Bertrand Russell

Bertrand Russell (Trellech, 18 maggio 1872 – Penrhyndeudraeth, 2 febbraio 1970), premio Nobel per la letteratura nel 1950, è la stella polare del pacifismo e del razionalismo novecentesco, noto soprattutto per posizioni controverse in merito alla fede cristiana e per la polemica contro l’induttivismo, l’approccio che aveva contraddistinto secoli di scienza e riflessione filosofica inglese. È opportuno dedicare qualche riflessione sul background del pensatore e scrittore gallese: nato in una famiglia aristocratica, ci si aspetterebbe il totale disinteresse verso questioni di grande importanza sociale, invece Russell rinunciò all’immunità di membro della Camera dei Lord per poter difendere le sue posizioni, spesso controverse, come la depenalizzazione dell’omosessualità nel 1967.

Per sua stessa ammissione la sua infanzia e la sua adolescenza furono tutt’altro che felici, a causa di un’educazione estremamente puritana e rigida. Ma il giovane Russell riuscì a trovare un antidoto ai suoi innumerevoli problemi: 

Io non sono nato felice. Da bambino il mio salmo preferito era: “Stanco della terra e carico dei miei peccati”. A 5 anni, mi dissi che, se dovevo vivere fino ai 70, avevo sopportato soltanto, fino a quel momento, la quattordicesima parte di tutta la mia vita, e, intravedendo davanti a me il tedio che mi attendeva su di un cammino così lungo, lo giudicai insopportabile. Durante l’adolescenza, la vita mi era odiosa e pensavo al suicidio; ma questo mio proposito era tenuto a freno dal desiderio di approfondire la conoscenza della matematica.

Sarebbe stata proprio la matematica che lo avrebbe aiutato a farsi un nome nell’accademia e nel mondo universitario britannico. Nello stesso tempo iniziò a interessarsi di filosofia e studiò a Cambridge filosofia e logica. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale iniziò anche il periodo di impegno di Russell: fu allontanato dall’insegnamento per le sue posizioni pacifiste e per un articolo in cui dello stesso tenore.

Bertrand Russell a una marcia pacifista

Da un punto di vista matematico, lo studioso mette in crisi il logicismo di Frege: non è possibile ridurre la matematica a soltanto uno schema logico. Tuttavia, gli ambiti in cui il filosofo inglese si è particolarmente distinto sono state le sue prese di posizione pacifiste, a favore dell’ateismo e contro la religione cristiana (d’altra parte non poteva essere diversamente, dato i brutti ricordi d’infanzia). Da pacifista convinto qual era assertore di una confederazione di stati liberi e si oppose strenuamente alla partecipazione del Regno Unito alla prima guerra mondiale. Il suo attivismo politico gli costò la cattedra e lo portà ad essere incarcerato.

Da un punto di vista politico, Russell passò da un iniziale sostegno al Partito Laburista per poi approdare al socialismo liberale. Egli fu un aspro critico del marxismo, che, a suo giudizio, era un sistema spietato pari al capitalismo, nemico della libertà (queste osservazioni sembrano riecheggiare nella Società aperta e i suoi nemici di Popper, pubblicata l’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale). L’impegno pacifista si tradusse concretamente nella fondazione del Tribunale Russell-Sartre, un organismo senza giurisdizione internazionale che avrebbe dovuto indagare i crimini di guerra statunitensi in Vietnam.

Russell è passato alla storia per le sue posizioni anticlericali e fortemente antireligiose, riassumibili con questa citazione:

[…] non sono cristiano: in primo luogo, perché non credo in Dio e nell’immortalità; e in secondo luogo, perché Cristo, per me, non è stato altro che un uomo eccezionale.

Non è possibile per il filosofo gallese credere a Dio, in quanto la religione, nel corso dei secoli si è contraddistinta per l’indicibile violenza e Gesù Cristo, sintetizza l’autore, può essere considerato al massimo un uomo eccezionale. Il suo insegnamento è degno sotto diversi punti di vista, ma egli fa mostra di inclemenza e violenza in altri. Per queste ragioni Russell approda al totale ateismo in Perché non sono cristiano (1927).

Per quanto riguarda la filosofia della scienza, Russell è critico nei confronti dell’induttivismo scientifico, attraverso la metafora (ripresa anche da Popper) del tacchino induttivista, per cui il tacchino pensa di essere nutrito in quanto amato dal padrone finché, una mattina, le sue speranza si vanificano quando gli viene torto il collo.

Bertrand Russell rinunciò alla sua immunità parlamentare per difendere le sue posizioni, scese in piazza in età avanzata per la pace e non ebbe mai paura di essere controcorrente: pochi sono gli intellettuali siffatti in un mondo di scribacchini.

La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.

Andrea Di Carlo per MIfacciodiCultura