precisione la dimora partenopea che ha accolto la sua morte.

Non solo. Insieme a diverse altre curiosità biografiche, ha rivelato – ad esempio – anche quando e perchè il cognome “Vico” sia diventato tale, ovvero abbia acquisito questa forma privata, rispetto all’originale, del “de”: “de Vico”.

Siamo al cospetto, dunque, di un lavoro che dell’affascinante personaggio – Vico – non ripercorre le sue idee, l’ideale storico-politico, tra i fili conduttori della critica vichiana, ma l’autore ha indagato un aspetto “privato” della sua vita, nelle more delle sue competenze, compiendo’ una ricollocazione all’interno della città di Napoli e ripercorrendono i luoghi a cui era legato e che ebbero non poco peso nella sua formazione.

A cominciare dalla sua infanzia – per essere esplicativi – il testo ben sottolinea come le sue umili origini siano state comunque fortunate, viste le sue sorti intellettuali, poiché avallate da un’infanzia ed un giovinezza segnate dall’attività libraia del padre. Egli, seppur originario di Maddaloni (Ce), aveva una sua bottega sotto l’abitazione nella celebre via “San Biagio dei Librai”, ciò permise a Giambattista Vico di crescere “tra la carta stampata” e attingere da molteplici fonti di sapere.

Ciò che colpisce di più del lavoro di Pesacane è la meticolosità della consultazione dei documenti scovati e con cui è giunto a rivelare questi ed altri aspetti della sua esistenza, per culminare – come già accennato – nella rivelazione dell’allocazione dell’abitazione nella quale è avvenuta la sua morte a Napoli. Una scoperta che ha messo fine a tante incertezze di cui si sono occupati illustri uomini di cultura del passato e moderni, tra cui anche il filosofo napoletano Benedetto Croce.

Una lettura piacevole, inusuale, tutt’altro che astrusa nonostante la specificità dell’approccio argomentativo e del quale non va assolutamente trascurato anche l’arricchente viaggio figurativo reso possibile dal certosino inserimento di immagini ritraenti luoghi e istantanee di estratti documentali di quelli consultati dall’autore ai fini della ricerca.

Antonia De Francesco per MIfacciodiCultura

(Ph dal sito Fondazione Giambattista Vico)