L’avant-garde di Hayao Miyazaki – “Si alza il vento”, tributo a Jirō Horikoshi

L'avant-garde di Hayao Miyazaki - "Si alza il vento", tributo a Jirō HorikoshiSi alza il vento (Kaze tachinu) film di animazione diretto dal grande Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli, arriva dopo oltre vent’anni dall’uscita di Porco Rosso, di cui si mette in scia e ne riprende i tratti.

Secondo il progetto dello Studio Ghibli, avrebbe dovuto essere distribuito contemporaneamente a La storia della principessa splendente, di Isao Takahata, così come era avvenuto esattamente 25 anni prima con l’uscita contemporanea dei film Il mio vicino Totoro e Una tomba per le lucciole (1988).

Inversione di ruoli per i due maestri dell’animazione nipponica che giocano ancora sui contrasti: la realtà tragica delle catastrofi (il terremoto, la guerra, la malattia) questa volta ritratti da Miyazaki e l’ovattata dimensione delle fiabe lontane proposta dall’amico e collega Takahata.

Notevoli i punti di incontro con la visione sulla guerra proposto in Una tomba per le lucciole, fin dall’incipit offuscato nei marroni e grigi, con molte persone riverse in strada, mentre i due giovani cercano salvezza. La distruzione e l’orrore della guerra rimangono, però, sullo sfondo. Esortazione continua a vivere intensamente ogni istante, apprezzare le piccole. Tutto è mutevole e fugace.

La genialità dei due nipponici si è ancora una volta espressa pienamente, proponendo due lavori solo apparentemente lontani fra loro. Si alza il vento e Principessa Splendente sono visioni dell’uomo e dell’amore. La sorella minore del protagonista miyazakiano chiede di raccogliere bambù, proprio come i protagonisti di Takahata. Storie di amori infranti dalla morte e dall’egoismo umano. In entrambi, le fanciulle scappano, diventano eteree tra nuvole e sogni.

La storia di Miyazaki è un tributo a Jirō Horikoshi (1903-1982), ingegnere aeronautico giapponese realmente esistito, progettatore dei caccia nella seconda guerra mondiale. Inventore del Mitsubishi A5M e del suo successore Mitsubishi A6M Zero Fighter usato nell’attacco di Pearl Harbor, i cui parabrezza e timoni vennero prodotti, insieme ad altri parti di aeromobili, dall’azienda di famiglia Miyazaki.

Il film è la trasposizione di una mini-serie manga omonima scritta e disegnata dallo stesso Miyazaki, come adattamento dell’omonimo romanzo di Tatsuo Hori. Lo scrittore si era a sua volta ispirato ad un passo del poema Le Cimetière marin di Paul Valéry, Le vent se lève, da cui deriva il titolo e l’intero leitmotiv.

Citazioni anche del poeta e monaco zen Ryōkan Taigu, (Sopra il cielo il grande vento) e ad alcune opere di Thomas Mann.

Jirō è un action hero inconsueto, non gli manca la forza (stende subito i bulli della scuola) e nemmeno il coraggio. È risoluto e determinato, salva due fanciulle nel terremoto, aiuta i colleghi negli incendi. Conosce più lingue, viaggia da solo in tutto il mondo e lavora incessantemente. Rincorre il suo sogno di progettare aeroplani. Lavora anche se le lacrime gli inondano i fogli. È sensibile ma forte.

Siamo nel Giappone anni ’20-’30, negli stessi anni Porco Rosso svolazzava nei cieli italiani e del’Istria. Anche in oriente vi è una grande povertà, la crisi del ’29 è tangibile (assalto agli sportelli delle banche, i buoi per spostare gli aerei, la mancanza di fondi per costruire nuovi edifici e aerei moderni).

Da grande appassionato di aereonautica, Miyazaki inserisce ancora una volta aerei storici reali, come il Caproni, già presente in Porco Rosso, i famosi Junkers e Mitsubishi.

Il suo protagonista sogna di salire sul tetto e partire con un aeroplano bianco e azzurro, con le ali che richiamano quelle dei grandi uccelli. Lo scorcio è bellissimo, il sole sorge tra il verde e l’azzurro di vallate e cielo.

I sogni sono vantaggiosi, si può andare ovunque.

Prende in prestito i libro di aviazione italiana. Legge del progettista Giovan Battista Caproni e decide di emularlo.

Gli aeroplani non sono mezzi di distruzione o di profitto, ma splendidi sogni. E il progettista da forma a questi sogni.

Caproni è per Jiro una figura così importante, che tornerà nei suoi sogni per tutta la vita, come un buon mentore che lo ispira e incoraggia.

Usi e costumi tradizionali dell’epoca, sono la cornice per la celebrazione dei grandi ideali: la passione per la scienza e la tecnologia, il rispetto e l’amicizia. Personaggi educati, in giacca e cravatta che aborrono la violenza dei nazisti, pur essendo collaboratori dei tedeschi per le innovazioni aeronautiche.

Il capo Kurokawa esigente e rigoroso con pretese impegnative, si rivela poi protettivo e umano. Sarà proprio lui a nascondere Joro alla polizia speciale giapponese. Non gli offre solo l’alloggio, ma diventa parte della famiglia, capendo la situazione disperata lo aiuterà anche nel matrimonio con Nahoko.

Jirō è anche un gentleman con grandi premure, chiede il permesso di frequentare la sua amata e le tiene sempre la mano. Per lei corre ovunque, la aiuta e supporta. Diversamente dagli altri film, c’è un amore anche fisico, fatto di baci e carezze. Di notti passate assieme e abbracci protettivi.

Un moderno Romeo che sotto il balcone chiama l’attenzione della fanciulla con gli aeroplanini di carta, con l’entusiasmo dei bambini. Un rapporto intenso che ha resistito negli anni, che inonda di felicità e speranza anche quelli che li circondano. Forse l’unico in grado di rischiarare dalla cupezza della guerra e degli egoismi umani.

La giovane, però, è malata di tbc (come la madre di Miyazaki). Il corso degli eventi a volte è ingiusto.

Il progettista decide di vivere intensamente ogni minuto, e di apprezzare ogni giorno per quel che gli viene concesso. Il successo nel lavoro viene vanificato nel trovare le carcasse di tutti i suoi aerei nei prati. Nessuno è tornato dalla guerra. Solo nei sogni ritrova i suoi aerei bianchi e leggeri, il mentore Caproni e l’amore della sua vita Nahoko.

 Fuck Pirlott, let’s rock

Lara Farinon per MifacciodiCultura