Marisol è figlia dell’amore e dell’emigrazione di una coppia italiana in Francia. Cresciuta nell’ambizione paterna di migliorare continuamente la sua condizione esistenziale, cresce lontana da un padre che decide di trasferire la sua vita in Marocco. E’ proprio da questo lontano Paese che si riavvolge la storia della giovane Marisol che – grazie a Lino – rimette insieme tutti i tasselli della sua vita alla scoperta di un’Italia che non conoscev: «Come andrà a finire?».

E’ la domanda che ritorna costantemente nella nuova trama imbastita dall’ex-dirigente scolastico e noto autore di racconti Pasquale Scipione. “Marisol” è il titolo della sua ultima fatica letteraria con la quale oltre a mettere nuovamente a frutto la sua immaginazione ha scelto come sempre di non perdere l’occasione di una spessa ricostruzione di un contesto storico del Novecento.

Questa volta nel mirino della sua curiosità di studio, tradotto poi in contesto per la sua nuova storia, è finita la migrazione degli italiani in Europa, in particolare in Francia, e in Marocco, nel secondo dopoguerra. In primo piano la storia di un abile muratore che spera per sé e per la propria famiglia una nuova fortuna, ma in primissimo piano la storia di sua figlia Marisol.

L’ingresso nella storia di Lino – personaggio ormai ricorrente nella narrativa di Scipione, così come l’espediente della corrispondenza letteraria – è assolutamente accidentale. Va svelato, infatti, che l’incipit della storia sembra portarti in tutt’altra direzione da quella che poi in vero si rivela; tra l’altro una direzione che tutto sommato incuriosisce moltissimo attigendo come fa dal malcostume, talvolta addirittura reato, dell’adescamento tramite social network.

Alla fine a trionfare è quel climax di valori al quale Scipione ci ha enormemente abituato: l’amore, l’accoglienza, il riconoscerci come appartenenti ad un unico grande genere umano, con le avventure di ognuno, vite che si intrecciano.

Questo mio racconto, dunque, nasce così come una risposta casuale ad una domanda iniziale legata ad un evento occasionale da cui ho arbitrariamente deciso di far dipanare una serie di fatti tra il reale e il faceto immaginario, andando a costruire la trama in cui si sviluppa il vissuto dei mie personaggi” – spiega l’autore Scipione.

L’immagine in copertina è un dipinto di Mario Liberace.

Antonia De Francesco per MIfacciodiCultura